Il Mein
Kampf torna in libreria
Da Hitler
a Mattarella?
Il titolo può apparire curioso se non strambo. Ma se il lettore
avrà la pazienza di seguire il nostro ragionamento... Ora, il Mein
Kampf torna in
libreria. In Germania, dove
non poteva circolare. Corredato
si legge, «da 3500 note preparate da un pool di illustri storici che serviranno
a contestualizzare le tesi contenute nel volume», che «assicurano gli addetti
dell'istituto di storia contemporanea di Monaco (Ifz), distruggeranno il mito
che circonda il manifesto hitleriano» (*).
Crediamo, non esistano libri pericolosi. Nessuno obbliga a leggere
il Mein Kampf o altre opere, di segno politico
opposto. Sono scelte individuali. Tuttavia, se proprio si vuole parlare, e
seriamente, della
pericolosità di un libro del genere si deve porre l’accento sul suo costruttivismo.
Oltre ovviamente al disgustoso antisemitismo
che contraddistingue l’opera, però così accentuato da sfiorare il
ridicolo, per il macchiettismo ossessivo, certo dalle conseguenze storiche
tragiche, che anima la scrittura hitleriana quando traccia il ritratto del semita, nemico
assoluto. Sarebbe bastato (e
basterebbe) il semplice
buon senso per screditare
le castronerie nazionalsocialiste sugli ebrei. Purtroppo non è stato
così. Perché?
Talvolta, le comunità, sociologicamente (e qui torniamo sul “punto
costruttivismo”), si
costruiscono e rafforzano intorno alla figura del nemico e alla
celebrazione di un entità collettiva salvifica e protettiva (il partito, lo
stato, il grande fratello dell’assistenza pubblica) contro qualcuno o qualcosa. Perciò la
vera pericolosità dell’opera hitleriana è nel meccanismo protezione-dal-nemico-attraverso-la-costruzione-di-una-comunità-di-puri.
Dinamica che può riprodursi all’interno di qualsiasi società, in nome
della protezione sociale e
politica di una qualche entità collettiva. Perché - attenzione, si tratta di un
fatto antropologico e sociologico - l’individuo se messo, drasticamente,
davanti alla scelta tra libertà e protezione (da qualcuno, da qualcosa)
sceglierà sempre la protezione, rinunciando alla libertà. E qui il discorso si fa più
interessante e attuale.
C’è un bellissimo libro di Wolfgang
Schivelbusch (**) dove sono studiati come esempi di costruttivismo e
protezionismo sociale, fascismo, nazionalsocialismo e welfarismo roosveltiano (il padre, via Keynes, di tutti gli "assistenzialismi" post-bellici).
La tesi è che fra i tre
regimi esiste una differenza di grado ma non di specie.
Semplificando (
e sviluppando) le sue analisi: se
per il fascismo e il nazismo il nemico era l’Ebreo, o comunque « l’elemento antinazionale e
disfattista», per il welfarista (non solo roosveltiano) il nemico è
l’evasore fiscale. Il
difensore dello Stato Sociale ( e Protezionista), un moloch costruito intorno alla
retorica dei diritti sociali e di una inevitabile pressione tributaria, crescente e insostenibile per i singoli e per l’economia, come sostengono numerosi economisti (il lettore non
sorrida, ma rifletta seriamente sulla questione): purtroppo per molti imprenditori, soprattutto piccoli e medi, l'alternativa è tra il fallimento o l'evasione fiscale. Il difensore dello Stato Sociale, dicevamo, indica nell’evasore, il disonesto nemico del popolo degli onesti. Il "free rider": quello che non collabora, usurpando fantasmatici "beni pubblici", secondo la tipologia colpevolista coniata dalla sociologia welfarista. Da un
lato la comunità dei puri
(quelli che pagano le tasse) dall’altra gli impuri (quelli che non le pagano). Ripetiamo, il capro espiatorio dell'insicurezza sociale (frutto del trade-off protezione-libertà) è cambiato - l'Evasore non l'Ebreo - ma il principio è lo stesso.
E qui, si pensi all'anatema lanciato contro l'evasione fiscale dal Presidente Mattarella nel discorso di fine anno. Il Capo dello Stato anche per ragioni di famiglia (non solo politica), proviene da un partito (la Democrazia cristiana, in particolare la sinistra
democristiana) da sempre amico dello Stato Sociale e nemico dei valori liberali, in politica e in
economia. E si vede.
Da Hitler a Mattarella? La
parola ai lettori.
Carlo Gambescia
(*) http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2015/12/27/il-mein-kampf-di-hitler-torna-in-libreria_5f61a496-ce7e-4224-bfa5-b289b244a54c.html . Si vedano anche i commenti: si discute di tutto, ma non si affronta il cuore della questione, il costruttivismo hitleriano.
(**) W. Schivelbusch, 3 New Deal. Parallelismi tra gli Stati Uniti di Roosevelt, l’Italia
di Mussolini e la Germania
di Hitler. 1933-1939, Tropea, Milano 2008.
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