Famiglie arcobaleno in piazza
Diritti o diritto?
L’Arcigay
ha parlato di un milione di persone in piazza. Nei resoconti si parla di cento piazze
con più o meno duemila persone l'una:
il tutto fa duecentomila... Non è serio,
però la politica nelle democrazie si regge sulla forza del numero, quindi si tratta di un
peccato veniale…
Invece
i diritti sono una cosa seria, ma il diritto ancora di più. Cosa vogliamo dire?
Che la modernità liberale, e giustamente, ha
indicato nell’espansione dei diritti individuali la sua meta più importante. Senza però tenere adeguatamente conto - con alcune eminenti eccezioni - di una cosa: gli effetti di ricaduta del diritto come fatto sociologico e quindi organizzativo, all'interno della modernità democratica. Effetti non proprio piacevoli. Sicché, come vedremo, anche nel caso delle unioni civili, i conti potrebbero non tornare. E perché?
In
primo luogo, perché i diritti,
sociologicamente parlando, dipendono dal
diritto, ossia dalla loro trasformazione in leggi, che ne consentono l’esercizio, ossia in diritto positivo. Il che nelle
democrazie rinvia alle maggioranze politiche, che approvano le leggi
sulle basi di un consenso maggioritario, ma comunque parziale. Per contro, quanto meno una legge
divide la pubblica opinione, tanto più è facile approvarla. Il che,
tuttavia, è un’ arma a doppio
taglio: perché una legge liberticida - parliamo
in generale - resta tale anche se
approvata dalla totalità dei cittadini. Pertanto
il consenso totalitario va temuto ancor più di quello maggioritario. Però, come si sente dire: "le cose vanno così", "tutti fanno così", "funziona così", "in fondo, la democrazia eccetera, eccetera". E si va avanti. Si chiama,
inerzia politica.
In
secondo luogo, dopo le leggi, vengono i regolamenti, che, a loro volta, per l’attuazione
dipendono dalle burocrazie, il cui
rendimento economico, sociale e morale è scarso o nullo. Quindi ritardi, costi
elevati, conflitti, corruzione, eccetera. Però, nessuno protesta, perché, come si sente dire, "le cose miglioreranno", "tanto a me non capita” eccetera, eccetera. E così si tira avanti. Si
chiama, inerzia sociale.
Riassumendo,
la nobilissima lotta liberale per i
diritti, una volta trasformata in diritto a colpi di maggioranze democratiche, rischia di
trasformarsi in sottomissione ai tempi, ai costi, alle
prepotenze delle burocrazie pubbliche. Poi, figurarsi in Italia, paese statalista...
Qual
è il succo di tutto questo? Che la risposta è nella libertà negativa. Meno lo stato legifera, più il cittadino è libero. Il che implica rischi. Certo. Ma quale libertà, vera libertà, ne è priva? Ciò
significa - e finalmente veniamo al
punto - che i manifestanti per le unioni civili, puntando sulla libertà positiva e consegnandosi all'abbraccio tentacolare dello Stato, rischiano di farsi del male da soli.
E poi, una domanda: ma la sinistra, alla quale preme tanto la
legge sulle unioni civili, una volta non
era per l’amore libero?
Carlo Gambescia
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