Lo stato non è la soluzione, ma il
problema
Non è così difficile capirlo, eppure…
Invitiamo
i lettori a scorrere le prime pagine di oggi
dei giornali di destra. Affiora
subito un vizio italiano, un vizio ideologico diciamo. Semplificando: si ritiene erroneamente che lo stato sia la soluzione di tutti i nostri problemi.
Con
stato intendiamo una politica governativa interventista in tutti i settori, dal
credito al lavoro, dalla scuola all’industria, e così via.
Si
rifletta su questo punto: sui giornali di destra le critiche al
Governo Populista (di sinistra) sono di tipo organizzativo: lo si accusa di
confusione, di non mantenere le promesse, insomma in una parola di
disorganizzazione. In questo modo quale idea di trasmette al lettore? Che con
un Governo Populista (di destra), la Fase 2,
sarebbe organizzata in modo perfetto.
Tutto funzionerebbe a meraviglia. In realtà, già parlare di fasi, piani, commissioni, significa aver capitolato al nemico statalista
Per
metterla sul filosofico, la destra populista e sovranista continua a veicolare l’idea di un intervento pubblico
dalla natura provvidenziale e risolutiva. Nelle mani di politici ed esperti capaci di capire con un colpo d'occhio i "bisogni del cittadino".Favole.
Si tratta però di una tesi ben riassunta da quel
concetto, molto di moda, condiviso da
quasi tutta la classe politica, che “lo Stato c’è, e che nessun cittadino sarà mai lasciato solo”. Un'autentica spremuta di paternalismo.
L’idea
non è un’ invenzione dei populisti, ma di derivazione cattolica, socialista e
marxista (ma si potrebbe andare storicamente anche più indietro). Ad esempio, la
Costituzione italiana è una specie di monumento al catto-comunismo (che pone ad
esempio pesanti limitazioni al diritto di proprietà e alla libertà di impresa,
articoli 41,42, 46,53). Diciamo che i populisti ( di destra e
sinistra) hanno rilanciato l’ idea
paternalistica dell’infallibilità dello stato.
Ora
l’accettazione dell’idea che lo stato sia una specie di dio in terra, crea aspettative che non potranno mai essere soddisfatte,
neppure in una società comunista, come provano i disastri causati del socialismo
reale.
Sul
piano scientifico, esistono contro l' idea dello stato infallibile, spiegazioni esaustive (da Hayek a Mises,
per fare due nomi famosi). Per contro sul piano politico, legato a ragioni di
consenso, si continua a diffondere l'idea - purtroppo non solo in Italia - che lo
stato sia la soluzione invece di essere il problema. E la gente crede nella favole.
Di conseguenza,
come provano, i titoli di oggi, il dibattito si sposta regolarmente sulle questione organizzative. Come se le
strutture burocratiche non soffrissero congenitamente (a prescindere dal valore
o meno degli uomini al comando) di problemi irrisolvibili, legati proprio al fatto di essere strutture. Quindi
portatrici di logiche proprie, tese a
privilegiare la funzione burocratica. Che si compone di regole e procedure dotate di tempistiche proprie, costitutivamente mai rispondenti alle tempistiche sociali. Detto altrimenti: esiste uno scollamento di fatto - sociologico - tra i tempi rapidi, spesso fulminei, delle economie e quelli lenti, spesso pigri,
delle burocrazia.
Insomma tra atto economico
e atto amministrativo c’è differenza di
specie mai di grado. Soprattutto oggi.
A tale proposito, si rifletta su un punto: per fare un investimento basta digitare in meno di un minuto alcune cifre su un computer . Per contro, tra l' elaborazione di una legge e la sua implementazione ( normative, regolamenti, circolari, ricorsi, eccetera ), trascorrono anni…
A tale proposito, si rifletta su un punto: per fare un investimento basta digitare in meno di un minuto alcune cifre su un computer . Per contro, tra l' elaborazione di una legge e la sua implementazione ( normative, regolamenti, circolari, ricorsi, eccetera ), trascorrono anni…
Quanto
appena ricordato è solo uno aspetto tra i tanti legati al fallimento dello stato. Che ci vuole a capire queste cose? Eppure...
Purtroppo finché si continuerà a discutere di
organizzazione si girerà a vuoto. Si continuerà a promettere ciò che in “natura sociale”
è impossibile, illudendo i cittadini, accrescendo le aspettative verso lo stato,
favorendo i peggiori demagoghi. Di
destra come di sinistra.
Carlo Gambescia