Una risposta a Roberto Menardo
Unioni civili e spirito liberale
A proposito delle unione
civili, un arguto amico di Facebook,
Roberto Menardo, mi ha posto la seguente domanda:
Lo
Stato come organizzazione non dovrebbe permettere che la scelta individuale sia
permessa ad ogni cittadino alle stesse condizioni? Se desidero sposare la donna
che amo (o che mi farà vivere da re perché ricchissima, o che mi stirerà i
calzini vita natural durante, non importa il motivo) perché posso
farlo e se desidero sposare l'uomo che amo (o che ecc ecc) non posso farlo? Lo
Stato dovrebbe essere laico, non pensa?
Domanda, come dire, in coda, credo, all' ottimo articolo di Corrado Ocone (*) da me ripreso. Ocone rivendica giustamente, in nome di un liberalismo capace di rifiutare, non solo a
parole, ogni confessionalismo, laico o
religioso, il diritto di non schierasi nel dibattito sulle unioni civili: confronto, si far per dire, che ha assunto l’aspetto di una nuova guerra di religione. Una vera e propria battaglia, senza esclusione di colpi, che vede da un lato la sinistra schierata a difesa dello stato laico e del progresso (o del libertinismo autorizzato, per gli
avversari) e dall’altro, destra, cattolici (non tutti) e Chiesa a guardia di Dio e della famiglia (o dell’oscurantismo programmatico, per gli avversari).
Pertanto come rispondere all’amico
Menardo? Che la sua domanda racchiude
già la risposta: chiunque non sia
favorevole alle unioni civili non può
che essere un "cattolicaccio" nemico dello stato laico, che, per giunta - orrore! - non crede nella forza dell’amore.
In realtà, le cose sono ben più complesse. Lo stato laico è una conquista dei moderni, come risposta allo stato confessionale. Tradotto: non importa la tua religione, quel che interessa è la tua fedeltà allo stato di appartenenza. In conclusione: tu sarai tanto più libero quando più obbedirai alla leggi dello stato che sono lì per tutelare la tua libertà, innanzitutto, da qualsiasi intrusione di tipo religioso.
Pertanto il laicismo, nella versione
statuale ovviamente, non è che una filosofia della società e della storia, che
si oppone a un’altra filosofia della
storia e della società di tipo religioso.
E qui sarebbe interessante approfondire il confine tra spirito
laico e laicismo, difficile però
da stabilire, come il limite tra spirito
religioso e confessionalismo. Non per nulla il
laicismo è una forma di confessionalismo: una “confessione di fede” nella
marcia inesorabile del progresso, consapevolezza che implica la messa in
mora politica di chiunque ne sia privo. Ovviamente, il discorso vale anche per gli avversari: il confessionalismo, di qualsiasi genere, rinvia inevitabilmente, come ha ben scritto
Ocone, a una logica non argomentativa ma
di schieramento: logica strutturalista o magica, per dirla con Boudon, che non aiuta a comprendere i problemi.
Di sicuro, le unioni civili, se approvate, non determineranno alcuna crisi della famiglia, come profetizzano i
cattolici. Perché la famiglia monogamica, così come si è sviluppata negli ultimi due
secoli, è in crisi da un pezzo e per ben altre ragioni: in particolare, per l’inevitabile assenza di simmetria sociologica sul piano
temporale - indotta dall'estrema mobilità sociale, economica e culturale della vita moderna - tra amore romantico (come
fattore sentimentale, transeunte, di breve periodo), matrimonio (come fattore
legale, produttivo di conseguenze economiche di medio periodo) e famiglia (come fattore educativo, fonte di
responsabilità di lungo periodo). Pertanto, cari amici gay, se mi si perdona la caduta di stile, benvenuti nel mondo del precariato formato famiglia...
Insomma, qualsivoglia rivendicazione delle unioni civili come coronamento dell’amore romantico - si pensi allo slogan, "lo stesso amore gli stessi diritti" - indica la totale incomprensione
dei processi sociologici in atto negli ultimi due secoli. Infatti, per un verso
va registrata l’ascesa dell’ individuo
( processo in parte benefico) mentre per l’altro, nell’inevitabile vuoto sociale determinato dal processi di
individualizzazione (fenomeno previsto da Tocqueville), si è rafforzato il potere di regolamentazione dello stato ( non
sempre benefico, anzi…).
Cosa voglio dire? Che ogni movimento sociale, come insegna la sociologia, si trasforma in istituzione ( oppure regredisce a setta: virtuisti di qualunque tipo, attenti a voi..). Ciò significa, piaccia o meno, che nelle moderne società rette dalla forma-stato, la lotta per i diritti, arma retorica pari ormai solo all'atomica, produce la crescita tendenziale della regolamentazione pubblica. Sicché, le unione civili - accoppiamento poco giudizioso non di persone dello stesso sesso, ma di amore romantico e diritto alla reversibilità delle pensione - non sono che un ulteriore passo verso quell’individualismo assistito che rappresenta l’esatto contrario di una società libera e dello stesso spirito liberale.
Cosa voglio dire? Che ogni movimento sociale, come insegna la sociologia, si trasforma in istituzione ( oppure regredisce a setta: virtuisti di qualunque tipo, attenti a voi..). Ciò significa, piaccia o meno, che nelle moderne società rette dalla forma-stato, la lotta per i diritti, arma retorica pari ormai solo all'atomica, produce la crescita tendenziale della regolamentazione pubblica. Sicché, le unione civili - accoppiamento poco giudizioso non di persone dello stesso sesso, ma di amore romantico e diritto alla reversibilità delle pensione - non sono che un ulteriore passo verso quell’individualismo assistito che rappresenta l’esatto contrario di una società libera e dello stesso spirito liberale.
Carlo Gambescia
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