Secondo Max Weber se un politico vuole considerarsi tale, deve continuare a credere nei suoi progetti, anche dopo la sconfitta. Insomma rimboccarsi le maniche e avanti a testa bassa. Come si dice: cadere in piedi, mai inginocchiarsi al cospetto del vincitore.
Gianfranco Fini ruppe con Berlusconi sulla questione liberale. Su due punti fondamentali.
In primo luogo, sul liberalismo interno al partito, sconosciuto al Cavaliere che governava il Popolo della libertà con mano di ferro. In secondo luogo, sul liberalismo esterno, nel senso di un’apertura verso la grande questione dei diritti civili e politici.
Miracolo. Fini, dopo non pochi tentennamenti, sembrava aver sposato posizioni liberali. Intorno a lui, si ragionava addirittura di un nuovo libertarismo trasversale alla destra e alla sinistra. Molto giustamente, si puntava a tramutare l’integrazione politica passiva nel sistema liberale di Alleanza Nazionale in integrazione attiva. A tale proposito, si rileggano Il futuro della libertà (2009) e L’Italia che vorrei (2011). Fini scrive cose da uomo politico liberale.
Nulla a che vedere con le posizioni apertamente reazionarie racchiuse nei volumi di Giorgia Meloni.
Dopo di che seguirono lo scandalo di Montecarlo, i guai giudiziari e una condanna a due anni e otto mesi. Insomma, l’oblio dello sconfitto, giudicato un traditore dai suoi perché “liberale”. Tra gli accusatori gli stessi depositari dell’eredità missina ( e neofascista) raccoltisi nella prima metà degli anni Dieci sotto le insegne, allora microscopiche, di Fratelli d’Italia.
A un certo punto Fini ci fece addirittura pena (*). Soprattutto, dopo il fallimento elettorale di Futuro e Libertà, quando sui muri di Roma – il lettore non sorrida perché a destra è un'accusa seria – apparve la seguente scritta: “Fini, Badoglio ti fa una pippa”.
Spiegazione: Badoglio nell’universo neofascista è il traditore per eccellenza, perché in combutta con la monarchia depose e fece arrestare Mussolini. Perciò in quei graffiti si rimproverava a Fini di aver tradito un’altra volta l’idea fascista, sposando la causa liberale. Cosa ancora più grave del tradimento badogliano, perché Fini provava di essersi allontanato persino del fascismo conservatore e monarchico personificato da Badoglio e dai gerarchi “traditori” del 25 Luglio.
Ora che accade? Delusione totale. Fini rinnega l’operazione politica Futuro e Libertà e promuove a pieni vota Giorgia Meloni, che tutto è eccetto che liberale. Si legga qui:
“Io non credevo che Giorgia Meloni potesse ricomporre una comunità politica che era stata anche umana: ho sbagliato, ha costruito un piccolo autentico capolavoro, se oggi la destra è destra di governo, lo si deve a quella intuizione politica di ridare dignità politica alla destra”, ha detto al Senato l’ex leader di Alleanza Nazionale, intervenendo alla presentazione del libro ‘Quella meteora a destra. Fini contro Fini: il caso di Futuro e Libertà ai tempi di Giorgia’, di Carmelo Briguglio” (**).
Il libro di Briguglio è meloniano al cento per cento. Nel senso di una storiografia di "partito", all’ apparenza pasticciona ma in realtà orwelliana, che vede in chiave retrospettiva nell’operazione Fratelli d’Italia – semplifichiamo – una linea di continuità tra la Destra nazionale lanciata da Giorgio Almirante ( e non si capisce bene se recuperando o meno per strada gli scissionisti dei Democrazia nazionale), Alleanza nazionale e Fratelli d’Italia. In questo modo Futuro e Libertà sarebbe un passo indietro – qui l’errore di Fini secondo Briguglio – rispetto al processo di sviluppo di una destra (diciamo da Giorgio a Giorgia) che però è tutto eccetto che liberale.
Insomma Fini che fa? L’uomo per tutte le stagioni. Recita il mea culpa tardo autunnale. Una cosa giusta aveva fatto nella sua vita, quella di portare An su posizioni liberali, anzi libertarie. O comunque di tentare, contrastando in ogni caso il liberalismo di plastica del Cavaliere. E ora che fa? La rinnega. Forse, come alcuni malevoli dicono, per un piatto di lenticchie alla tavolata della Fondazione An?
Che dire? Il lettore ci perdoni la caduta di stile, ma se fosse così, Fini, i calci in culo presi, li meriterebbe tutti.
Carlo Gambescia
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