giovedì 19 dicembre 2024

Se Zelensky cedesse, altro che pace…

 


Eppure l’Italia c’è passata. Una certa Italia, ovviamente. Ancora oggi i neofascisti rimpiangono "Fiume e Dalmazia". Nessuna idea di riconquistare questi territori con le armi. Ma nella pubblicistica dell’estrema destra, a ogni anniversario delle Foibe, si approfitta, per ricordare i “torti” subiti nel 1919 e nel 1947. Con Fratelli d’Italia in prima fila a piangere calde lacrime sugli italiani maltrattati da Tito. Senza ovviamente, recitare alcun mea culpa per i crimini fascisti nei Balcani.

E parliamo, dell’Italia, purtroppo una nazione di conigli o comunque di pagliacci. E qui, di nuovo, è d’obbligo il richiamo agli sbruffoni fascisti che volevano spezzare le reni alle Grecia.

Per contro nell’Est Europeo, come prova la dissoluzione della Jugoslavia, un frammento di territorio e di popolazione resta un frammento di territorio e di popolazione. Sono “all’antica” diciamo.

Solo per dirne una, Orbán fa regolarmente campagna elettorale, lanciando proclami nazionalisti, in Transilviania, dove si parla rumeno, ungherese e tedesco. Altro esempio: Bulgaria e Romania non hanno mai del tutto accettato la divisione della Dobrugia. Ma contenziosi sono aperti oltre che in Kosovo con la Serbia (il più famoso, diciamo), tra Russia e Romania per la Bessarabia. In realtà sono vivi un poco ovunque. Si pensi anche ai complicati rapporti tra Polonia, Repubbliche baltiche e Russia: basterebbe un nonnulla per far riesplodere antiche controversie territoriali. Per non parlare delle rivendicazioni reciproche sul piano territoriale tra Macedonia, Albania, Grecia e Turchia.

Lungo incipit. Il lettore si chiederà dove andiamo a parare. Presto detto. Oggi i giornali cinguettano la parola pace a proposito della dichiarazione di Zelensky: non ha forze sufficienti, così asserisce, per riconquistare Crimea e Donbass, ormai nelle mani dei russi. Di qui, la possibilità, si legge nei festosi commenti, di sedersi al tavolo della pace, cedendo così alla prepotenza russa.

Ora, ammesso e non concesso, che Zelensky abbia intenzione di cedere, non possiamo non porre una domanda: alla luce di almeno un secolo di conflitti, mai del tutto sopiti, a cominciare dalle guerre balcaniche del 1912-1913 (che furono l’antipasto della “grande guerra”), basterà un trattato strappato con la prepotenza delle armi, dopo una guerra russa di aggressione, a risolvere il contenzioso storico tra Ucraina e Russia?

Lo chiediamo ai neofascisti di Fratelli d’Italia che ancora rimpiangono “Fiume e Dalmazia”. No, non basterà. Tra l’altro si parla anche di forze di interposizione, in particolare europee, ai confini contestati. Anche l’Italia non potrà non partecipare.

In ogni caso pace armata. Una ferita aperta. Brace sotto la cenere.

Se le cose stanno così, perché, umiliare l’Ucraina? E rafforzare la Russia? Perché “tifare” per una pace che coprirebbe di vergogna l’Europa?  Una pace che  sarebbe controproducente perché, come detto, potrebbe accrescere soltanto la credibilità russa. E ovviamente l’appetito.

Quanto a Trump e Musk, il duo diabolico è sicuramente dietro l’arretramento di Zelensky, conseguito, probabilmente, puntando alla gola il coltello della sospensione degli aiuti. Una vigliaccata da bottegai, incapaci  di  vedere più in là del proprio naso. Una cecità, sia detto per inciso, che rischia addirittura – notizia di ieri – di compromettere i rapporti con il Canada… Il capitalismo, il vero capitalismo, pensa in grande. Trump e Musk sono due puffi. Cattivi però.

E qui si apre una questione generale, che va oltre l’Ucraina. Anche negli anni Venti e Trenta del Novecento gli Stati Uniti si chiusero in se stessi. Lasciando che Hitler e Mussolini divorassero l’Europa. Fino Pearl Harbour. Allora fu il Giappone ad attaccare. Al bombardamento seguì l’11 dicembre 1941 la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti di Germania e Italia. Oggi potrebbe essere la Cina a sparare il primo colpo, frutto di un semplicissimo ragionamento: se la Russia si è presa mezza Ucraina, perché noi, eredi del Celeste Impero, non possiamo riprenderci Taiwan?

La Russia resterebbe a guardare? Potendo, a sua volta,  derubare  un’Europa indifesa delle sue ricchezze?

Cosa vogliano dire? Che in questo contesto, da noi delineato, che al lettore potrà apparire catastrofico, ma che in realtà  è frutto  di  realistica  “immaginazione del disastro”, un trattato di pace a senso unico tra Russia e Ucraina potrebbe costituire solo un altro passo verso la guerra mondiale.

Carlo Gambescia

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