sabato 23 maggio 2020

La casella Fb dei messaggi filtrati
Perché  cercarsi ancora a distanza di  anni?

Quasi mai presto attenzione  ai messaggi filtrati della  mia casella di posta su Facebook.  A volte passano molti mesi… Anche perché,  di regola, si ricevono messaggi stravaganti  dalla proposta finanziaria, alla richiesta di aiuto, dal video sgradito   all’ invito  a sfondo sessuale.  
Alcuni giorni fa però ho trovato  nella mia casella  il  messaggio, che era lì da più di un mese,  di una persona che un tempo frequentavo. Desiderava sapere come stavo, sentirmi, eccetera, eccetera.    
Che dire?  La gente comune sembra non  comprendere  che la vita relazionale  ha natura ciclica, inizia e finisce.  Perché si sta insieme, ci si frequenta, eccetera, eccetera?   Per  legami familiari, di amicizia, di lavoro. Tradotto: per ambiente, piacere, interesse.  Sono situazioni sociali che nel corso della vita biologica degli essere umani mutano:  si esce di casa, si cresce e si matura, si frequentano altre persone, si trova e si cambia lavoro.  Come detto: si aprono e si chiudono cicli vitali  (in base all’età), sociali (alla professione) e culturali (allo status e al ruolo). Pertanto, i rapporti tra persone  non possono non mutare, lo impone la ciclicità stessa della vita biologica e relazionale.
Insomma, a prescindere dalle ragioni dichiarate o meno, cercare a distanza di anni una persona con la quale  non si hanno  più rapporti è totalmente inutile dal punto di vista della densità morale e affettiva della relazione. E per quale ragione? Perché, ripeto, nel frattempo si sono aperti e chiusi dei cicli di vita e sono cambiate le coordinate culturali e individuali degli attori sociali.
Non si è più, biograficamente, come venti  o trent'anni prima,  e di conseguenza la densità morale e affettiva della relazione  non potrà mai essere  quella di allora. Cosa spinge  le persone a cercarsi? Curiosità, noia, nostalgia condizionale (non per la persona in sé  ma per “il tempo che fu”), interesse,  rimorso o rimpianto morale, talvolta anche un  senso retroattivo di  giustizia. Ovviamente, la letteratura morale enfatizza l’importanza delle relazioni, creando "doveri" sociali "di ricerca".  Oggi, tra l'altro largamente facilitati, sul  piano pratico (basta un clic),  dall'indiscreta  capillarità dei social.  Del resto, modernità o meno dei "veicoli sociali",  l’uomo necessita, da sempre,  di un rinforzo ideologico capace di nobilitare le sue azioni. Un compito che viene assolto dalla  morale, dalla religione, dalla tradizione.
Tuttavia, sotto l’aspetto sociologico, le ragioni che spingono le persone a cercarsi (noia, nostalgia, eccetera), sociologicamente parlando possono costituire una motivazione, ma  non possono  favorire la   ricostituzione della relazione:  di  “quella” relazione,  legata a un ciclo vitale e sociale, superato e  chiuso per sempre.
È banale dirlo, ma nelle società, come nelle acque del fiume  della metafora eraclitea, non ci si bagna due volte:  le acque non saranno mai le stesse.  Eppure, per gli uomini prenderne atto, sembra difficile se non addirittura  impossibile… Forse perché  c’è qualcosa di più profondo  dietro la curiosità, la  noia, la nostalgia condizionale,  l’ interesse,  il  rimorso o rimpianto morale, il   senso retroattivo di  giustizia?
Non lo so e non lo voglio sapere:  come sociologo mi attengo alle motivazioni reali ricordate; come uomo, invece,  la questione mi lascia totalmente indifferente.   

Carlo Gambescia    
                       

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