È esistita o no l’egemonia culturale del Pci?
Una sinistra vedova di Scola, ma non del virtuismo giacobino...
Nell’articolo
scritto su Scola abbiamo parlato di “egemonia culturale” del Pci (*). Insomma,
c’è stata? Non c’è stata? La risposta, per chi abbia tempo e pazienza, è in
due libri di Nello Ajello dedicati al rapporto tra intellettuali e partito
comunista (**). Si tratta ovviamente di leggere tra le righe (altrimenti avremmo
subito rinviato alle analisi di Del Noce, Melograni, Galli della Loggia: ma non
ci piace vincere facile).
Secondo
Ajello, pur tra contraddizioni e ripensamenti, la stragrande maggioranza degli intellettuali
italiani scorgeva nel Pci l’unica forza
politica laica e illuminata in grado di opporsi all’
oscurantismo della Democrazia cristiana,
sul piano politico e culturale: oscurantismo, madre e padre per così dire, di tutti i mali e compromessi italiani, dal liberalismo moderato di Cavour e Giolitti al fascismo di Mussolini. Un passato, di cui vergognarsi, da cancellare. Di qui, la forte componente antifascista e antiliberale (nel senso del liberalismo prefascista).
Sicché
il fatto che democristiani e liberali avessero mille sfaccettature politiche era cosa che non poteva riguardare un giacobinismo culturale dalla ghigliottina facile, sempre in cerca di capri
espiatori. Pronto però a stendere (con qualche eccezione e contrasto,
ovviamente) un velo pietoso sulla
sudditanza da Mosca, sul centralismo anti-democratico, sull’opportunismo politico
del Pci. E, poi, si pensava, gli americani non finanziano anche la Dc ? Quindi.
Diciamo che - semplificando - il fascino intellettuale del Pci discendeva dal suo virtuismo giacobino che
sapientemente gestiva, distillava e di cui si riteneva amministratore unico. Alla
base dell’egemonia culturale del Pci, c’è l’ atto di fede in quel Partito
della Cultura che rimpiangeva, per l’Italia, la mancata riforma protestante e la perduta rivoluzione giacobina.
Tirando le fila, se si sottovaluta - parliamo sempre del lato concettuale - il sostrato religioso laicista-autoritario ( frutto avvelenato di una certa interpretazione della modernità) che ha motivato l’adesione degli intellettuali di sinistra al Pci, non si comprendono le ragioni della sua egemonia
culturale sulla cultura italiana. Per sposarsi, se ci si passa la metafora (bruttina) si deve essere
in due: da un lato c'era il Pci, con la sua struttura politica importante, dall’altro l’intellettuale orfano e nostalgico della rivoluzione
protestante e giacobina (politicamente intese). E fu subito amore, poi nozze. Certo, esistevano anche gli interessi concreti
(case editrici, incarichi, visibilità eccetera), che però andavano a saldarsi con la pseudo-fede
religiosa nell’Italia giacobina, come dire, con una predisposizione intellettuale all’atto (rivoluzionario, almeno a parole). Naturalmente, il discorso sulle motivazioni economiche andrebbe approfondito a
livello storico-statistico (quanti editori, quanti intellettuali, quanti
incarichi accademici, quali libri,
eccetera).
Però qui interessa la questione concettuale. Ecco perché nell’articolo su Scola, parliamo dell’assenza di anticorpi liberali, nel senso
di una cultura del “giusto mezzo”, priva di eccessi, a destra come a sinistra. Lontana
da ogni forma di estremismo culturale ( e politico). Tradotto: Vincenzo Cuoco e Benedetto Croce contro
Gobetti e Gramsci. E qui il liberalismo
moderato, dovrebbe fare mea culpa (ma
questa è un’altra storia, almeno per oggi). E sul punto specifico anche il libri di Ajello sono utili.
Il
furore dottrinario, giacobino-religioso -
sempre sul piano concettuale - una volta scomparso il Pci è trasmigrato nel giustizialismo penale, nell’ antiberlusconismo, in qualche misura nel puritanesimo pentastellato, nonché in quel giuridicismo motorizzato alla Rodotà, ben colto ieri da Ocone (***). Ma che abbraccia - attenzione - anche i tifosi
di Papa Francesco (si pensi ai "laiconi" di "Repubblica"), elevato a grande riformatore democratico della Chiesa…
Quindi
non è finita. Parliamo di un virtuismo che continua a governare la cultura attraverso
l’egemonia del politicamente corretto, così caro alla sinistra post-comunista,
la stessa, e concludiamo, che parla per bocca delle vedove ideologiche di Scola.
Carlo Gambescia
(*) http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2016/01/la-scomparsa-di-ettore-scola-non.html
(**) Nello Ajello, Intellettuali e Pci (1944-1958), Editori Laterza 1979; Il lungo addio. Intellettuali e Pci dal 1958 al 1991, Editori Laterza 1997.
(***) http://formiche.net/2016/01/22/le-unioni-civili-e-la-giuridicizzazione-della-vita-morale/
(**) Nello Ajello, Intellettuali e Pci (1944-1958), Editori Laterza 1979; Il lungo addio. Intellettuali e Pci dal 1958 al 1991, Editori Laterza 1997.
(***) http://formiche.net/2016/01/22/le-unioni-civili-e-la-giuridicizzazione-della-vita-morale/
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