martedì 12 maggio 2020

Ritratto di un bullo statalista
Roberto Gualtieri, comunista dentro…

Domenica, sul “Messaggero”, giornale,  il  cui proprietario, un costruttore, è da sempre attento all’economia della domanda, Roberto Gualtieri, al primo quesito di una lunga intervista ha risposto così:

“Nessuna ‘mano invisibile’ potrà mai porre  riparo da sola a una crisi globale di questa portata. Lo Stato ha il dovere di intervenire a difesa e in sostegno del lavoratori e delle imprese. Nessuno vuole statalizzare l’economia ma servono interventi che siano al tempo stesso di protezione e stimolo al nostro sistema produttivo. Ed è ciò che sta avvenendo nel mondo,ed è quello che stiamo facendo in Italia con interventi la cui dimensione non ha precedenti nella storia repubblicana” .

Tipico linguaggio da bullo statalista. Ossia di chi ritiene, probabilmente  a orecchio, per sentito dire, che l’economia  sia una specie di macchina distributrice di bevande calde: si mette una moneta e dopo qualche secondo  esce il caffè.
Ovviamente, il bullo, che è tale fin quando non ne incontra uno più grosso che lo mena, si fa forte di questa cosa. E come tutti gli ignoranti in materia economica (meno si sa, più si pontifica). Ci si   fa belli a colpi di  banalità stataliste.
Perché, sia chiaro, Gualtieri di economia non sa praticamente nulla. Dopo anni, di tecnici, al Ministero dell'Economia  è   arrivato  un politico.  O meglio uno storico.  E che storico…   Storico di partito. Del resto la sua prima tessera comunista risale al 1985 (si veda l’omonima voce Wiki) . Una prova? Subito.  Ecco qualche titolo:  Togliatti e la politica estera italiana. Dalla Resistenza al trattato di pace, 1943-1947 (Editori Riuniti, 1995; Il Pci nell’Italia Repubblicana, 1943-1991 (Carocci 2001); L'Italia dal 1943 al 1992. DC e PCI nella storia della Repubblica (Carocci, 2006); Togliatti nel suo tempo, con altri autori (Carocci, 2007). Niente male come assaggio.
Inoltre Gualtieri, tanto per non farsi mancare nulla,  è vicedirettore della Fondazione Gramsci.  In Europa, come deputato del Partito democratico, si è occupato soprattutto di regolamentazione dell’economia: di come imbavagliare meglio l’economia dell’Unione Europea.   

In sintesi,  Gualtieri  è rimasto  comunista dentro,  odia l’economia di mercato,   che però  non conosce  tecnicamente,  o apprezza  solo nella versione welfarizzata  dell’economia della domanda, della macchinetta distributrice di caffè. 
Gualtieri, in linea con l’interventismo pubblico dei Berlinguer, dei Tatò, dei Rodano (*),  pur non sapendo nulla di  economia, boccia a priori  il mercato (la “Mano invisibile”),  per  sposare l’economia dei finanziamenti a pioggia, un fiume in piena (di  miliardi) che dovrebbe favorire miracolosamente, mettendo soldi nelle tasche degli imprenditori,  la ripresa economica.
I veri economisti sanno invece benissimo che non bastano le monetine (e neppure le monetone)... Perché, se la macchinetta del mercato non funziona per mancanza di fiducia delle imprese  nel futuro,  non c'è nulla da fare: niente caffè.  Come si dice: il cavallo, portato all'acqua, non berrà...  E per quale ragione ?  Perché non si fida  dei meccanismi pubblici,  che con una mano danno (finanziamenti),  con l’altra tolgono (fisco e regolamentazione). Oppure, se berrà, berrà timidamente, con un occhio all'interesse immediato: i debiti pregressi. In questo clima di sfiducia reciproca, ammesso e non concesso che lo stato metta davvero le monetine nella macchinetta,  difficilmente un  sistema economico si può  rimettere in moto. 
Basterebbe invece, per far ripartire tutto,  un  taglio radicale a  tasse e contributi. Questa però è economia dell’offerta: mano invisibile, perché lascia fare…    
E che ne può sapere Gualtieri che ancora va in deliquio per Togliatti e Berlinguer?   Un bullo statalista?

Carlo Gambescia         



(*) Si veda il suo saggio, importantissimo per scoprirne la forma mentis anticapitalista: G. Gualtieri, Il PCI tra solidarietà nazionale e alternativa democratica nelle lettere e nelle note di Antonio Tatò a Enrico Berlinguer, in L'Italia repubblicana nella crisi degli anni Settanta, a cura di Gabriele De Rosa e Giancarlo Monina.   Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003.