“Over there, over there… Yanks are coming…”. Grande canto patriottico americano (*). Non siamo impazziti. Il lettore deve solo avere la pazienza di seguirci fino in fondo.
La prendiamo da lontano (anche se non troppo).
Innanzi tutto, non ci vuole molto a capire che la dicitura politica postmissina Fratelli d’Italia non significa nulla. Una pura e semplice razionalizzazione, a scopo mitologico-politico, di un’idea, che risale al Risorgimento, al canto patriottico "degli italiani" scritto da Goffredo Mameli. Che allora poteva avere un suo senso legato al processo di unificazione liberale. La nostra italica “Over there”, rivolta al Meridione. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo a noi. Si lasci stare – e vi sarebbe molto da dire – il modo di governare del partito che si fregia di questo nome. Altro che Fratelli d’Italia. Governa, con alleati, ancora più destra (come la Lega) in chiave divisiva, maggioritaria, parla solo ai suoi militanti ed elettori, giudica la sinistra antinazionale, facendo di tutta l’erba un fascio, come durante il fascismo, dittatura monopartitica che affidava all’Ovra il compito di regolare i conti con “i nemici della patria”.
Si consideri invece il comportamento, a dir poco ambiguo (non proprio da Ovra, però…), scelto dal governo Meloni, nei riguardi di Cecilia Sala finita nelle prigioni dei teocrati iraniani, per essere usata – questa sembra la tesi prevalente – come merce di scambio con una "spia" iraniana, fermata a Milano di cui l’America pare abbia già chiesto l’ estradizione per reati di terrorismo.
E qui nascono due problemi. Da un parte, il governo italiano sembra aver sposato la strada delle trattative segrete con la dittatura religiosa iraniana per “riportare a casa Cecilia”. Quindi si pensa di cedere a un regime politicamente indegno. Il che non è una buona cosa (poi torneremo sul punto). Inoltre si tenga presente anche l’ambigua posizione della sinistra, che già parla di “giornalista fallaciana”, come per dire, “questa” è occidentalista, perciò se l’ è andata a cercare…
Dall’altra parte, come si vocifera, sembra che gli Stati Uniti abbiano anticipato le autorità italiane, segnalando subito la presenza dell’iraniano fermato a Milano: come detto accusato di terrorismo o comunque di aver favorito l’ azione terroristica che ha provocato la morte di tre militari americani in Giordania.
La patata bollente dell’estradizione ora è nelle mani della giustizia italiana, milanese in particolare. Del resto l’Iran aveva già protestato eccetera, eccetera. Dopo di che, come asseriscono i bene informati, ha sequestrato Cecilia Sala come possibile merce di scambio.
Il dilemma che si presenterà nei prossimi giorni è questo: i Fratelli di Giorgia Meloni, sono più Fratelli d’Italia o Fratelli degli Stati Uniti, quindi dell’Occidente?
Da una parte, il governo Meloni, potrebbe rivendicare, come ai tempi di Sigonella, la “sovranità italiana”, e riconsegnare un presunto terrorista a uno stato che invece è terrorista, e non presuntivamente. Dall’altra, estradare negli Stati Uniti un presunto terrorista, in nome della “fratellanza” occidentale.
Sul piano giuridico si possono trovare gli stessi cavilli pro o contro. Ad esempio sui tempi e forme della domanda di estradizione. Per contro, negli Stati Uniti esiste, non in tutti gli stati però, la pena di morte. Insomma, c’è materia per ritardare o accelerare la consegna agli Stati Uniti dell’iraniano, al momento nelle mani dell’Italia. O addirittura per rilasciarlo come un libero cittadino se i giudici milanesi non dovessero ritenere sufficientemente provata la tesi degli Stati Uniti.
Dicevamo di Fratelli d’Italia: se vincerà la fratellanza italiana Cecilia Sala sarà liberata; se invece vincerà la fratellanza occidentale, resterà nelle mani dell’Iran.
In realtà il problema è che in Italia nessuno è fratello di nessuno. Ieri scrivevamo di “Franza o Iragna, purché se magna” (**). Ecco ciò che conta: la “pappatoria”, nel senso di vivere tranquilli, senza pensieri.
Pertanto Giorgia Meloni dovrà vedersela soltanto con suoi fedelissimi, che sono antiamericani e antioccidentali. Per non parlare di Salvini. E della stessa Forza Italia, ormai sottomessa a Fratelli d’Italia: Tajani infatti ha già scelto la via obliqua delle trattative.
Inoltre, Giorgia Meloni, sempre a proposito di divisioni, potrà contare sull’appoggio indiretto di quella parte della sinistra che detesta gli Stati Uniti, e che perciò potrebbe mandare giù l’amaro boccone, sempre in odio agli Usa, della liberazione di una “giornalista fallaciana”, quindi pro Occidente.
E qui va fatta anche un’altra considerazione. Giorgia Meloni scontenterà Trump? Musk che dirà? Oppure, esaltando i suoi istinti patriottici, tirerà dritto come Mussolini?
Difficile dire. Anche se il richiamo della foresta fascista è forte. Insomma, come dicevamo nell’incipit, la dicitura Fratelli d’Italia non significa nulla.
Ma cosa dovrebbe fare l’Italia, quella rinata libera nel 1945, se fosse tuttora corpo e anima con l’ Occidente euro-americano? Estradare l’iraniano e non trattare con Teheran. E “la giornalista fallaciana”? Non piegarsi e sopportare, eroicamente, come avrebbe scelto di fare l’ “Originale”, cioè “la Oriana”.
Infine, perché fare un favore a Trump? Perché, un populista, mezzo fascista, passa, gli Stati Uniti restano. Parliamo dello stesso paese che per ben due volte cantò a gola spiegata: “Over there, over there, Send the word, send the word over there That the Yanks are coming, the Yanks are coming The drums rum-tumming everywhere …“.
“Yanks are coming…”. E vennero a salvarci. E se è vero, come scriveva Kissinger, che insieme agli interessi, che non sono pochi, nelle alleanze anche i valori comuni aiutano, l’Occidente, Italia inclusa, non deve piegarsi a una banda di teocrati e gangster.
Carlo Gambescia
(*) Qui il canto patriottico americano: https://www.youtube.com/watch?v=HZV6lWRZUVI . Che risale all’ingresso in guerra degli Stati Uniti nel 1917.
(**) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/12/il-caso-cecilia-sala-franza-o-iragna.html .
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