Banca
Etruria e dintorni
Giulio Cesare e Maria Elena...
di Teodoro
Klitsche de la Grange
La vicenda di Banca Etruria nella decozione (*) della quale – oltre a tanti risparmiatori (nel
ruolo di vittime) sarebbero implicati il padre e lo zio materno (l’avunculus direbbe un romano), del
Ministro Maria Elena Boschi, da luogo a qualche riflessione sul comportamento
dei governanti.
I sostenitori della ministra infatti argomentano che la stessa non è implicata perché,
codici e costituzione alla mano, la responsabilità penale è personale e quindi
la piacente ministra non può essere giudicata – e ancor meno condannata – per condotte,
anche illecite, tenuta dai suoi (stretti) parenti.
Tale asserzione, giuridicamente condivisibile è politicamente errata; ed è frutto dello strabismo politico-giudiziario, il cui effetto è di confondere ed oscurare
politica e diritto. E si sa, nell’oscurità, come scriveva il filosofo, tutte le
vacche sono grigie.
Ma accanto – e al di sopra – di quella
giudiziaria c’è una responsabilità – e un ruolo – politico, per cui né una
condanna può comportare quella né un’assoluzione escluderla. Anche un
assassinio - come tanti avvenuti nella storia – può essere politicamente
salutare, come di converso le buone azioni dannose, a giudizio di Machiavelli.
In un’epoca di politicamente corretto e di
buonismo prêt-à-porter invece tale
distinzione fondamentale è occultata e/o dimenticata, com’è naturale se un
popolo non ha – e gli si vuole ottundere – senso (o funzione) politica.
Facciamo, tra i tanti, un paio di esempi
relativi a popoli dotati di senso politico.
Berlusconi dimenticò – in parte – il consiglio
di Machiavelli che il Principe deve parere (più che essere) buono/pio, e così
via.
Invece di curare la propria immagine di buon
padre di famiglia, tutto casa e chiesa non nascondeva quella di femminiere
incallito, dedito a feste descritte come orge. Risultato ne è stato uno
stucchevole processo per fatti privati, che ha tenuto banco sui giornali per
qualche anno, finito in una bolla di sapone. Ma il cui difetto fondamentale era
che sul piano giudiziario era infondato e, ancor più, era del tutto irrilevante
su quello politico.
Di converso circa mezzo secolo fa in Inghilterra
si dimise un ministro della guerra, John Profumo (e poi il premier), perché andava a letto con una ragazza di facili costumi. Ma
il fatto politico era che la fanciulla si spartiva tra il Ministro e l’addetto navale
sovietico a Londra. Che attraverso le lenzuola non passassero anche
informazioni molto sensibili?
Il popolo inglese mandò al governo, con le
elezioni successive, i laburisti. E non perché il Profumo fosse femminiere ma
per la responsabilità politica del governo conservatore e dei servizi segreti,
che non avevano né impedito né sorvegliato.
Passiamo alla Roma di Cesare, la seconda moglie
del quale aveva un amante assai intraprendente, Clodio. Questi s’infilò,
vestito da donna, a casa di Cesare, all’epoca Pontefice Massimo e nella quale
quella notte dovevano officiarsi riti celebrati da sole donne. Ma fu scoperto e
cacciato a pedate dalla suocera dell’amante (cioè la madre di Cesare). Grande
scandalo e gossip a gogò. Al processo
che ne seguì, Cesare dichiarò di aver divorziato, pur credendo la moglie
innocente, perché “la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni
sospetto”. E il popolo romano, dotato di gran senso politico, lo ebbe sempre
come proprio beniamino.
Per cui la ministra dovrebbe guardarsi da certe
difese curialesche, le quali sono evidenti e corrette se si tratta di affari
che non hanno rilievo (pubblico e) politico. Ma sono controproducenti ed
irrilevanti quando da una parte ci sono dei risparmiatori abbindolati e rovinati e dall’altro dei parenti che (incautamente)
prestavano soldi della Banca, anche tra loro. Un atto politico, in questi casi,
vale più di una (difficile) condanna.
Teodoro
Klitsche de la Grange
(*) Nel linguaggio giuridico-economico, stato di dissesto o d'insolvenza; fallimento.
Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato, giurista, direttore del trimestrale
di cultura politica “Behemoth" ( http://www.behemoth.it/ ).
Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il
salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia
della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va
lo Stato? (2009), Funzionarismo (2013).