martedì 21 giugno 2022

Morire per Danzica? Pardon Kaliningrad?

 


Per i russi l’invio di beni e merci “sanzionati” a Kaliningrad è da Russia a Russia, per la Lituania, passa invece sul territorio lituano, quindi Ue, di qui l’applicazione delle sanzioni economiche. I russi, parlano di violazione di un precedente trattato, i lituani invece asseriscono di attenersi ai deliberati Ue.

Come si può capire di materia per un scontro non solo politico, se ne può trovare a sufficienza. Anche perché la Russia, senza perdere tempo, con la sua tradizionale prepotenza, minaccia immediate contromisure militari. Del resto Kaliningrad, già Königsberg, ex Prussia, patria di Kant, autore di un trattato sulla pace perpetua, oggi è una ridente città russa armata fino ai denti con testate nucleari che possono raggiungere Berlino.

Non crediamo che l’Ue, in sede di Consiglio dei Ministri degli Esteri, si spingerà fino in fondo nell’appoggio alla Lituania. Si troverà qualche scappatoia per accontentare Mosca, anche a costo di umiliare Vilnius. Del resto, cosa comica e tragica al tempo stesso, come ha risposto di primo acchito l’Ue alla minacce militari russe sulla Lituania? Approfondiremo gli aspetti legali… Puro militarismo…

Al di là delle chiacchiere si ha grande timore della Russia, soprattutto, cosa che non si dice, del suo essere capace di tutto: di mentire, di uccidere, di affamare. Parliamo di un paese in cui gli oppositori e i nemici vengono sistematicamente avvelenati o assassinati, come accaduto a non pochi giornalisti.

Sui mass media occidentali si evita, per non irritare i russi, di parlarne: ma le popolazioni civili ucraine del Donbass se vogliono mangiare e seppellire i propri morti, devono chiedere la cittadinanza russa (*).

Non è prudenza, quella Europea, ma pura e semplice vigliaccheria. Quindi il comportamento di Vilnius rappresenta una nota stonata, come Zelensky in maglietta verde militare…

La Russia è perfettamente consapevole di essere temuta e ne approfitta umiliando quotidianamente gli europei, con minacce e insulti. Inoltre la Russia può contare su una quinta colonna in Occidente rappresentata da quelle forze politiche, a destra come a sinistra, che evocando i principi del pacifismo favoriscono la sfacciataggine russa.

A chi scrive Macron non piace, però Marine Le Pen è filorussa e Mélenchon pacifista. Non c’è di che essere allegri. Anche in Italia non si scherza: il pacifismo del Movimento Cinque Stelle, contrario all’invio di armi, rende più facile la vittoria russa. Per non parlare di Salvini, su posizioni apertamente filorusse. Come del resto non convince l’atteggiamento di Giorgia Meloni, che in tre mesi è passata dalle dure critiche agli Stati Uniti all’ Atlantismo più smaccato.

Sembra incredibile, basterebbe dare un’occhiata alla carta geografica, eppure, tesi abbastanza condivisa quanto meno presentata come degna di essere presa in considerazione, si parla, nei circoli pacifisti europei,  di un’ aggressione Nato alla Russia, che ne avrebbe provocato la giustificata reazione.

Insomma, da un lato c’è il paese dagli undici fusi orari, la Russia, un dinosauro ideologico armatissimo, dall’altra l’Ucraina, una specie di Topo Gigio, assetata di libertà e coccole di benessere, che fa quel che può sul campo, eppure si tende a mettere sullo stesso piano la piccola Ucraina e la grande Russia.

L’appoggio dell’ Occidente, minimo sul piano militare, però ovviamente amplificato per ragioni propagandistiche dai russi, finora ha consentito all’Ucraina di non crollare. Tutto qui.

Si noti anche il silenzio o quasi di Biden nelle ultime due settimane. Silenzio che ha lasciato campo libero alla disinformazione russa. Tra l’altro, le repliche euro-americane alle menzogne russe sono sempre tardive e in ordine sparso. Manca, una vera e propria macchina contro-propagandistica dell’Occidente. Si noti, come si sono abbassati i toni sugli eccidi russi durante la ritirata da Kiev. Non si sa mai. Meglio “non umiliare” la Russia… Per inciso, la nobile necessità di non umiliare il nemico, riguarda il nemico sconfitto, e in ginocchio, non il nemico in piedi e per giunta vittorioso o quasi.

Si spera che la Russia – ecco la pseudo strategia degli Stati Uniti condivisa anche dall’Europa – si accontenti del Donbass. E che di conseguenza, una volta raggiunto l’obiettivo, tutto torni come prima.

In realtà, più la Russia si rende consapevole dell’ enorme capacità di intimorire l’Occidente, più Mosca sposta verso l’alto l’asticella della sfida e della posta in gioco. Per lo spirito russo di conquista  e dominazione, il crescente timore dell’Occidente euro-americano di battersi, rappresenta una specie di assegno in bianco.

Da notare infine, come la propaganda pacifista europea presenti l’Ucraina alla stregua di una scheggia impazzita che vuole attentare alla pace. Capito? Per dirla alla buona, l’Ucraina si deve far derubare senza neppure aprire la bocca e gridare al ladro. Lo stesso metro ora viene esteso alla Lituania, che osa sfidare la Russia. Sulla stampa pacifista e filorussa europea si parla di ” falchi” lituani. Capito? I falchi di San Marino… Che vergogna.

Del resto – corsi e ricorsi – perché Europa e Stati Uniti dovrebbero morire per Danzica, pardon Kaliningrad?

Carlo Gambescia

(*) “Solo chi rinuncia al passaporto ucraino e prende quello russo ha diritto a qualche miglioramento della sua misera condizione”. Così a Mariuopol. Cfr. V. Sabadin, Colera e brodo di piccione così si vive a Mariupol dopo la caduta dell’Azovstal, “Il Messaggero” 19/6/2022, p. 5.

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