La Russia e i nemici dell’Occidente hanno idee chiarissime. Si prenda il caso Siria, è evidente che Mosca, al fiacco Assad, da tempo politicamente impotente, preferisce lo stato islamico, duro, per rendere la vita più difficile al mondo occidentale. Praticamente, gli islamisti, ora da un paio di giorni promossi allo status ribelli (si legga l’autolesionistica stampa europea…), avanzano su Damasco senza trovare particolari ostacoli.
La Russia, a differenza dell’Occidente, crede e pratica la ferrea regola che il nemico del mio nemico è mio amico. In Europa invece si preferisce giocare a medici senza frontiere, con tanto di birignao pacifista. In qualche misura, soprattutto a livello politico, si fa di necessità virtù. Si copre la fifa socialista con l’etica della convinzione.
Questa scelta vista dall’esterno e da lontano (in senso storico), ricorda gli ultimi settant’anni dell’Impero Romano, quando la parte occidentale, impotente, assisteva alla sua rovina. Si continuava a discutere di questioni trinitarie, nelle more del concilio di Nicea, tenutosi nel 325. Una diatriba dottrinaria che avrebbe trovato la sua composizione nel concilio di Calcedonia, anno di grazia 451. Poco più di vent’anni dopo sarebbe caduto, ci dicono gli storici, l’Impero romano d’Occidente, senza che nessuno se ne accorgesse. Ormai, da decenni, era una specie di cadavere ambulante.
Quasi come l’Europa, che oggi discute di teologia delle pensioni e che spera che Trump tolga all’Ue le castagne dal fuoco. Trump probabilmente si comporterà, come gli imperatori della parte orientale dell’Impero, che pur di salvare Costantinopoli, indicavano alle tribù gote, oggi russe, le ricchezze di Roma, sulle quali gettarsi.
La Russia mette insieme le principali canaglie del pianeta con il placet cinese (Corea del Nord, Iran, Stato islamico), e Stati Uniti, Ue ( e se continua così anche la Nato) si presentano divisi all’appuntamento. Anzi, Washington, sembra addirittura voler gettare la spugna, abbandonando l’ Europa e Kiev a un destino rovinoso. E noi europei che facciamo? Discutiamo, come detto, di teologia delle pensioni, credo ecologico e dottrina trinitaria del diritto costituzionale.
Sotto quest’ultimo aspetto è significativo il caso rumeno, dove la Corte Costituzionale ha saggiamente impedito a un candidato filorusso di vincere le elezioni. Bravissimi rumeni. Perché non hanno dimenticato il tallone di ferro della dittatura. E la paura di ricadervi fa novanta. Si dirà cavilli. Certo, ma cavilli che salvano la faccia e soprattutto la libertà.
La Russia gioca su due piani: quello militare, con le bombe su Kiev, e quello pseudo-legalitario delle elezioni, creando divisioni in campo nemico, foraggiando, brigando eccetera, come in Romania e altrove (si pensi ad esempio anche alla Georgia).
Purtroppo, in queste ore, resta ancora più significativo l’atteggiamento europeo di non prendere alcuna posizione sulla decisione della Corte costituzionale rumena. Anzi in alcune capitali si è inarcato il sopracciglio. Si chiama liberalismo suicida. Il silenzio e il (quasi) disappunto si spiegano con il culto del feticismo legalista. Un’etica della convinzione controproducente. In realtà un'etica della fifa, perché premia solo i russi. La separazione dei poteri, quando il nemico è alle porte, va riposta nel cassetto. Primum vivere. Semplificando: il liberalismo ha l’obbligo morale e politico di difendersi dai nemici del liberalismo. E con ogni mezzo.
Del resto la questione elettorale dei partiti teleguidati da Mosca, si riproporrà a breve in altri paesi. E l’uso politico, antirusso, del diritto delle Corti costituzionali potrebbe essere un’ottima arma per impedire a Mosca di far vincere i partiti amici. Basterà trovare il cavillo giusto.
Per dirla fuori dai denti, se si vuole salvare l’Europa dagli artigli di Mosca, al brigante russo si deve opporre brigante e mezzo. Come? Provocando le stesse divisioni in campo nemico e favorendo, appena si presenta l’occasione, i nemici della Russia.
Trump non ci aiuterà. L’Europa rischia perciò di restare sola. Servono armi, unità, e spregiudicatezza. Altro che le pappine pacifiste.
Altrimenti la parte occidentale dell’Impero soccomberà un’altra volta.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento