Ritratto di un bullo statalista
Roberto Gualtieri, comunista dentro…
“Nessuna
‘mano invisibile’ potrà mai porre riparo
da sola a una crisi globale di questa portata. Lo Stato ha il dovere di
intervenire a difesa e in sostegno del lavoratori e delle imprese. Nessuno
vuole statalizzare l’economia ma servono interventi che siano al tempo stesso
di protezione e stimolo al nostro sistema produttivo. Ed è ciò che sta
avvenendo nel mondo,ed è quello che stiamo facendo in Italia con interventi la
cui dimensione non ha precedenti nella storia repubblicana” .
Tipico
linguaggio da bullo statalista. Ossia di chi ritiene, probabilmente a orecchio, per sentito dire, che l’economia sia una specie di macchina
distributrice di bevande calde: si mette
una moneta e dopo qualche secondo esce
il caffè.
Ovviamente,
il bullo, che è tale fin quando non ne incontra uno più grosso che lo mena, si fa forte di questa cosa. E come tutti gli
ignoranti in materia economica (meno si sa, più si pontifica). Ci si fa belli a colpi di banalità stataliste.
Gualtieri,
in linea con l’interventismo pubblico dei Berlinguer, dei Tatò, dei Rodano (*),
pur non sapendo nulla di economia, boccia a priori il mercato
(la “Mano invisibile”), per sposare l’economia dei finanziamenti a
pioggia, un fiume in piena (di miliardi) che dovrebbe favorire miracolosamente, mettendo soldi nelle tasche degli imprenditori, la
ripresa economica.
Perché, sia chiaro, Gualtieri di economia
non sa praticamente nulla. Dopo anni, di tecnici, al Ministero dell'Economia
è arrivato un politico. O meglio uno storico. E che
storico… Storico di partito. Del resto la sua prima tessera
comunista risale al 1985 (si veda l’omonima voce Wiki) . Una prova? Subito.
Ecco qualche titolo: Togliatti e la politica
estera italiana. Dalla Resistenza al trattato di pace, 1943-1947 (Editori
Riuniti, 1995; Il Pci nell’Italia Repubblicana, 1943-1991 (Carocci 2001); L'Italia
dal 1943 al 1992. DC e PCI nella storia della Repubblica (Carocci,
2006); Togliatti nel suo tempo, con altri autori (Carocci,
2007). Niente male come assaggio.
Inoltre Gualtieri, tanto per non farsi mancare nulla, è vicedirettore della Fondazione Gramsci. In Europa, come deputato del Partito democratico, si è occupato soprattutto di regolamentazione dell’economia: di come imbavagliare meglio l’economia dell’Unione Europea.
Inoltre Gualtieri, tanto per non farsi mancare nulla, è vicedirettore della Fondazione Gramsci. In Europa, come deputato del Partito democratico, si è occupato soprattutto di regolamentazione dell’economia: di come imbavagliare meglio l’economia dell’Unione Europea.
In sintesi, Gualtieri è
rimasto comunista dentro, odia l’economia di mercato,
che però non conosce tecnicamente, o apprezza
solo nella versione welfarizzata dell’economia della domanda, della
macchinetta distributrice di caffè.
I veri economisti sanno invece benissimo
che non bastano le monetine (e neppure le monetone)... Perché, se la macchinetta
del mercato non funziona per mancanza di fiducia delle imprese nel
futuro, non c'è nulla da fare: niente caffè. Come si dice: il cavallo,
portato all'acqua, non berrà... E per quale ragione ? Perché
non si fida dei meccanismi pubblici, che con una mano danno
(finanziamenti), con l’altra tolgono (fisco e regolamentazione). Oppure,
se berrà, berrà timidamente, con un occhio all'interesse immediato: i debiti
pregressi. In questo clima di sfiducia reciproca, ammesso e non concesso che lo
stato metta davvero le monetine nella macchinetta, difficilmente un
sistema economico si può rimettere in moto.
Basterebbe invece, per far ripartire
tutto, un taglio radicale a tasse e contributi. Questa
però è economia dell’offerta: mano invisibile, perché lascia fare…
E che ne può sapere Gualtieri che ancora
va in deliquio per Togliatti e Berlinguer? Un bullo statalista?
Carlo Gambescia
(*) Si veda il suo saggio,
importantissimo per scoprirne la forma mentis anticapitalista: G. Gualtieri,
Il PCI tra solidarietà nazionale e alternativa democratica nelle lettere e
nelle note di Antonio Tatò a Enrico Berlinguer, in L'Italia
repubblicana nella crisi degli anni Settanta, a cura di
Gabriele De Rosa e Giancarlo Monina. Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003.