giovedì 28 maggio 2020

Quel  “grande uomo” di Giuseppe Conte
L'Italia di Sandra Milo


Il  "film"  di  Sandra Milo  incatenatasi in guanti davanti a Palazzo Chigi (*),  in difesa dei lavoratori autonomi dello spettacolo (che, poverini, non avrebbero  ricevuto il contributo straordinario  Covid-19), rappresenta la  perfetta metafora di un’Italia piagnona,  ma con un occhio solo.  Perché quello aperto è rivolto verso il potere. Una  metafora  che  ha il suo culmine  nella  Milo che all'uscita,   una volta ricevuta,   dipinge   Giuseppe  Conte come  un “grande uomo”. Giusto,   dopo la recita, pure l'inchino.  
Lo spettacolo… Un settore che come tanti altri vive di sovvenzioni.  E che  invece di affrontare a viso aperto la sfida della creatività  chiede soldi pubblici: attori, registi, tutti  imprenditori culturali di se stessi,  autonomi sì,  ma con i soldi dello Stato...  Roba da vergognarsi.  E invece si protesta. Ci si incatena…
Si parla molto in questi  giorni del “dopo-Covid”. Di come l’epidemia, anzi la  pandemia come dicono i virologi noleggiati dai populisti,  abbia  cambiato gli italiani, eccetera, eccetera.
Ne siamo proprio sicuri?  In realtà, come mostra  la protesta della Milo, gli italiani non sono mutati, sono  i piagnoni di sempre, che proprio questa mattina -  basta sfogliare i giornali -  si stanno accapigliando sulle vacanze.  Evidentemente, i soldi girano. In un’ Italia alla fame  nessuno si preoccuperebbe di Ferragosto.
Un passo indietro. Perché, in fondo, meravigliarsi degli attori?  Anche i  dentisti, altri lavoratori autonomi,  in marzo  hanno chiesto il bonus... Poverini...
Paese senza vergogna.  Che  “grande uomo”  Conte…  Certo, il Signore delle Mance… “Giri a sinistra Dotto’ ”, ora a destra, grazie Dotto’ "…

Carlo Gambescia   


Nessun commento: