martedì 24 dicembre 2024

La sinistra delle isole pedonali (che non vincerà mai)

 


Molto significativa, diremmo addirittura altamente simbolica, la presenza di Giorgia Meloni, premier, dalle salde radici missine, e quella più ovvia del sindaco Gualtieri, già federazione giovanile comunista, all’inaugurazione del sottopassaggio veicolare di piazza Pia, in fondo a via della Conciliazione, direzione Castel Sant’Angelo.

Ci scusiamo per la precisazione da vigile urbano, ma è per i lettori non romani.

Dimenticavamo, oltre a Salvini Capitan Fracassa, era presente un prelato. Che ringraziava. Per la serie, “Stato laico dove sei?”.

Un’opera finanziata in parte con le elemosine pubbliche europee del Pnrr. Un’opera inutile. Costata 85 milioni. E per che cosa? Per crearvi sopra un’isola pedonale. L’idea fissa della sinistra. Centri storici come musei a cielo aperto. Altrimenti detto: città imbalsamate. E per che cosa? Pe favorire il turismo. Che però deve essere contingentato. Ecco l’ultima idea della sinistra. Che però così si incarta. E ora spiegheremo perché.

Dicevamo valore simbolico, perché indica, come del resto ha rilevato la Meloni, un metodo comune. Che rimanda allo statalismo dei finanziamenti a pioggia per costruire opere inutili. Che ovviamente riflettono i gusti politici, diciamo. Isole pedonali a Roma (sinistra) e carceri per migranti in Albania (destra).

Ovviamente, meglio le isole pedonali che le prigioni. Però, se ci si pensa bene, tra la l’incarcerazione delle piazze e quella del migrante, per dirla con Aristotele, c’è una differenza di genere non di specie. L’idea, a destra come a sinistra, è la stessa: che lo stato conti più dell’individuo. Di qui tasse e divieti.

Il punto è che questa destra e questa sinistra non sono liberali. Su un punto cardinale: ritengono di sapere ciò che è bene e male per l’individuo. E di riflesso di decidere in luogo del singolo cittadino.

Il migrante in Albania? Certo, dice la destra, peggio per lui, poteva restare e casa sua. Lo stato deve difendere i confini.

Le automobili? O elettriche o all’autodemolitore, così sostiene la sinistra. Lo stato deve occuparsi della salute dei cittadini.

Stato, stato, stato. Sempre stato. Il participio passato della libertà.

Si dirà che la comparazione non regge, eccetera. Probabilmente è più grave sbattere in Albania un povero migrante. Certo. Però, ripetiamo, la forma mentis (come ci piace dire) è la stessa. Alla sordiana maniera del Marchese del Grillo: “Io, stato, regione, comune sono tutto, Tu individuo e cittadino sei nulla”. Per non essere volgari.

E qui veniamo ai consigli per gli acquisti (politici) rivolti alla sinistra. Uno solo: o si fa liberale o non vincerà mai. O se vincerà, durerà poco. Perché lo statalismo della destra parla direttamente alla pancia degli italiani. Mentre quello della sinistra parla difficile. Da teologi del bene pubblico.

Si ricordi in argomento il gustoso libro di Ricolfi sul perché la sinistra risulta antipatica.

Si pensi alla questione del turismo. La sinistra dice che le isole pedonali lo favoriscono, poi però i turisti non devono essere troppi, perchè non è ecologico, eccetera. Quindi, per salvare il pianeta, il turismo va scoraggiato con tasse ed altre imposizioni. Però intanto i cittadini vivono in città paralizzate dai lavori pubblici, dove per giunta andare in centro, piano piano esteso all’intera città, rappresenta sempre più una costosa incognita.

Cosa emerge? La pretesa di comandare, di regolare tutto. E, ancora peggio di voler trovare la quadratura del cerchio. Dicevamo che la destra parla invece alla pancia degli italiani. E ci spieghiamo con un esempio: un sindaco comunista, a proposito delle isole pedonali, di trade-off tra turismo green e nuova cittadinanza (a piedi). La destra, invece, più semplicemente, evocherà il turismo a chilometro zero: “l’Italia agli italiani!” e “Fuori turisti e immigrati!”

Lo snobismo della sinistra non giova alla comunicazione politica. E può far perdere le elezioni. Soprattutto quando sommato all’idea di uguaglianza non formale ma sostanziale (cioè di risultati, a prescindere dal merito). Un accoppiamento poco giudizioso che porta a leggi e leggine che alla destra non pare vero di liquidare come razziste, asserendo, e non del tutto a torto, che stabiliscono nuove diseguaglianze di genere e di razza. Classico effetto perverso delle azioni sociali. Nel senso che non bastano le buone intenzioni.

Pertanto due consigli, meno stato e meno birignao. Evitando accuratamente di ricadere nel populismo di sinistra alla Landini.

Insomma, lasciar fare, lasciar passare, turisti e migranti. Permettere che le città, come scriveva Arnold Toynbee, dall’alto dei suoi dodici volumi dedicati alla storia universale, si autoregolino, come è sempre stato.

Si rifletta su una cosa. La statalista Sparta non ha lasciato traccia di sé, la liberale Atene vive e lotta tuttora dentro di noi.

Quantomeno nei migliori di noi.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento