lunedì 4 gennaio 2016

 Una conversazione con Giuliano Borghi
La mano invisibile del dono 



Conversavo, ragionavo con un amico filosofo, Giuliano Borghi, sulla relazione tra dono e società. Può  esistere,  gli  chiedevo,  una società fondata sul dono? Sì, mi ha risposto,  ma sul dono reciprocitario, ossia sul dare-ricevere-restituire quale  forma di circolazione dei beni, forma che  di fatto già esiste,  accanto al mercato, altra corposa realtà,  fondato invece sul dare-ricevere,  mediato dal prezzo.
Il lettore pensi, sempre a proposito del dono, alle forme di aiuto reciproco all’interno di una famiglia o tra amici: si interagisce pensando che un giorno, ciò  che si fa oggi, ci verrà in qualche modo restituito. Non si tratta di un prestito, con forme e scadenze, giuridicamente tutelate, ma di qualcosa di impalpabile che costituisce però una promessa morale, in cui si crede.  Certo, talvolta delusa. Ma non sempre (per fortuna), altrimenti, non esisterebbe società.
Se per un verso  scomponiamo il mondo sociale, e per l’altro lo ricomponiamo  in nuclei  familiari e amicali, scorgiamo l’esistenza di vere e proprie reti micro-sociali, magari non comunicanti tra di loro,  dal momento che ogni circuito rappresenta una micro-unità che non interagisce con le altre, ma che  grazie all’azione sociale non concertata  di miliardi  di individui, costituisce quel circuito, non intenzionale  del dono sociale,  basato  sul  dare-ricevere-restituire: una vera e propria mano invisibile della solidarietà.   Se proprio si vuole, ciò accade  perché si spera nella  “ promessa di pagamento” (il "restituire" un giorno) di un  “prezzo morale” (la  manifestazione "differita" della gratitudine). Parliamo di un circuito che coesiste  accanto a quello  del dare e ricevere, sui cui è fondato il mercato, dove i “prezzi” invece sono reali  E  tutti e due  - i circuiti - confluiscono  nella grande società, aperta sia alle regole del  mercato  che del dono.
Diversa la situazione sul piano politico, dove, come mi ha fatto notare  Giuliano Borghi, l’unica forma di dono può essere rappresentata dal reddito di cittadinanza. Come meccanismo, anch’esso  imperniato sul dare-ricevere-restitituire. Quel che si riceve come reddito, in quando cittadini, quindi appartenenti a una comunità politica, lo si restituisce, in termini di fedeltà alle istituzioni, non come atto servile, ma come frutto di un idem sentire.
Ovviamente,  io e Giuliano  ci siamo trovati d’accordo ( o almeno credo) sui rischi del dono politico, sia dal punto di vista del suo finanziamento attraverso una fiscalità generale, di fatto sempre più oppressiva, sia dal punto di vista di una  sempre possibile  corruzione della fedeltà repubblicana,  non più libera, ma condizionata all’utilitaristico  perseguimento dal parte del cittadino  di un bene economico ( o pubblico): una specie di "rendita" politica. 
Il che però non significa, questo il punto di arrivo dei nostri ragionamenti,  non continuare a indagare, almeno teoricamente, sul valore del dono sociale e  sulle possibilità di un dono politico, semplificando (si fa per dire), fondato sulla verità e non sulla menzogna.  Questione, a dire il vero, più filosofica e morale che sociologica...              


Carlo Gambescia

2 commenti:

  1. Non trascurerei quelle particolari forme di donazione gratuita senza contropartita (dono senza controdono)studiate da Jacques Godbout e Alain Caillé ne Lo spirito del dono (Bollati Boringhieri). Si tratta dei donatori di sangue e di organi, degli alcolisti anonimi e anche, se ben ricordo, del tanto vituperato Babbo Natale: tutti casi di dono anonimo senza bisogno nè di reciprocità nè di diretto intervento statale o del mercato. Buon Anno

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  2. Grazie Massimo, anche a lei. Certo. Conosco. In quel libro però si insiste soprattutto sulla forza del legame sociale, legata al "rinforzo" (talvolta anche segnato da ambiguità) del restituire. E se per questo, sul dono puro, prima di Caillé-Godbout, anche Gouldner: "sul dare qualcosa in cambio di nulla" (in "Per la sociologia" (Liguori). :-) Su questi argomenti, la rinvio qui: http://www.ilcerchio.it/la-gioia-del-dono-simboli-e-gesti-del-sentimento.html (contiene un mio inquadramento teorico di tutte le forme, anche quelle da lei ricordate, sotto tre categorie idealtipiche); nonché alla collezione di "Pagine Libere" ("Sezione idee"), diretta da Giuliano Borghi, annate 1992-1997, dove con l'amico Giuliano Borghi abbiamo approfondito la questione sotto tutti gli aspetti.

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