Quel “grande uomo” di Giuseppe Conte
L'Italia di Sandra Milo
Il "film" di Sandra
Milo incatenatasi in guanti davanti a Palazzo Chigi (*), in difesa dei lavoratori autonomi dello spettacolo (che,
poverini, non avrebbero ricevuto il
contributo straordinario Covid-19), rappresenta la perfetta metafora di un’Italia piagnona, ma con un occhio solo. Perché quello aperto è rivolto verso il potere. Una
metafora che ha il suo culmine nella Milo che all'uscita, una volta ricevuta, dipinge Giuseppe Conte come un “grande uomo”. Giusto, dopo la recita, pure l'inchino.
Lo
spettacolo… Un settore che come tanti altri vive di sovvenzioni. E che invece
di affrontare a viso aperto la sfida della creatività chiede soldi pubblici: attori, registi, tutti imprenditori
culturali di se stessi, autonomi sì, ma con i soldi dello Stato... Roba da vergognarsi. E
invece si protesta. Ci si incatena…
Si
parla molto in questi giorni del “dopo-Covid”.
Di come l’epidemia, anzi la pandemia
come dicono i virologi noleggiati dai populisti, abbia cambiato gli italiani, eccetera, eccetera.
Ne
siamo proprio sicuri? In realtà, come
mostra la protesta della Milo, gli italiani
non sono mutati, sono i piagnoni di
sempre, che proprio questa mattina - basta sfogliare i giornali - si stanno accapigliando sulle vacanze. Evidentemente, i soldi girano. In un’ Italia
alla fame nessuno si preoccuperebbe di Ferragosto.
Un
passo indietro. Perché, in fondo, meravigliarsi degli attori? Anche i dentisti, altri lavoratori autonomi, in marzo hanno chiesto il bonus... Poverini...
Paese
senza vergogna. Che “grande uomo” Conte… Certo, il Signore delle Mance… “Giri a
sinistra Dotto’ ”, ora a destra, grazie Dotto’ "…
Carlo Gambescia
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