sabato 4 gennaio 2020

Trump e  la politica estera da reality show
Generale Soleimani,  you’re fired!

Invitiamo i lettori a non seguire le false piste, che in questo caso sono tre: la prima di magnificare Trump,  “vindice” degli Stati Uniti e dell’Occidente sovranista,  tesi  che piace tanto ai populisti;
la seconda,  di qualificarlo come una specie di machiavellico stratega del terrore a stelle e strisce,  come lo immagina  la sinistra; la terza di ridurre “il licenziamento” del generale Soleimani (poi spiegheremo il perché del termine…) a  un tentativo di  spostare l’asse della politica americana, dall’interno, dove incombono impeachment ed elezioni,  all’esterno in chiave Stars and Stripers Forever . Insomma, di buttarla in caciara politologica, come di solito  amano fare gli americanologi, lontani parenti dei dotti cremlinologi, incapaci però di prevedere la dissoluzione dell’Unione Sovietica.  
Allora qual è la chiave giusta? Che gli Stati Uniti, con Trump al potere,  navigano a vista.  Come nel reality,  “The Apprentice”,  che lo ha reso famoso,  Trump, con una decisione improvvisa,  ha licenziato, riducendolo in cenere, un candidato- generale iraniano, esperto in sicurezza (non la propria ovviamente…).   Prossima puntata di Apprentice-Iran, prossimo candidato. E così via.

Si rifletta su un punto, da manuale del naive in politica estera e realismo politico:  Trump, invece di stare zitto, puntando sulla cupa incertezza di una escalation militare Usa,  ha subito dichiarato, che non vuole guerre con l’Iran,  escludendo pubblicamente  l’unica forma totale di deterrenza  polemologica  che può impedire agli iraniani di alzare la posta. 
Il che accade perché Trump, come ogni isolazionista,  a differenza di Obama, Bush e Clinton,  non ha una strategia per  il Medio Oriente (come per il resto del mondo),  ma solo per la politica interna americana (ammesso e non concesso che la si possa ritenere tale). 
In realtà, l’isolazionista tipo è come lo struzzo:  mantiene la testa nascosta nella sabbia, per tirarla fuori solo per commettere  stupidaggini.  Gli Stati Uniti  tra le due guerre non che amassero Hitler, ma non avevano una politica precisa da opporgli, se non quella  di pavoneggiarsi, però  dall' alto sulla famosa collina, con l'abito della domenica dei migliori nel mondo.
Per restare al Novecento, vanno registrate almeno due tipologie  di isolazionismo Usa:  moraleggiante, come quello degli anni Venti e Trenta e  populisteggiante,  come quello di Trump. 
In quest’ultimo personaggio però prevale la chiave pop-televisiva dello sbalzo umorale del giudice da  talent o reality,  che non bada alle conseguenze delle proprie decisioni, ma solo all'applauso del pubblico in quel momento.
Qui il vero problema è che Trump ha polverizzato  un generale iraniano perché gli girava così.  Non ha strategie, tattiche, risorse politiche e  culturali,  Trump è il nulla.  Un nulla,  come per   tanti famosi  personaggi televisivi,  neppure strutturato. Una miseria umana e politica.  Trump  è pericoloso perché confonde gli studi televisivi con la realtà.   Sicché, gli viene facile licenziare chi sia intorno a lui. E lontano da lui, in modo ancora più spiccio. Due razzi e via...   
Insomma,   Generale Soleimani  you’ re fired.  Avanti un altro concorrente...  E giù applausi.
Non c’è altro da scoprire… Purtroppo.

Carlo Gambescia