lunedì 11 maggio 2020

La liberazione di  Silvia Romano
Un popolo di bambini immaturi (ma per colpa dello stato…)



A differenza della "destraccia" rappresentata da “Libero”, “il Giornale”, “ La Verità” e compagnia cantante  non ci interessa affatto  la conversione “spontanea”, come ha dichiarato la  stessa Silvia Romano al suo arrivo ieri a Ciampino. 
Chi scrive, a differenza di liberali per caso come Sallusti,  Feltri, Belpietro,  rispetta tutte le opinioni, anche religiose, persino le più radicali,  Fino a quando, però,  non si  trasformino, nella pratica,  in atti di violenza o  terroristici. E non sembra essere questo il caso di Silvia Romano.  Si è convertita all'Islam? Auguri.
In realtà punto della questione è un altro.  
Ufficialmente non si è parlato di riscatto.  Di regola però,  i gruppi fondamentalisti o di puri e semplici briganti internazionali, per liberare un ostaggio  non si  accontentano di strette di mano,  perché vivono economicamente dei  sequestri e del denaro, spesso tanto,   che ne deriva.
Conte e Di Maio, due autentici  bulli statalisti, vantandosi della liberazione, per ora, non hanno confermato né smentito. Chi  scrive crede  invece  che ai sequestratori, fondamentalisti o meno,  sia stato verso un bel gruzzoletto di miliardi. E questo non  è giusto.  Perché,  un conto è intervenire (anche se discutibile) nei riguardi di un soldato italiano in missione, un altro nei riguardi   un privato che per motivi personali (non interessa se umanitari  turistici) si reca all’estero e per giunta in zone ad altro rischio.

Esistono  assicurazioni private, anche molto buone, perciò prima di partire,  non si deve fare altro che stipulare una polizza vita o qualcosa di simile.  Se troppo oneroso,  si può sempre evitare di partire, oppure, in nome dei propri ideali (umanitari, turistici, eccetera), ci si fa carico moralmente di tutti i rischi connessi, anche di perdere la vita.

Pagare un riscatto -  proprio in questi giorni si celebra, per primo Mattarella,  la fermezza dello Stato nei giorni del sequestro Moro -  significa cedere a una perversa  logica di sistema che ha generato e genera un’industria dei sequestri a livello internazionale, e non importa se per ragioni ideologiche o meno.
Per contro, lo stato che si rifiuta di pagare non crea  precedenti e quindi  non favorisce l’estorsione generalizzata e il rafforzamento, in caso di sequestri ideologici, del nemico naturale. Sociologicamente, si chiama, ripetiamo, logica di sistema.   
Nel caso stesso del militare in missione,  la reazione più naturale dovrebbe essere quella della ritorsione o del colpo di mano.  Pagare è sempre segno di debolezza, figurarsi in ambito militare e geopolitico.  Anche perché come ben sanno ( o dovrebbero sapere) i veri soldati,   una divisa non può essere  mai garanzia di lunga e tranquilla vita. Quindi prima di indossarla si deve sempre riflettere su concetti e valori come onore, coraggio, eccetera, eccetera.

Quanto ai privati cittadini, la riflessione, soprattutto su se stessi, sui propri principi e su cosa si voglia veramente  dalla vita,  dovrebbe essere ancora più profonda, una volta appurato, che in caso di sequestro lo stato non alzerà un dito. In parole povere, la libertà impone la responsabilità.  E questa a sua volta, la maturità.  Che implica una accurata  analisi delle conseguenze dei propri atti.  Esiste un detto popolare, che rende bene l'idea: "chi rompe paga... e i cocci sono suoi".
Certo, non  è questo  il caso di Silvia  Romano, di cui nessuno vuole giudicare il senso di responsabilità (ci mancherebbe altro), ma, stando alle cronache, quasi sempre è andata così.    

Certo, se si continuerà a ripetere, come fanno il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri,  che “lo Stato  non lascerà mai  nessuno solo”,   gli italiani, in divisa o meno, non cresceranno mai… 
Rischiano  di comportarsi, e per sempre,  da  bambini immaturi e capricciosi. 


Carlo Gambescia