venerdì 3 giugno 2022

Ucraina, a cento giorni dall’invasione russa: parole e fatti

 


I fatti sono sempre più duri delle parole. Se i calcoli di Zelensky sono giusti, la Russia a cento giorni dall’invasione russa controlla il 20 per cento dell’Ucraina. Sicché, entro la fine dell’anno, se la tempistica della conquista non cambierà, la Russia potrebbe controllare il 60 per cento dell’Ucraina, per giungere il prossimo anno al 100 per cento.

I “cervelloni” della Nato, come pure i “geniali” strateghi euro-americani delle “sanzioni, che, come si ripete a pappagallo, “faranno effetto entro l’anno”, ne avrebbero di materiale per riflettere. E invece, si continua a cincischiare, sperando che la Russia si stanchi, che Putin muoia di cancro, che i russi si sollevino in nome di un 1917 liberal-democratico.

E intanto in Occidente la situazione economica peggiora, i prezzi dell’energia salgono alle stelle, i bilanci pubblici rischiano il collasso, l’ inflazione corre sempre più veloce.

Siamo davanti a ciò che abbiamo chiamato strategia della lumaca. O se si preferisce un’altra espressione: del prendere tempo, del minacciare a vuoto, nella speranza che i russi ci ripensino e si accontentino del 20-30 per cento dell’ Ucraina.

Gli aiuti militari occidentali sono al minimo, non si dia retta ai dati in materia, imprecisi e confusi, o ai titoli, altrettanto nebulosi dei giornali occidentali. Anche perché, in ogni caso, manca la fondamentale solidarietà sul campo fra truppe Nato e ucraine: un surplus strategico che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta morale e militare. Ovviamente, la Nato – premesso che sarebbe necessaria un’ operazione di trasferimento logistico di truppe dell’Alleanza Atlantica pari alla traversata di Annibale delle Alpi – dovrebbe limitarsi a respingere le truppe russe al di là del confine ucraino. Escludendo ufficialmente, davanti all’Onu, l’uso di armi non convenzionali e qualsiasi volontà di penetrare in territorio russo. Una guerra difensiva in piena regola ma sul campo, per marcare i confini dell’Occidente. Altro che le chiacchiere su missili di Biden con un occhio ai sondaggi d’opinione americani.

Non si vuole questo? Allora si costringa l’Ucraina a cedere.

Ciò che invece non si deve più fare è di rimanere con le gambe zuppe nell’acquitrino del non volere la guerra, senza però volere la pace. In realtà, non c’è volontà di battersi, né, ripetiamo, di costringere l’Ucraina alla resa. Sicché i russi hanno compreso benissimo che l’Occidente lascerà fare, facendo finta di voler fare.

Una tragica buffonata. Il cui conto sarà pagato dal popolo ucraino. Ma anche da quello europeo, prigioniero di una stretta economica sempre più soffocante. Che il popolo russo, abituato a un basso tenore di vita, non teme affatto. E i suoi governanti lo sanno, anzi addirittura se se fanno forti.

Altri cento giorni e mezza Ucraina potrebbe finire sotto controllo russo, pronta per essere russificata. Una nazione sfortunata che vedrà la sua popolazione deportata, secondo il copione già visto all’opera nel 20 per centro dell’Ucraina già conquistato. Copione storico che risale agli Zar.

In realtà, dietro Putin, “l’orco cattivo”, come lo dipingono i mass media occidentali, si scorgono un blocco ideologico-reazionario e una macchina militare lenta ma che cammina, magari piano, ma che cammina.

Pertanto che Putin sia malato di cancro o meno, nulla toglie nulla aggiunge al diesel ideologico-militare russo. Quindi se anche Putin venisse a mancare, la politica estera russa non muterebbe. Anzi, il suo posto potrebbe essere occupato da qualche generale ancora più determinato.

E poi, che razza di strategia politico- militare è quella di attendere la morte di Putin?

Un’ultima cosa. La strategia della lumaca dell’Occidente, favorisce quella disinformazione in cui i russi sono maestri. Un ricorrersi di menzogne e di mezze verità, come ad esempio sullo sminamento del porto di Odessa o sui bimbi ucraini interrogati e deportati (se ci si pensa bene, in Spagna i comunisti russi fecero la stessa cosa con gli orfanelli spagnoli). Un susseguirsi di menzogne, sapientemente studiato, dicevamo, che rischia di incidere, e pericolosamente sul morale degli ucraini e degli europei. Inoltre, se l’opinione pubblica europea mostra qualcosa di più delle classiche prime crepe, quella americana, per ora è contraria a una guerra di terra. Anzi appare completamente ripiegata, diremmo addirittura inginocchiata, su questioni interne.

Però – ecco la verità dei fatti che si vendica – ogni giorno che passa la Russia consolida e accresce le sue posizioni in Ucraina. Alla fine dell’anno, quando le sanzioni economiche, come ripetono i cervelloni della Nato e dell’Ue, dovrebbero dare i primi frutti, si rischia invece che la Russia sia già arrivata a Kiev.

Carlo Gambescia

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