Una conversazione con Giuliano Borghi
La mano invisibile del dono
Conversavo, ragionavo
con un amico filosofo, Giuliano Borghi, sulla relazione tra dono e società. Può
esistere, gli chiedevo,
una società fondata sul dono? Sì, mi ha risposto, ma sul dono reciprocitario, ossia sul
dare-ricevere-restituire quale forma di
circolazione dei beni, forma che di
fatto già esiste, accanto al mercato,
altra corposa realtà, fondato invece sul dare-ricevere, mediato dal
prezzo.
Il lettore pensi, sempre a proposito del dono, alle forme
di aiuto reciproco all’interno di una famiglia o tra amici: si interagisce
pensando che un giorno, ciò che si fa oggi, ci verrà in qualche modo restituito. Non
si tratta di un prestito, con forme e scadenze, giuridicamente tutelate, ma di
qualcosa di impalpabile che costituisce però una promessa morale, in cui si crede. Certo, talvolta delusa. Ma non sempre (per
fortuna), altrimenti, non esisterebbe società.
Se
per un verso scomponiamo il mondo
sociale, e per l’altro lo ricomponiamo
in nuclei familiari e amicali,
scorgiamo l’esistenza di vere e proprie reti micro-sociali, magari non
comunicanti tra di loro, dal momento che
ogni circuito rappresenta una micro-unità che non interagisce con le altre, ma
che grazie all’azione sociale non
concertata di miliardi di individui, costituisce quel circuito, non
intenzionale del dono sociale, basato sul dare-ricevere-restituire: una vera e propria mano invisibile della solidarietà. Se proprio si vuole, ciò accade perché si spera nella “ promessa di pagamento” (il "restituire" un giorno) di un
“prezzo morale” (la manifestazione "differita" della gratitudine). Parliamo di un circuito che coesiste accanto a quello del dare e ricevere, sui cui è fondato il mercato, dove i
“prezzi” invece sono reali E tutti e due
- i circuiti - confluiscono nella
grande società, aperta sia alle regole del
mercato che del dono.
Diversa
la situazione sul piano politico, dove, come mi ha fatto notare Giuliano Borghi, l’unica forma di dono può
essere rappresentata dal reddito di cittadinanza. Come meccanismo,
anch’esso imperniato sul
dare-ricevere-restitituire. Quel che si riceve come reddito, in quando cittadini,
quindi appartenenti a una comunità politica, lo si restituisce, in termini di
fedeltà alle istituzioni, non come atto servile, ma come frutto di un idem
sentire.
Ovviamente, io e Giuliano ci siamo trovati d’accordo (
o almeno credo) sui rischi del dono politico, sia dal punto di vista del suo
finanziamento attraverso una fiscalità generale, di fatto sempre più
oppressiva, sia dal punto di vista di una sempre possibile corruzione della fedeltà repubblicana, non più libera, ma condizionata
all’utilitaristico perseguimento dal
parte del cittadino di un bene economico
( o pubblico): una specie di "rendita" politica.
Il
che però non significa, questo il punto di arrivo dei nostri ragionamenti, non continuare a indagare, almeno
teoricamente, sul valore del dono sociale e sulle possibilità di un dono politico,
semplificando (si fa per dire), fondato sulla verità e non sulla menzogna. Questione, a dire il vero, più filosofica e morale che sociologica...
Carlo Gambescia
Non trascurerei quelle particolari forme di donazione gratuita senza contropartita (dono senza controdono)studiate da Jacques Godbout e Alain Caillé ne Lo spirito del dono (Bollati Boringhieri). Si tratta dei donatori di sangue e di organi, degli alcolisti anonimi e anche, se ben ricordo, del tanto vituperato Babbo Natale: tutti casi di dono anonimo senza bisogno nè di reciprocità nè di diretto intervento statale o del mercato. Buon Anno
RispondiEliminaGrazie Massimo, anche a lei. Certo. Conosco. In quel libro però si insiste soprattutto sulla forza del legame sociale, legata al "rinforzo" (talvolta anche segnato da ambiguità) del restituire. E se per questo, sul dono puro, prima di Caillé-Godbout, anche Gouldner: "sul dare qualcosa in cambio di nulla" (in "Per la sociologia" (Liguori). :-) Su questi argomenti, la rinvio qui: http://www.ilcerchio.it/la-gioia-del-dono-simboli-e-gesti-del-sentimento.html (contiene un mio inquadramento teorico di tutte le forme, anche quelle da lei ricordate, sotto tre categorie idealtipiche); nonché alla collezione di "Pagine Libere" ("Sezione idee"), diretta da Giuliano Borghi, annate 1992-1997, dove con l'amico Giuliano Borghi abbiamo approfondito la questione sotto tutti gli aspetti.
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