Il titolo
imbecille del “manifesto”
Gli egualitaristi.
quattro gatti, presi a sberle dai
fatti
Per
fortuna sono quattro gatti, presi a sberle di fatti. Di chi parliamo? Degli egualitaristi, of course. I nipotini di Babeuf, fanatici non dell’eguaglianza formale,
ma di quella sostanziale. Che è tutt'altra cosa.
Sono
pochi, dicevamo, però... Purtroppo c’è sempre un però. Si guardi ad esempio il titolo imbecille del “manifesto”
di oggi. Che la ricchezza sia nelle mani
di pochi è una costante storica e
sociale, che riflette differenze di intelligenza e di capacità. Certo, anche le posizioni di
partenza incidono. Chi è ricco tende a diventare sempre più ricco, salvo non abbia le qualità giuste, talvolta il sangue non basta: a quel punto i patrimoni passano
di mano, le carte si rimescolano, eccetera, eccetera. Si osservi il flusso storico della ricchezza dai Romani a oggi. Ogni tanto, vi s’infila qualcuno, proveniente
dalle classi inferiori, ma il numero dei veri ricchi, in cima non può
non restare ridottissimo: dai cavalieri romani ai finanzieri di Wall Street. Dipende
dalla natura umana, non dipende dal
capitalismo. Anzi, negli ultimi tre secoli,
proprio grazie all’economia di mercato - che per ricaduta ha prodotto il welfare (per alcuni anche troppo...) - si è potuto redistribuire di più, sicché la piramide si è trasformata in fiasco dalla pancia molto grossa: il ceto
medio dei moderni. Il nerbo dell’attuale sistema economico e sociale. E secondo Aristotele di ogni saggio regime politico. Un ceto - quando si dice il caso - di cui gli egualitaristi teorizzano lo sfaldamento, pronti a sottolineare ogni minimo segnale di
cedimento, fedeli alla difettosa lezione di Marx su proletarizzazione e caduta
del saggio di profitto. Inciso: da
quarant’anni tento di studiare sociologia e da quarant’anni sento blaterare di dissoluzione del ceto medio, l’ultimo è Piketty, grande romantico politico (si capisce dal primo capitolo del suo libro), già smentito dagli economisti seri.
Sul
passaggio dalla piramide al fiasco, esistono montagne di studi: inutile annoiare
i lettori ( ma consiglieremmo di partire da Pareto). Il rischio vero, però, resta quello di tornare indietro: alla piramide. In che modo? Cedendo al pessimismo. Ideologico, attenzione. Ossia, dando retta alle prefiche egualitariste che predicano la distruzione del fiasco, magari ad opera
dello stesso capitalismo, che, come si
sostiene, mentendo, creerebbe, per un
verso sempre più poveri, per l’altro
sempre più ricchi. In realtà, come abbiamo detto accade l’esatto
contrario: i ricchi, come numero, più o
meno sono sempre quelli, mentre il ceto
medio è cresciuto.
I ricchi sono più ricchi di un tempo? Cosa difficile da dire e soprattutto provare. Ma, ammesso e non concesso che sia così, si dovrebbe guardare piuttosto che alle distanze di reddito allo stile e al tenore di vita di chi un tempo era sotto nella scala della ricchezza: stile e tenore, che non può essere assolutamente paragonato a quello di due o tre secoli fa. Chi oggi parla di “macelleria sociale” e altre amenità, dovrebbe rileggere il saggio di Engels, anno di grazia 1845, sulla classe operaia inglese: quanta strada si è fatta da allora. Per contro, in Russia, dove i comunisti sono riusciti a distruggere la borghesia, oggi la distribuzione delle ricchezza è tornata di tipo piramidale. Niente fiasco. Ma dopo il comunismo, non dopo il capitalismo.
Dietro l’egualitarismo c’è la vecchia ideologia comunista con il suo odio sociale, duro a morire, contro la “razza borghese" ben descritto nei libri di Nolte”. E infatti, sopra la testata del "manifesto”, cosa c’è scritto? Quotidiano comunista.
I ricchi sono più ricchi di un tempo? Cosa difficile da dire e soprattutto provare. Ma, ammesso e non concesso che sia così, si dovrebbe guardare piuttosto che alle distanze di reddito allo stile e al tenore di vita di chi un tempo era sotto nella scala della ricchezza: stile e tenore, che non può essere assolutamente paragonato a quello di due o tre secoli fa. Chi oggi parla di “macelleria sociale” e altre amenità, dovrebbe rileggere il saggio di Engels, anno di grazia 1845, sulla classe operaia inglese: quanta strada si è fatta da allora. Per contro, in Russia, dove i comunisti sono riusciti a distruggere la borghesia, oggi la distribuzione delle ricchezza è tornata di tipo piramidale. Niente fiasco. Ma dopo il comunismo, non dopo il capitalismo.
Dietro l’egualitarismo c’è la vecchia ideologia comunista con il suo odio sociale, duro a morire, contro la “razza borghese" ben descritto nei libri di Nolte”. E infatti, sopra la testata del "manifesto”, cosa c’è scritto? Quotidiano comunista.
Carlo Gambescia
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