Il punto non è secondario, come dicevamo ieri. Di che parliamo? Di un deficit di liberalismo che riguarda la destra, ma anche la sinistra. Partiamo proprio da quest’ultima.
Si dia un’occhiata alla prima pagina de “ La Stampa”, giornale importante, dalle tradizioni liberali, che Mussolini, appena arraffato il potere , azzerò. Oggi fa parte del gruppo Repubblica-Espresso (semplifichiamo). E si vede: si parla addirittura di sanità repubblicana.
Cioè, pubblico è bello a prescindere. Altro che libero mercato e iniziativa privata. In Italia, a parte forse quattro professori che però litigano tra loro, il liberalismo è ormai ridotto a una specie di liberal-socialismo, non quello pluralista dei fratelli Rosselli, ma quello di matrice repubblicana alla Ugo La Malfa, in affidamento permanente allo stato. Una tragedia semicollettivista. Che si riduce alla celebrazione della “sanità repubblicana”: sì, quella dei ticket salati e delle liste di attesa a babbo morto.
Ma si veda anche il titolo riservato a Milei, ospite di Giorgia Meloni: “Tango liberista”. Ora che il Premier argentino sia liberale con forti inflessioni anarco-libertarie è un dato di fatto. Ma che lo sia anche Giorgia Meloni è un’invenzione della sinistra, la stessa sinistra della sanità repubblicana. Di qui l’accusa di liberismo. Che, a sinistra, è una parolaccia. Salvo poi sintonizzare il liberalismo tout court sulle onde corte dello statalismo.
Ci dicono, che ieri sera, come altre, volte la Meloni, non ha mai pronunciato la parola liberalismo. Figurarsi il termine liberismo. Che però, se si va a pescare nei suoi discorsi degli anni Dieci, precedenti alla presa del potere, qualche volta si trova, accompagnato dall’aggettivo “selvaggio”, in perfetta osmosi semantica con la sinistra comunista.
Ma si legga questo passaggio saliente, riportato dall’Ansa:
“Javier Milei ‘sta portando una vera e propria rivoluzione culturale in una nazione che è sorella dell’Italia, e che come noi condivide l’idea che la politica fatta solo di sussidi porta i Paesi verso il baratro’. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato il presidente argentino Javier Milei sul palco di Atreju, la kermesse del suo partito, FdI. ‘Come noi, Milei sa che il lavoro è l’unico antidoto vero per la povertà’, ha aggiunto Meloni, chiedendo alla platea ‘un grande applauso per il presidente dell’Argentina’ “ (*).
Il lavorismo non è sinonimo di liberalismo. L’etica protestante del lavoro, celebrata da Weber, può essere una componente della concezione liberale, che ne include molte altre: la libertà di impresa , di pensiero e parola, di voto e rappresentanza, di divisione dei poteri, di tolleranza, di uguaglianza dinanzi alla legge, di mitezza penale, diritti civili, eccetera, eccetera. Valori ignoti a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.
Il che spiega la reinvenzione meloniana, riduttiva e ridicola, del liberalismo come lotta contro i sussidi.
Riduttiva, abbiamo già detto. Ridicola, perché non può non far sorridere la guerra ai sussidi di una Giorgia Meloni che fino pochi giorni fa continuava a insultare Elsa Fornero per la sua riforma pensionistica, rivolta invece a contrastare l’idea stessa di pensione-sussidio, non basata sui reali contributi versati (**).
Di liberale e liberista Giorgia Meloni non ha nulla. Resta
inchiodata alla cultura statalista che ha sempre caratterizzato le
posizioni dei fascisti dopo Mussolini, a cominciare dal Movimento
Sociale. Partito nel quale la Meloni ha militato, da lei oggi celebrato
come esempio di purissima democrazia.
Come ci si può fidare di chi non osa neppure pronunciare la parola liberalismo? Insomma di affermare alla luce del sole: “ Sì, io sono liberale”. Certo poi devono sempre seguire i fatti… Ma questa è un’altra storia.
Invece la Meloni glissa, regolarmente, come ieri sera, evocando il lavoro, che tra l’altro è un cavallo di battaglia dei socialisti, dei comunisti, dei cattolici dei sinistra. Che, all’articolo 1 della Costituzione, pretesero la dicitura “Repubblica democratica fondata sul lavoro” e non sulla libertà come invece imponeva e impone la tradizione liberale.
Nonostante ciò per la sinistra Giorgia Meloni balla con Javier Milei il “tango liberista”…
Che dire? Continuiamo a farci del male.
Carlo Gambescia
(**) Qui: https://www.youtube.com/watch?v=1z1e9V63Zzc .
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