domenica 26 giugno 2022

I tre pacifismi e l’impoliticità dell’Occidente

 


In Occidente, il pacifismo, nel senso di una dottrina sociale che ritiene basti porgere l’altra guancia, ha radici cristiane nel Sermone della Montagna.

Alcuni studiosi sostengono che Gesù si riferisse al nemico privato e non pubblico.Purtroppo ciò che conta dal punto di vista storico e sociologico resta l’interpretazione in chiave esclusivamente pacifista che nei secoli ne è stata data.

A dire il vero, al pacifismo cristiano va ricondotto il concetto di guerra giusta, nel senso di una guerra difensiva, per contrastare l’ aggressore. Concetto dilatatosi, come nel caso delle Crociate, fino al punto di presentare la guerra crociata, come guerra difensiva, con caratteri liberatori, dall’espansionismo islamico, all’epoca a dire il vero già in fase di parziale riflusso.

L’Illuminismo moderno, nella sua versione utopistica, ha recepito la lezione cristiana, laicizzandola. Di qui, il progetto di un paradisiaco mondo privo di guerre, già nell’ “al di qua”.

La guerra, piaccia o meno, risponde ad altre logiche: logiche di potenza e di inimicizia mortale, che nulla hanno a che vedere con i disegni morali, seppure nobili, del cristianesimo e dell’illuminismo utopistico.

Ovviamente esistono varie tipologie di pacifismo. Se ne possono distinguere tre.

Il pacifismo cristiano e illuminista rientra nell’alveo del pacifismo altruistico. Nel senso che la pace è un fine, non un semplice mezzo per perseguire altri obiettivi. Si punta realmente al miglioramento del genere umano e vi si crede sinceramente. Se la politica, rinvia a potenza e inimicizia, il pacifismo altruistico rimanda alla fragilità umana e all’ amicizia. Nella migliore delle ipotesi il pacifismo altruistico è impolitico, nel senso di imprudente; nella peggiore, antipolitico, perché si oppone alle regolarità della politica, anzi, addirittura si propone di “abolirle”.

Il pacifismo utilitaristico rimanda invece a una concezione del pacifismo come mezzo, per perseguire o difendere altri fini. Si ritiene la guerra non un male in sé, come nel caso del pacifismo altruistico, ma come fenomeno che va giudicato sulle base delle conseguenze. Di qui i calcoli per stabilire i vantaggi e gli svantaggi dell’ intraprendere una guerra. Quindi si respinge non la guerra in quanto tale, come nel caso del pacifismo altruistico, ma una determinata guerra, che può essere utile o meno. Il pacifismo utilitaristico non è impolitico né antipolitico, come pure politico. Il suo carattere dipende dalle circostanze e dall’utilità che si può trarre o meno dal fare o non fare una guerra.

Esiste poi un terzo tipo di pacifismo, quello strumentale, di tipo propagandistico, che viene usato per giustificare la guerra agli occhi del mondo. Ci si presenta come difensori del pacifismo altruistico, e nemici di qualsiasi calcolo, legato al pacifismo utilitaristico. In genere, il pacifismo strumentale è usato dagli stati aggressori per giustificare l’aggressione. Sotto questo aspetto il pacifismo strumentale è squisitamente politico, perché serve a nascondere una politica di potenza, cioè l’idea che la guerra sia la prosecuzione della politica con altri mezzi.

Per capire meglio questa tripartizione quale migliore esempio dell’invasione russa dell’Ucraina?

L’Occidente euro-americano, piuttosto indeciso sulla  linea strategica (parola grossa…), è diviso al suo interno tra pacifismo altruistico e utiitaristico. La Russia ha invece giustificato l’ invasione ricorrendo al pacifismo strumentale.

In questo modo però sembra che nessuno voglia fare la guerra e che tutti siano dalla parte dei grandi ideali di pace. Come orientarsi?

Intanto, individuando l’aggressore: la Russia. Quindi il pacifismo russo è decisamente strumentale: Mosca parla di pace ma vuole cancellare l’Ucraina.

Quanto all’Occidente, sembra che al momento prevalga il pacifismo utilitaristico: si punta sulla pace solo perché si ritiene la guerra non sufficientemente rimunerativa, sotto vari profili (sociale, economico, morale). Di qui, l’ uso strumentale del pacifismo: si parla di pace, ma non si fa nulla perseguirla.

Qui va fatta una puntualizzazione: cosa significa non fare nulla per perseguire pace? Vuol dire, piaccia o meno, rifiutarsi di fare la guerra per imporre, una volta vittoriosi, la pace. Di conseguenza, ci si nasconde dietro il pacifismo altruistico, attardandosi però nei calcoli…Un atteggiamento decisamente impolitico, per alcuni addirittura antipolitico.

Pertanto nella migliore delle ipotesi il pacifismo occidentale è impolitico, mentre quello russo è politico. Il che significa che la Russia ha la forma mentis giusta per affrontare questa guerra e forse per condurla vittoriosamente a termine. Mentre l’Occidente cincischia, indeciso a tutto, blaterando di pace, davanti chi, come la Russia, parla di pace, facendo però la guerra.

Sul punto specifico si può dire che la Russia mette abilmente a frutto le radici pacifiste-crociate del cristianesimo, essendo estranea all’illuminismo, non solo utopistico. Per contro l’Occidente resta invischiato nell’illuminismo utopistico, come pure nel pacifismo utilitaristico.

Sicché la Russia attacca, mentre l’Occidente tentenna, prigioniero della sua impoliticità.

Carlo Gambescia

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