Libertà avvilita a risorsa politica
Limiti e disastri del trasformismo
In
questi giorni la destra sembra aver riscoperto il valore della libertà individuale,
mentre la sinistra pare tuttora schierata
in modo compatto (o quasi) dalla parte
di una logica dell’obbedienza. Probabilmente,
il fatto che in questi mesi così complicati la sinistra sia stata al governo e la destra all’opposizione aiuta a
capire la tempistica del differente allineamento politico. Se la destra fosse stata al governo avrebbe
optato per l’obbedienza, al contrario una sinistra all’opposizione avrebbe
invitato alla disobbedienza civile. Si chiama trasformismo politico, vecchia
malattia italiana, che già una volta uccise la democrazia liberale.
In
realtà, nella fase per così dire più cruenta del “confinamento” collettivo,
pensiamo in particolare al mese di marzo
(ma anche quasi tutto aprile), destra e sinistra, culturalmente parlando, hanno subito, senza aprire bocca, le misure liberticide introdotte dal Governo
Conte.
Gli
italiani, impauriti, rinchiusi in casa, hanno
dovuto subire un gigantesco
martellamento politico-mediatico. I rari intellettuali e politici che hanno osato muovere critiche sono stati liquidati come figure lunatiche ed eccentriche, mosse da idee
complottiste, comunque impolitiche.
Ora
però che il ciclo epidemico sembra
essersi esaurito, la destra rimprovera
alla sinistra gli eccessi
dei quali però la destra è stata silenziosa complice.
Una
figura esemplare di questo doppio gioco, ai danni delle libertà civili degli
italiani, è ben compendiata da Luca
Zaia, Governatore del Veneto, il quale, improvvisamente, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio si è tramutato - semplificando - da inflessibile secondino in libertario a tutto tondo.
Disordini
psichici? No, Zaia, ovviamente con tonalità proprie in tempi
mediocri, è un politico molto abile,
capace di fiutare la direzione del vento e così precedere nelle scelte
politiche gli stessi compagni di partito. Sicché, appena ha intuito che il
ciclo epidemico volgeva al termine, si è
subito tramutato in difensore delle libertà
civili.
La
capacità di carpire, magari solo un minuto prima degli altri politici, i mutamenti di situazione, consente di durare nel tempo, ovviamente rinunciando a qualsiasi
vincolo di coerenza. Per contro, il Governatore
della Lombardia, Attilio Fontana, sembra invece restato vittima della sua ridotta capacità di
adattamento ai mutamenti di situazione politica. Al contrario di Zaia, Fontana pare tenere in gran contro la coerenza politica. Il che,
quanto più una situazione è fluida, come
nel caso degli effetti politici di ricaduta della “curva epidemica”, tanto più si rischia di trasformarsi nel bersaglio ideale di coloro che invece, molto più “abilmente” , navigano a vista.
Un
altro
rabdomante, ma a sinistra, è Vincenzo De Luca, Governatore della Campania, abilissimo
nel cambiare rapidamente posizione in
base alle scelte dell’avversario,
catapultando le accuse ricevute sugli avversari, spiazzati dall’improvviso rovesciamento di
fronte e dal suo spirito sardonico,
assai apprezzato, pare, dagli elettori.
Come
si può capire, il gioco delle parti tra destra e sinistra,
soprattutto a proposito delle grandi
questioni di libertà, sulle quali, in una democrazia liberale non si dovrebbe mai scherzare, può aprire al porta al peggiore avventurismo politico: un tipo di mentalità che nella libertà non
scorge qualcosa di sacro, di transpolitico, comune alla destra come alla
sinistra, modernamente intese in chiave liberale, ma solo
una risorsa politica come un’altra, da sacrificare alla conquista e conservazione del potere. Tutto ciò si chiama, ripetiamo, trasformismo.
E
i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.
Carlo Gambescia