venerdì 10 giugno 2022

Piero Ignazi, un liberale a singhiozzo

 


Piero Ignazi su “Domani” spezza una lancia in favore della libertà di pensiero, deprecando le cosiddette liste di proscrizione mediatiche nei riguardi dei filo-putiniani.

Il succo del suo discorso è il seguente: armiamo l’Ucraina, però non siamo in guerra con la Russia, “non siamo co-belligeranti”, quindi perché non garantire la libertà di espressione di chi non la pensa come noi? Ma lasciamo la parola a Ignazi.

«La superficialità e pochezza della nostra cultura politica liberale si è di nuovo manifestata nella vicenda del concorso internazionale di violino organizzato a Gorizia. Prima sono state escluse le candidate russe. Poi, nel goffo tentativo di rimediare allo sproposito, gli organizzatori hanno fatto ancora di peggio. Hanno chiesto loro una pubblica abiura del regime putiniano.
Siamo alla richiesta di auto da fé, di capi cosparsi di cenere per espiare le colpe del proprio stato. Nemmeno dopo la seconda guerra mondiale era prevalsa l’idea della colpa collettiva del popolo tedesco per le nefandezze hitleriane.
Primo Levi lo aveva espresso limpidamente scrivendo al suo editore tedesco: «Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è, ma per il gruppo a cui gli accade di appartenere». Dobbiamo aggrapparci a queste riflessioni per recuperare senso della misura e convinzione nei nostri principi» (*).

Ignazi ha ragione. Però dovrebbe fare un passo indietro. L’idea della censura mainstream ha avuto un enorme sviluppo nel periodo dell’epidemia, pardon pandemia, attraverso la colpevolizzazione di qualsiasi forma di dissenso sui criteri illiberali di una vaccinazione di massa degna di uno stato autoritario, per alcuni addirittura totalitario. Al riguardo, la collaborazione dei mass media è stata pressoché completa. E ora, in occasione dell’invasione russa dell’Ucraina, si tenta di replicare un copione purtroppo conosciuto.

Si dirà che due anni fa si rischiava l’estinzione, e che quindi ridurre al silenzio ogni opposizione era più che giustificato. Mentre, ora, la situazione è completamente differente perché i russi, come coloro che in Italia difendono l’aggressione russa, non possono essere ritenuti responsabili delle devastanti decisioni di un governo, peraltro, come si ripete, nelle mani di un dittatore.

Insomma, da un lato la lotta contro il male assoluto: la sparizione della razza umana, l’epidemia; dall’altro la lotta contro il male relativo: Putin, un specie di buffo dittatore chapliniano.

Qualcuno potrebbe sospettare che stiamo menando il can per l’aia, perché Ignazi, non fa alcun riferimento all’epidemia, pardon pandemia.

Ecco, proprio questa  strana dimenticanza, dovrebbe invece far riflettere sulla reale genuità del liberalismo di Piero Ignazi. Tipico di certa sinistra liberalsocialista del due pesi due misure, che si appella all’etica dei principi quando non disturba o contrasta con lo stato etico: lo stato onnipresente che pretende di sapere ciò che è bene per ogni cittadino. Ad esempio, sì al vaccino anticovid, no al vaccino antiPutin. Insomma, un liberalismo a singhiozzo.

Si noti però un dettaglio. Secondo Ignazi non saremmo in guerra, “non siamo “co-belligeranti”, quindi non si capisce perché si debba punire il dissenso. Giustissimo. E in caso di guerra? Di co-belligerenza? Allora sarebbe permesso mettere sotto chiave i filoputiniani? Copione Covid?

Ignazi, non risponde, se non buttando lì due esempi di rispetto della libertà di pensiero: 1) quello degli obiettori britannici. Che, cosa che non dice, fecero comunque il loro dovere contro i tedeschi, lavorando nel servizio civile; 2) quello delle manifestazioni comuniste in Italia pro Stalin, comunque permesse, durante la Guerra Fredda. Non ci risulta però che siano state vietate manifestazioni pubbliche pro Putin. Le ultime risalgono allo scorso maggio.

Concludendo, un principio di libertà o vale sempre o non vale mai. Estinzione o non estinzione, guerra o non guerra, la libertà di vaccinarsi o meno ha lo stesso valore della libertà di sposare o meno le posizioni di Putin. Si chiama, ripetiamo, etica dei principi. E per ogni liberale, vero liberale, deve essere sacra. E non va mai confusa con lo stato etico della filosofia liberalsocialista.

Sul punto Ignazi  glissa. I conti non tornano.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/quanto-ci-sta-cambiando-la-guerra-in-ucraina-e-la-reazione-alla-russia-gojty6y1 .

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