lunedì 16 dicembre 2024

Atreju. Colle Oppio è tornato

 


Ieri Giorgia Meloni nel suo discorso di chiusura ha parlato di un milione di posti di lavoro creati in due anni (*). Ora, un economista, Melvin Arthur Okun, individuò una regolarità tra crescita del Pil e aumento dell’occupazione, stabilendo che ogni punto di Pil in più equivale allo 0.6 per cento di occupati (**).

Però il problema è che il Pil italiano nel 2023 e nel 2024, non ha superato il singolo punto percentuale, quindi non c’è rispondenza tra il milione di posti di lavoro vantato da Giorgia Meloni e la crescita ridotta del Pil. Di conseguenza, l’aumento vantato si aggira  intorno al mezzo milione o probabilmente anche di meno.

Pertanto delle due l’una: o Giorgia Meloni mente o i dati Istat non rispondono alla realtà.

Ma non è il solo aspetto ambiguo del suo discorso ai militanti di Atreju. Si legga qui:

Grazie di essere qui anche quest’anno come da 26 anni a questa parte, è un tempo che per noi è lungo ma è praticamente un’era geologica per la politica italiana: era il 1998, era il parco del Colle Oppio e Atreju era la sfida di una generazione che spendeva tutta se stessa nel tentativo di superare pregiudizi e steccati ideologici (…) È un altro mondo visto da qui, da oggi, però è il nostro mondo, ce lo dobbiamo ricordare perché nessuno che non sappia guardarsi alle spalle, guardare indietro, può avere la pretesa di andare avanti“.

A parte la facile battuta sul “c’è un grande futuro nel nostro passato” cavallo di battaglia del generale mezzo rimbambito di “Vogliamo i colonnelli”, la sezione del Movimento Sociale del Colle Oppio non era un collegio gestito dalle Orsoline (nella foto, la sezione nel marzo del 2020). 

Purtroppo questa sezione poteva vantare (si fa per dire) un passato di violenza non comune, ovviamente vissuta dai militanti missini come forma di autodifesa dal mondo brutto e cattivo (***). Ora, celebrare il “simbolo” Colle Oppio nel 1998 come nel 2024,  resta un preciso atto identitario: significa rivendicare ancora una volta – certo come sottotesto per i militanti – l’identità missina, cioè la  matrice neofascista di Fratelli d’Italia (****). Sotto questo aspetto l’evocazione a “superare pregiudizi e steccati ideologici” indica la volontà di perseverare nel non voler fare i conti con il fascismo.



Ma esiste un terzo aspetto riprovevole  del discorso di Giorgia Meloni. Si legga qui:

‘I centri per migranti’ in Albania funzioneranno, dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano. Perché io voglio combattere la mafia e chiedo a tutto lo Stato italiano, alle persone perbene, di aiutarmi a combattere la mafia. Non sono io il nemico, io sono una persona perbene “.

Si noti la truffa ideologica che si cela dietro il termine mafia, usato per equiparare in modo fraudolento le bombe omicide contro Falcone e Borsellino all’attività degli scafisti. Un ruolo, certo non meritorio in assoluto, che però, per chi abbia letto Manzoni, ricorda l’attività del traghettatore dell’Adda che aiuta Renzo a rifugiarsi in terra veneta, 

Del resto come per il contrabbando, che è indice primario  del cattivo funzionamento di un mercato, prigioniero del protezionismo, lo scafista, nel bene o nel male, è funzionale alle politiche autarchiche in fatto di immigrazione delle destre, giunte al punto di proibire, violando le leggi internazionali persino il soccorso in mare dei migranti.

Infine  l’aspetto realmente  ripugnante del discorso meloniano  è quello  della rivendicazione perentoria della costruzione dei “centri” all’estero.  Che indica una sola cosa: il razzismo addirittura visuale della destra, che riduce la questione dei migranti al fattore invisibilità. Non si vedono? Non esistono. Il principio è quello nazista dell' "incenerimento", come rifiuti,  dei corpi. Per ora, in Italia, si sparisce dallo sguardo. Poi si vedrà.

Gente pericolosa.  Colle Oppio è tornato.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/12/15/meloni-ad-atreju-maggioranza-compatta-e-stabile-grande-discontinuita_56ea25f4-499d-4bcc-be95-89c715ec4284.html .

(**) Qui, per una rapida sintesi della “legge”: https://www.aeeeitalia.it/wp/wp-content/uploads/2019/07/La-legge-di-Okun.pdf . .

(***) Sul punto si legga G. Salierno, Autobiografia di un picchiatore fascista, Minimum Fax, 2024, con una prefazione di Sergio Luzzatto e una nota di Simona Salierno. Il testo, opera di un neofascista, proprio del Colle Oppio, finito in carcere, poi pentitosi e divenuto ricercatore di sociologia, rinvia agli Cinquanta del Novecento, ma descrive bene, la forma mentis del neofascista “tipo”, emarginato, rancoroso, violento, quel risentimento che ritroviamo tuttora nei discorsi di Giorgia Meloni e nelle "folle" adoranti e plaudenti di Atreju.

(****) Non mollano, si legga qui ("La voce del Patriota", pubblicazione digitale vicina a Fratelli d’Italia): https://www.lavocedelpatriota.it/riapre-la-storica-sede-politica-di-colle-oppio-dal-ricovero-degli-esuli-istriani-passando-per-lesproprio-e-la-restituzione/ .

Nessun commento:

Posta un commento