venerdì 24 giugno 2022

L’Ucraina, l’Europa e il “Generale Tempo”

 


Che Ucraina e Moldavia abbiano incassato il sì del Consiglio Europeo allo status di  nazioni “candidate” all’Ue è comunque un fatto positivo. Che L’Unione dipinga la cosa come un fatto storico, addirittura epocale, rientra nella guerra delle parole in corso con la Russia per propagandare l’ immagine dell’Ue come unita, compatta e quant’altro.

Va però detto che Mosca aveva già fatto trapelare da giorni, mettendo le mani avanti, che non scorgeva alcun pericolo nell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.

In realtà, Mosca ne è infastidita. Però, dal momento che serviranno alcuni anni per l’incorporazione (come osservava malignamente sul “Messaggero” il furiere Prodi: il “Capitano Doppio Bollo”, dell’Unione Europea, non proprio impopolare in Russia), non si può parlare di svolta storica, come invece pretende Ursula von der Leyen.

In realtà, il problema fondamentale è rappresentato dalle armi. Quanto più l’Ucraina si arma, tanto più per la Russia le cose rischiano di complicarsi.

Tuttavia – ecco il punto fondamentale – non si riesce ancora capire se l’Ucraina riceva ciò che chiede e con continuità. Probabilmente, la Russia scatenerà un’offensiva estiva nella parte orientale del paese, e solo in quel momento si scoprirà se i rifornimenti di armi all’Ucraina sono stati accurati e costanti. Sul punto siamo piuttosto pessimisti.

Un passo indietro. Si è parlato di una Russia con il “freno tirato”. Per alcuni osservatori, in genere filorussi, si tratta di una scelta voluta per non “vincere troppo” e così evitare di allargare la guerra. Insomma, buon senso russo o semplice spirito pratico.

Per altri osservatori, alcuni neutrali, altri filo-occidentali, la Russia mostra invece di non essere all’altezza di una guerra di aggressione, per ragioni storico-organizzative legate al secolare scollamento tra Russia legale e reale. Che spiega la diffidenza, con conseguenze negative sul campo, che regna sovrana tra élite politiche e stato maggiore, tra stato maggiore e quadri intermedi, e tra ufficiali e truppa.

Chi ha ragione? Difficile dire.

Come umili sociologi, non esperti di strategia militare, riteniamo però che se offensiva estiva vi sarà, sarà decisiva per la durata delle guerra. “Durata”,  il lettore prenda nota della parola.

Se i russi non riusciranno a “sfondare”, in modo definitivo, quanto meno nelle regioni che reclamano, la guerra rischia di prolungarsi “almeno” fino alla primavera del 2023.

Va perciò ammesso che il sì alla candidatura Ue può “fare morale” tra i soldati ucraini. Però non può bastare. Perché servono armi, armi, armi, per resistere, resistere, resistere. Insomma, non crediamo bastino i quattro lanciarazzi Himars americani inviati a ridosso di una possibile offensiva russa.

Mai come in questo momento si tocca con mano la mediocre strategia della lumaca dell’Occidente euro-americano cui abbiamo più volte accennato (*).

Detto in altri termini: con l’invio di armi adeguate l’Ucraina potrebbe riprendere addirittura l’iniziativa e costringere la Russia a fare un passo indietro.

O meglio, l’Ucraina “avrebbe potuto”… Perché l’Occidente cincischia, fin dall’inizio dell’invasione russa, nascondendosi dietro il rischio di una guerra atomica, che nessuno nega per carità.

Perciò dal punto di vista militare, di un’offensiva ucraina, potrebbe essere già tardi. Infatti, “per evitare l’apocalisse”, come si ripete a Bruxelles e Washington, si è lasciata l’iniziativa ai russi, rischiando così, come dicevamo, che la guerra si prolunghi. A quale prezzo però ?

In realtà, il rischio atomico attiene più alla retorica politica, in particolare pacifista, che alla realtà politica. Nessuno nega che pericolo non vi sia. Però, ogni giorno di guerra che trascorre la situazione economica si complica, il dissenso dei partiti filorussi europei cresce, senza che la spesa pubblica possa fermarlo. Mentre la Russia che non ha problemi di opposizione interna può tirare il fiato e riorganizzarsi, come sta accadendo.

Insomma, bisogna distinguere tra rischio atomico come risorsa politica all’interno della normale dinamica tra minaccia, decisione, scambio, e rischio atomico come concetto millenarista, che pretende di non fare conti con la normale dinamica politica di cui sopra. Per capirsi: il pacifista è un pessimo giocatore di poker.

Il succo del nostro discorso è che la Russia, pur con i suoi problemi di “scollamento” storico, gode di maggiore coesione, seppure in chiave coattiva, dello schieramento occidentale. Ma al tempo stesso, per tornare alla metafora del poker, a causa sempre dello “scollamento storico”, non può andare oltre la coppia, al massimo la doppia coppia…

Quindi il quadro reale della situazione crediamo sia questo: il “Generale Tempo”, cioè il fattore tempo, soprattutto se l’Occidente non invierà armi a sufficienza, rischia di giocare a favore della Russia. Con gravi ripercussioni sul fronte interno, ucraino ma anche europeo.

Infatti, la crisi economica crescente, rischia di spostare l’equilibrio politico interno dei paesi Ue dalla parte dei partiti filorussi. Ciò però significa pure, per tornare alla metafora pokeristica, che si dovrebbe andare a scoprire le carte: allo showdown.

Tradotto: servirebbe una forte offensiva ucraina in grado di respingere i russi se non ai confini, molto indietro. O comunque sia, per metterli alla prova. Quindi occorrono armi (saremmo quasi tentati di dire, occorrevano…). E invece che si fa? Si mandano quattro lanciarazzi, permettendo che i russi preparino la loro.

Idioti.

Carlo Gambescia

(*) Qui ad esempio: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/ucraina-loccidente-e-la-strategia-della-lumaca/

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