giovedì 23 giugno 2022

Mosca e la guerra delle valute

 


Sarebbe interessante sondare la preparazione dei consiglieri economici di Putin.

Per una semplice ragione. Quale? Che l’idea di creare una nuova valuta di riserva internazionale,  basata sulle monete dei paesi membri del gruppo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), in aperta funzione  antidollaro  e antieuro, è ridicola.

Che Mosca punti su un’idea del genere trova conferma nel messaggio inviato da Vladimir Putin ai partecipanti al forum economico dei cinque paesi, che si aprirà domani (*).

L’insipienza del “pensiero economico” russo sconfina nel ridicolo: perché, a parte lo yuan, le altre valute che dovrebbero far parte del “paniere alternativo” sono altamente volatili, rublo per primo. Quindi la guerra economica al dollaro e all’euro sarebbe destinata al fallimento, anche ammessa e non concessa la capacità della Russia di convincere i suoi partner a sposare una causa persa in partenza. Perché in economia l’unione della debolezza economica non fa la forza. Insomma, la sommatoria dell’instabilità monetaria mai darà la stabilità monetaria. Perciò gli economisti che consigliano Putin non conoscono neppure l’ ABC della scienza economica.

Ovviamente, quel che è ridicolo, non significa che non sia pericoloso. In primis, per i popoli dei Brics, in secundis per la pace mondiale. La guerra delle valute, per i russi, è una anticipazione della guerra vera e propria. Un tentativo, di stremare l’Occidente, per poi aggredirlo militarmente.

Si dirà, ma allora le sanzioni dell’Occidente? Una cosa è ragionare di sanzioni per prevenire la guerra, perché si crede nei valori della pace, della libertà economica e politica. Un’altra, puntare sulla guerra economica, come in Russia, quando si è imbevuti di valori militaristi, nazionalisti e tradizionalisti.

Si rifletta sul seguente punto. La Russia, dopo il 1991, ha perso un’occasione d’oro per trasformarsi in paese moderno, liberale, aperto, capace di far crescere il tenore di vita della sua popolazione. Detto altrimenti: di vendere frigoriferi, automobili e personal computer russi, non solo ai russi, ma anche agli occidentali.

Parliamo di un paese ricchissimo, che potrebbe tuttora competere pacificamente, e che invece continua a mostrarsi privo di quello spirito capitalistico che ha trasformato, e in meglio, l’umanità.

Uno spirito sposato invece, tra l’altro liberamente, dai paesi dell’Europa orientale, dominati in passato dalla Russia. La crisi ucraina non è altro che il portato finale o quasi di un conflitto che ha le sue radici nel rifiuto russo, per scelta e/o incapacità, della moderna società liberale.

Ciò significa che la “guerra delle valute” non è altro che un disperato tentativo di sfuggire alle proprie responsabilità ed errori dopo il 1991. In che modo? Puntando sul nazionalismo armato ed economico, o peggio ancora sull’autarchia di un aggressivo bellicismo pseudo imperiale.

Una scelta autolesionista (come del resto le decisioni di invadere l’Ucraina e tenere sotto minaccia i paesi dell’ex Patto di Varsavia) che allontana ancora di più la possibilità del popolo russo di migliorare le proprie condizioni sociali.

Se ci si perdona la brutta metafora, le mancate nozze con lo spirito capitalistico e liberale hanno provocato la riaffermazione di un nazionalismo rozzo e brutale che in questi mesi sta dando il peggio di se stesso.

Ovviamente, in Occidente, il bellicismo russo, è portato sugli altari dagli eredi degli sconfitti del 1945, come pure dai populismi e dai neocomunismi antiliberali, anticapitalisti e antiamericani. Sicché l’idea di creare una nuova valuta di riserva internazionale, basata  sulle monete dei paesi membri del gruppo Brics,  in  funzione antidollaro e antieuro, è da costoro giudicata in modo entusiastico: il capolavoro di una scienza economica “nazionale”, anzi addirittura “imperiale”, come si diceva ai tempi del Terzo Reich.

Per inciso, e per usare un termine giornalistico, il fasciocomunista, in particolare europeo, pur di uscire dall’odiato sistema liberal-capitalista, porrebbe subito l’euro al servizio del rublo. Pertanto ogni vittoria elettorale delle destre europee contigue ai circoli politici russi costituisce un’ autentica minaccia sistemica.Perciò attenzione.

La Russia, così come ora si autorappresenta, è un pericolo reale per la pace mondiale. Probabilmente lo è più oggi che in passato, quando a Mosca comandavamo i comunisti. Allora esistevano i veli dell’internazionalismo a sfondo pacifista (molto a sfondo…) e del pragmatismo di stampo leninista.

Invece, una volta caduto il comunismo, per parafrasare Marx, è tornata a galla tutta la merda tradizionalista, nazionalista e militarista. E ora sono guai per tutti.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.adnkronos.com/putin-pensa-a-moneta-comune-anti-dollaro_3O4rTMDi7p7ep8Dv2M778K .

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