venerdì 22 maggio 2020

  Libertà  avvilita  a risorsa politica
Limiti e disastri del trasformismo


In questi giorni la  destra   sembra  aver riscoperto il valore della libertà individuale, mentre la sinistra  pare tuttora    schierata  in modo compatto (o quasi)  dalla parte  di una logica dell’obbedienza. Probabilmente, il fatto che  in questi  mesi così complicati  la sinistra sia stata  al governo e la destra all’opposizione aiuta a capire   la tempistica del differente  allineamento politico.  Se la destra fosse stata al governo avrebbe optato per l’obbedienza, al contrario una sinistra all’opposizione avrebbe invitato alla disobbedienza civile. Si chiama trasformismo politico, vecchia malattia italiana, che già una volta uccise  la democrazia liberale.
In realtà, nella fase per così dire più cruenta del “confinamento” collettivo, pensiamo  in particolare al mese di marzo (ma anche quasi tutto aprile), destra e sinistra, culturalmente parlando,  hanno  subito, senza aprire bocca, le  misure liberticide introdotte dal Governo Conte.   
Gli italiani, impauriti,  rinchiusi in casa,   hanno dovuto  subire un gigantesco martellamento politico-mediatico. I rari intellettuali e politici  che hanno osato muovere critiche  sono stati liquidati come figure   lunatiche ed eccentriche, mosse da idee complottiste,  comunque impolitiche.  
Ora però che  il ciclo epidemico sembra essersi esaurito,  la destra  rimprovera alla sinistra  gli   eccessi  dei quali però  la destra è  stata silenziosa  complice.
Una figura esemplare di questo doppio gioco, ai danni delle libertà civili degli italiani, è  ben compendiata da Luca Zaia, Governatore del Veneto, il quale, improvvisamente,  tra la fine di aprile e l’inizio di maggio si è  tramutato  - semplificando -  da inflessibile  secondino in libertario a tutto tondo.
Disordini psichici?  No,  Zaia, ovviamente con tonalità proprie in tempi mediocri,  è un politico molto abile, capace di fiutare la direzione del vento e così precedere nelle scelte politiche gli stessi compagni di partito. Sicché, appena ha intuito che il ciclo epidemico volgeva al termine,  si è  subito tramutato in difensore delle libertà civili.

La  capacità di  carpire,  magari   solo un minuto prima degli altri politici,  i mutamenti di situazione,  consente di durare  nel tempo, ovviamente rinunciando a qualsiasi vincolo di coerenza. Per contro,  il Governatore della Lombardia,  Attilio Fontana,  sembra invece restato  vittima  della sua ridotta  capacità di adattamento ai mutamenti di situazione politica. Al contrario di Zaia,  Fontana pare tenere  in gran contro la coerenza politica. Il che, quanto più una situazione è fluida,  come nel caso degli effetti politici di ricaduta della  “curva epidemica”,  tanto più  si rischia di trasformarsi nel  bersaglio ideale  di coloro che invece, molto più “abilmente” ,  navigano a vista.   
Un   altro rabdomante, ma a sinistra,  è  Vincenzo  De Luca, Governatore della Campania, abilissimo nel cambiare rapidamente  posizione in base  alle scelte dell’avversario, catapultando le accuse ricevute  sugli  avversari,  spiazzati dall’improvviso rovesciamento di fronte e dal suo  spirito sardonico, assai apprezzato, pare, dagli elettori.          
Come si può  capire, il  gioco delle parti tra destra e sinistra, soprattutto a proposito delle  grandi questioni di libertà, sulle quali, in una democrazia liberale  non si dovrebbe mai  scherzare, può aprire  al  porta al peggiore avventurismo politico:  un tipo di mentalità che nella libertà non scorge qualcosa di sacro, di transpolitico, comune alla destra come alla sinistra, modernamente intese in chiave liberale, ma solo  una risorsa politica come un’altra, da sacrificare alla conquista e  conservazione del  potere.  Tutto ciò  si chiama, ripetiamo, trasformismo.
E i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.

                                                                                  Carlo Gambescia