Per i Crociati Aleppo, oggi seconda città per importanza della Siria, restò un sogno impossibile. La città fu assediata senza fortuna nel 1098.
Ai confini della Turchia, Aleppo ha sempre ricoperto, pur tra alti e bassi, un ruolo, anche economico, di collegamento con l’entroterra verso la favolosa Baghdad abbaside, che aveva strappato lo scettro alla Damasco omayyade.
Vi è tuttora presente una comunità di derivazione cristiano-orientale, non mancano i cattolici. Tra i vari partiti coloniali Aleppo nella prima metà del Novecento entrò nella sfera di influenza francese: “Aleppo, Aleppo mon amour”, canticchiavano gli ufficialetti francesi prima di perdersi in furtivi accoppiamenti coloniali. Niente a che vedere con le lagne pacifiste oggi.
La prima religione resta quella sunnita, con una forte minoranza sciita. Crocevia di popoli, bizantini, arabi, turcomanni, armeni, curdi, circassi. Questi ultimi dai tratti gentili, non orientali, come si intuisce nei Sette pilastri della saggezza, scatenavano regolarmente le turbe non omicide (come con gli armeni) ma erotiche degli ufficiali turchi. Forse il colonnello Lawrence ne fece le spese…
Oggi come oggi, la Siria, rappresenta il fallimento del socialismo nazionale nel megalomane stile di Nasser, reinterpretato sul palcoscenico siriano da quel partito Baath (in arabo Risorgimento) che in Siria, come certe vecchie compagnie di provincia, si esibisce stancamente sulle assi polverose e deformate del teatrino della famiglia Assad. Per capirsi: “Ma ‘ndo vai se la banana non ce l’hai”.
Politicamente parlando, la Siria, oltre ai doni delle organizzazioni internazionali, si regge in piedi grazie all’aiuto militare di russi e turchi e ai sogni di gloria di un Iran, sciroccato quanto il suo nemico Trump, che vagheggia una specie di riconquista sciita, attrezzato però come i soldati di Mussolini in Russia. Drone più, drone meno.
Quel che sta accadendo in questi giorni, vede un movimento armato sunnita, probabilmente finanziato dalle amiche petromonarchie, riprendere la guerra in nome – forse – dell’edificazione di un mitico stato islamico. Che però, per rinascere, ha necessità di spazzare via turchi, russi e il caracollante regime di Assad, ultime vestigia, ripetiamo, del sogno socialista-nazionale del Baath a conduzione familiare. Vasto programma, quasi quanto quello della Prima Crociata che portò all’ assedio di Aleppo.
Invece che cosa fanno i crociati di oggi? L’Ue per capirsi? L’Europa teme i profughi e perciò spera nell’operato militare di russi e turchi. Insomma, tacitamente, demanda. Quanto agli Stati Uniti, sarà difficile che nella fase di transizione si muova foglia. La Cina è lontana. Per ora.
Il che significa apertura di un altro fronte per Mosca. Cosa buona per l’Occidente. Ma Mosca, già inguaiata in Ucraina, se la sente di gettare altra benzina sul fuoco del Medio Oriente? Sono giorni febbrili.
Quanto a Israele le divisioni dei suoi nemici sono una manna dal cielo. Bene così perciò. Ferma però restando la pericolosità della rinascita di uno Stato islamico, in realtà, al momento, ben lontana dal concretizzarsi.
Insomma, situazione fluida, tutto può succedere. Escluderemmo solo uno scatto di orgoglio europeo.
Aleppo, Aleppo, mon amour, dove sono i discendenti dei Crociati caduti sulle tue mura con le spade in pugno?
Carlo Gambescia
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