La destra parla di campagne d’odio contro i suoi leader, Meloni e Salvini, ma, rovesciamo il quesito: cosa ha fatto la destra finora per farsi amare? Soprattutto dai liberali.
Si prenda ad esempio una questione come la cultura di genere. Siamo davanti a una filosofia, o se si preferisce un’antropologia culturale. O ancora meglio una visione del mondo, tra le tante, che dice certe cose, che possono essere condivise o meno.
Ora, che fa la destra? Dice altre cose, contrarie.
Però il vero punto qual è? Che sia la sinistra, che propugna la cultura di genere, sia la destra, che vi si oppone, difendono la comune e pericolosa idea, che l’uomo debba essere educato ad essere libero.
In che modo? Puntando sulla visione “etica” dello stato educatore capace di vedere e provvedere alla bisogna, attraverso, leggi, norme, regolamenti, burocrazie, eccetera. Si chiama anche statalismo .
Ora, per capirsi, che la sinistra, ad esempio, in nome della cultura di genere, difenda una certa idea di famiglia e la destra, che invece è contraria, si batta per un’altra, non significa assolutamente nulla. Perché destra e sinistra, difendono la stessa idea di stato etico, interventista ed educatore. Qui è il problema.
Ripetiamo cosa ha fatto la destra per farsi amare? Nulla, perché, resta allineata, come la sinistra, su posizioni illiberali e stataliste. Come può un vero liberale amare chiunque propugni una sola concezione del mondo e voglia imporla attraverso la macchina statale con la scusa di educare il cittadino ad essere libero…
Attenzione però, lo stesso discorso vale per la sinistra, che vuole imporre, un’altra concezione del mondo, opposta a quella della destra, sempre attraverso la macchina statale. Come li si può amare? Diciamo pure che si odiano a vicenda, e per una causa sbagliata.
Pertanto, ogni vero liberale, sulla cultura di genere (sinistra) come sulla non cultura di genere (destra) non deve schierarsi né con gli uni né con gli altri, perché il vero problema non è essere pro o contro, per poi usare lo stato, una volta al potere, come una mazza ferrata per difendere e praticare la propria concezione del mondo: promulgando leggi su leggi al solo scopo, si ripete, di educare i cittadini a un’idea di libertà che comunque rifletterà un’ idea di libertà secondo la visione di una parte politica.
In realtà, i cittadini si educano da soli. Magari, sbagliando, facendo confusione, eccetera. Ma da soli. Senza l’aiuto di nessuno. Perciò si deve essere, a priori, contro lo stato educatore.
Si tratta perciò di delegificare. Oppure, se e quando necessario, depenalizzare. Insomma, di lasciare i cittadini liberi di scegliere, individualmente, che tipo di famiglia farsi o non farsi.
Si deve insomma fuoriuscire dall’ idea dello stato etico, interventista, educatore, progressista o conservatrice che sia.
Ecco, la destra potrebbe farsi amare, non tanto dalla sinistra statalista, ma dai veri liberali, solo fuoriuscendo dal circolo vizioso dello stato educatore che viola la vita privata dei cittadini.
Già sembra di sentire le proteste della destra (“I bambini, i bambini…”) e della sinistra ( “Le comunità arcobaleno, le comunità arcobaleno…”).
Che noia questo mantra dei soliti babbei del “Dov’è lo Stato?”.
Lo stato (rigorosamente con la minuscola) non deve occuparsi di queste cose. Si lascino le famiglie libere di organizzarsi o meno come meglio credono. Che, finalmente, sia permesso tutto quello che non è vietato dalla legge. Ciò significa che meno leggi si fanno più si è liberi. Come pure si diventa più liberi depenalizzando, quando necessario, le leggi esistenti.
Ma per delegificare e depenalizzare, innanzitutto, si deve essere d’accordo, non tanto sul contenuto delle leggi, quanto sulla necessità di cancellare l’idea stessa di stato etico ed educatore.
Accordo che per ora non c’è. Di qui, le cosiddette campagne d’odio, la solita manfrina statalista, eccetera, eccetera. Che noia.
Carlo Gambescia
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