mercoledì 15 giugno 2022

La tela di Draghi

 


Draghi si muove molto. Ora è in Israele. Incontri ad alto livello. Evoca  megaprogetti  per sottrarsi  al condizionamento energetico (in realtà ricatto) russo. Che però  impongono tempi lunghi… Ripete per ogni dove che bisogna portare Russia e Ucraina al tavolo della pace e includere nella famiglia europea l’Ucraina.  Cose, in verità,  molto generiche.

Sul punto dell’inclusione  sembrano essere  d'accordo  anche Macron e  Scholz.  L’ingresso in Europa – i cui termini non sono però  ancora definiti –   potrebbe essere merce di scambio per convincere Kiev a cedere le province invase  dalla Russia. Infatti, si parla di una prossima  visita a Kiev  dei tre uomini politici, dal comune sentire liberalsocialista e contrattualista.   Non c’è ancora data sicura però.

Inoltre Draghi, in luglio,  sembra voglia  recarsi ad Ankara:  tenterà, si dice,  con l’appoggio turco e israeliano di sbloccare  la cosiddetta guerra del grano.  In che modo? Ancora non è noto.

Lo studio della metapolitica  insegna che l’attivismo diplomatico può essere di due tipi: propagandistico e reale. In realtà,  spesso, gli stessi attori politici  non si rendono conto del piano sul quale si stanno muovendo: la linea divisoria tra realtà e  sogni,  diciamo pure tra mezzi e fini,  è sempre molto sottile.   Va però notato che la diplomazia, quella che produce risultati,  è sempre segreta.  Difficilmente finisce sulle prime pagine dei giornali e dei telegiornali.

La svolta  cinese di Nixon e Kissinger  – il famoso viaggio in Cina –  venne preparata attraverso abboccamenti tenuti accuratamente nascosti.  L’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale  fu il portato di protocolli  segreti.   La spartizione di Jalta dell’Europa orientale e centrale fu frutto di accordi segreti, decisi addirittura al momento.  Per non parlare della Quarta spartizione della Polonia approvata  in segreto da Molotov e Ribbentrop.  E potremmo continuare.

Piaccia o meno,  il segreto  in diplomazia è essenziale.

Sotto questo profilo Draghi sembra lavorare alla luce del sole. “Sembra”, perché è impossibile  che non siano in corso anche trattative segrete.

Comunque sia, in che cosa consiste la tela  di Draghi? Nel convincere, come dicevamo, l’Ucraina a cedere alle rivendicazione russe. In cambio,  sarebbe ammessa in Europa, magari con uno statuto speciale, per non scontentare i russi. Quanto all’ingresso nella Nato, sarebbe rinviato a tempo indeterminato.

Tuttavia  per tessere  la sua tela – opera  certosina probabilmente  condivisa da Macron  e  Scholz –  Draghi  avrebbe   bisogno del consenso degli Stati Uniti. Che potrebbe giungere come non giungere.

La diplomazia americana, non solo  sotto Biden, sembra procedere a tentoni. Però il silenzio di questi giorni  del Presidente   potrebbe essere un silenzio assenso.  Oppure potrebbe  coprire l’opera della  diplomazia segreta americana che in concorrenza con la diplomazia italiana, francese e tedesca Italia  si muove  nella stessa direzione europea. Quale?   Di una ricomposizione fondata –  per dire le cose come sono – sulla spartizione dell’Ucraina tra Occidente euro-americano e  Russia.

Il vero punto della questione  è come convincere russi e ucraini. I russi fin dall’inizio dell’invasione hanno conservato l’iniziativa  e   non vogliono assolutamente  perderla.  Gli ucraini, a loro volta,  sebbene provati, per ora non sembrano decisi a cedere.

La riprova  che la pace sia  lontana, o comunque non dietro l’angolo,  è rappresentata dal perdurante atteggiamento di   neutralità di Papa Francesco. Che,  se avesse fiutato la svolta, avrebbe subito cercato, di farla propria. La volontà di riconoscimento di Papa Francesco non è inferiore a quella di Draghi.

Draghi, allora, avrebbe più fiuto di Papa Francesco?  Difficile dire. Perché qui ritorniamo a quel discrimine tra realtà e sogno: tra la voglia di riconoscimento di Draghi (l’uomo  è ambiziosissimo)  e i pochi  mezzi deferenziali  a disposizione (la Russia non riconosce   a Germania e Francia il titolo di pari interlocutore, figurarsi all’Italia…).

Concludendo,  miracoli a parte,  la tela di Draghi, non sembra molto consistente. Perciò, il suo attivismo potrebbe essere solo propagandistico, magari  a uso e consumo  della politica interna . Nel senso di guadagnare meriti come perfetto statista e  uomo di pace, da investire sul mercato politico italiano.

Malo hic esse primus quam Romae secundus ? In realtà, non sembra un comportamento da Draghi. Come detto, uomo assetato riconoscimenti. L’ambizione fatta persona.

Vedremo

Carlo Gambescia

Nessun commento: