venerdì 22 gennaio 2016

Draghi, “possibili  nuovi interventi di Eurotower a marzo”
Non ci resta che pregare…





Fino alla crisi economica del 1929 il denaro era considerato un bene come un altro,  era il  mercato a fissarne il prezzo,  nel senso che l’andamento dei tassi doveva  seguire non precedere i desiderata del mercato, né tantomeno il governo poteva  intervenire nella vita della banche.  Poco denaro, e solo ai meritevoli.  E le interferenze politiche, che pure esistevano,  erano  giudicate  come  la classica eccezione che confermava il principio del laissez faire, che aveva trionfato, e giustamente, nel XIX secolo.    
Questo sistema, teoricamente perfetto,  aveva  però un inconveniente: i tempi di riaggiustamento potevano essere lunghi e le conseguenze sociali  ingestibili.  Di qui, la “rivelazione” keynesiana della natura non neutrale del denaro e  la conseguente importanza attribuita al credito a buon mercato come fattore di crescita economica e, cosa più importante, di stabilità sociale. Tanto denaro, (quasi) a tutti. Che poi, il troppo denaro iniettato nel sistema,  fosse fonte di corruzione, inflazione, e speculazione, era visto come un prezzo da pagare alla stabilità sociale.   Inconveniente, anche questo (soprattutto quello del denaro facile),  che ha condotto alla crisi della fine anni Duemila.
Ora, quando Draghi ribadisce come ieri  che "non ci sono limiti" all'azione della Bce entro il suo mandato, ragiona  da banchiere keynesiano. 
Chi ha ragione? Chi ha torto?  Saranno i fatti a dirlo, che non sono né liberisti né keynesiani.  L'unica cosa certa è che il paziente-economia non gode di buona salute. E, comunque sia,  se la  Banca  Centrale facesse un passo indietro, le banche indebitate  potrebbero fallire, con tutte le conseguenze economiche e  sociali del caso, insomma, il paziente potrebbe morire.  Ma anche il continuare a pompare denaro nel sistema bancario significa  spostare il traguardo dell’uscita dalla crisi sempre più avanti,  rischiando di cronicizzare malattia e paziente.   
I difensori della tesi del passo indietro  - non molto ascoltati sul piano politico -  sostengono che il mercato, una volta eliminate le imprese in perdita,  troverà un nuovo  punto di equilibrio, tornando a crescere eccetera, eccetera.  Sì, ma quando? 
I sostenitori delle iniezioni a gogò -  molto ascoltati sul piano politico -   ritengono invece, che si debba mettere in sicurezza il sistema, favorire l'inflazione e  attendere fino a quando  il cavallo dell’economia non tornerà a bere. Sì,  ma quando?
Come si può  intuire, la scienza economica, per alcuni triste, non fornisce risposte sicure, ma, per dirla tutta, impone  atti di fede.  Perciò, non ci resta che pregare…                        


Carlo Gambescia

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