domenica 3 maggio 2020

Lo stato non è la soluzione, ma il problema
Non è così difficile capirlo, eppure…

Invitiamo i lettori a scorrere le prime pagine di oggi  dei giornali di destra.  Affiora subito un vizio italiano, un vizio ideologico diciamo. Semplificando: si ritiene erroneamente  che lo stato sia la soluzione di tutti i  nostri problemi.
Con stato intendiamo una politica governativa interventista in tutti i settori, dal credito al lavoro, dalla scuola all’industria, e così via. 
Si rifletta su questo punto: sui giornali di destra le critiche al Governo Populista (di sinistra) sono di tipo organizzativo: lo si accusa di confusione, di non mantenere le promesse, insomma in una parola di disorganizzazione.  In questo modo  quale  idea di trasmette al lettore?  Che con  un Governo Populista (di destra), la Fase 2,  sarebbe organizzata in modo perfetto.  Tutto funzionerebbe a meraviglia. In realtà, già parlare di fasi, piani, commissioni, significa aver capitolato al nemico statalista
Per metterla sul  filosofico, la destra  populista e sovranista continua a  veicolare l’idea di un intervento pubblico dalla natura provvidenziale e risolutiva. Nelle mani di politici ed esperti capaci di capire con un colpo d'occhio i "bisogni  del cittadino".Favole.  
Si tratta però di  una tesi ben riassunta  da quel concetto, molto di moda,  condiviso da quasi tutta la classe politica, che “lo Stato c’è,  e che nessun cittadino sarà mai  lasciato solo”. Un'autentica spremuta di paternalismo.  
L’idea non è un’ invenzione dei populisti,  ma di derivazione cattolica, socialista e marxista (ma si potrebbe andare storicamente anche più indietro).  Ad esempio, la Costituzione italiana è una specie di  monumento al catto-comunismo (che pone ad esempio pesanti limitazioni al diritto di proprietà e alla libertà di impresa, articoli  41,42, 46,53).  Diciamo che i populisti ( di destra e sinistra) hanno  rilanciato  l’ idea paternalistica dell’infallibilità dello stato.

Ora l’accettazione dell’idea che lo stato sia una specie di dio in terra,  crea  aspettative che non potranno mai essere soddisfatte, neppure in una società comunista, come provano i disastri causati del socialismo reale.
Sul piano scientifico, esistono contro  l' idea dello stato infallibile, spiegazioni  esaustive (da Hayek a Mises, per fare due  nomi famosi). Per contro  sul piano  politico, legato a ragioni di consenso,  si continua a diffondere l'idea -  purtroppo non solo in Italia -   che lo stato sia la soluzione invece di essere il problema. E la gente crede nella favole.   
Di conseguenza, come provano, i titoli di oggi, il dibattito si sposta regolarmente  sulle questione organizzative. Come se le strutture burocratiche non soffrissero congenitamente (a prescindere dal valore o meno degli uomini al comando)  di problemi irrisolvibili,  legati proprio al fatto di essere strutture. Quindi portatrici di logiche  proprie,   tese a privilegiare la funzione burocratica.  Che si compone  di regole e procedure dotate di tempistiche proprie, costitutivamente mai rispondenti alle tempistiche sociali.  Detto altrimenti: esiste uno scollamento di fatto - sociologico -   tra i  tempi rapidi, spesso fulminei,  delle economie e quelli lenti, spesso pigri, delle burocrazia.  
Insomma tra atto economico e atto amministrativo  c’è differenza di specie mai di grado.  Soprattutto oggi.
A tale proposito, si rifletta su un punto: per fare un investimento basta digitare in meno di un minuto alcune cifre su un computer . Per contro, tra l' elaborazione di una legge   e la sua implementazione ( normative, regolamenti, circolari, ricorsi, eccetera ),   trascorrono  anni…  
Quanto appena  ricordato  è solo uno aspetto tra i tanti   legati al fallimento dello stato. Che ci vuole a capire queste cose? Eppure...   
Purtroppo finché si continuerà a discutere di organizzazione  si girerà a vuoto.  Si continuerà a promettere ciò che in “natura sociale” è impossibile, illudendo i cittadini, accrescendo le aspettative verso lo stato,  favorendo i peggiori demagoghi. Di destra come di sinistra.

Carlo Gambescia