La Turchia ha accettato l’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia. Cambia qualcosa? Una vittoria della Nato?
Ora, oltre al fatto che non sempre ci si può fidare della Turchia e che comunque sia i tempi tecnici saranno lunghi, esiste una questione di fondo: la Nato resta ancorata alla strategia della lumaca, sposata dall’Occidente euro-americano.
Forse è mutato qualcosa sul piano delle intenzioni… Si tentato di far capire a Mosca che, se sfidata, la Nato interverrà. Come dire? L’intenzione c’è. Se sfidata però.
Il punto è che sulla qualità della sfida, cioè, detta alla buona, su quando il vaso sarà colmo, la Nato non si è pronunciata. Tutto è molto vago. Mentre, per ora, la Russia sta esercitando una pressione militare fortissima sull’Ucraina. Il contrario della vaghezza occidentale.
Pertanto la Nato sembra avere accettato, quanto meno a livello di intervento militare, di lasciare che la Russia porti a termine la sua operazione speciale. È vero che l’Ucraina viene rifornita di armi, ma solo per difendersi. Non si pensa, per ora, a nessuna controffensiva. Insomma l’iniziativa è nelle mani dei russi.
L’ idea di fondo è indebolire la Russia attraverso le sanzioni e il contenimento militare sul campo ad opera dell’esercito ucraino. Si faccia però attenzione alla parola contenimento: al momento a livello Nato non emerge alcuna reale volontà di recupero delle province occupate da Mosca. Certo, l’Ucraina può dire ciò che vuole, ma sul piano dei fatti, ripetiamo, non si parla di controffensiva di largo respiro. Che Kiev, senza il sostegno delle truppe Nato, non può assolutamente intraprendere.
La strategia della lumaca della Nato e dell’Occidente si fonda su un' ipotesi piuttosto speranzosa: che la Russia prima o poi, per varie ragioni (militari, economiche, politiche), sarà costretta a fare un passo indietro. Di qui l'idea di attendere che la mela cada dal ramo da sola. Di conseguenza, le regioni contese potrebbero rappresentare preziosa merce di scambio per cominciare a trattare la pace, partendo magari da un cessate il fuoco, seguito da un armistizio, e così via, lungo un circuito finalmente virtuoso.
Il problema è che si tratta di una strategia di lungo periodo, che, a nostro avviso, per ragioni di diversità culturale, accresce il disprezzo e il sentimento di superiorità dei russi verso l’Occidente. Qualcosa che esula dalla sfera militare e che rimanda all’antropologia culturale panslavista che permea – ma diremmo devasta – l’élite moscovita.
Quanto più si lascia l’iniziativa militare ai russi tanto più si favorisce una visione dell’Occidente come imbelle e corrotto. Pertanto la strategia della lumaca non diminuisce l’aggressività russa ma la rafforza.
Si capirà bene che, di conseguenza, l’ingresso della Svezia e della Finlandia nella Nato non può preoccupare la Russia, dal momento che, come gli animali feroci, fiuta, la paura che coglie e trafigge l’Occidente al solo risuonare della parola guerra. Perciò Mosca, per ora, non farà alcun passo indietro.
Un’ultima cosa, la strategia della lumaca, implica un’altra aggressione , ma interna, che l’Occidente, infligge a se stesso: quella al tenore di vita. Attendere che la Russia si stanchi imporrà sacrifici sui consumi che i popoli euro-americani – a differenza dei giapponesi (forse) – non sono in grado di sopportare.
Pertanto la strategia della lumaca ricorda la famosa spada a doppio taglio: nel senso che può portare vantaggi iniziali, ad esempio nessuna perdita occidentale sul campo, insieme però a conseguenze negative di lungo periodo, come le gravi proteste sociali che potrebbero essere sfruttate dai partiti filorussi, soprattutto in Europa, per un cambio di regime e di alleanze politiche.
Concludendo, non si confonda l’euforia politica e mediatica sull’ingresso di Svezia e Norvegia nella Nato, con la dura e cruda realtà dell’assenza di qualsiasi iniziativa sul campo militare. È vero che si è parlato ieri di portare le forze Nato a trecentomila uomini, neppure fossero due, tre milioni… In realtà, per ora sono solo parole.
Comunque sia, si tratta di una misura di dispiegamento militare che richiede tempi organizzativi non brevi. E che quindi si sposa perfettamente con la strategia della lumaca. Capito, l’antifona?
Carlo Gambescia
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