martedì 7 gennaio 2020

Quando la minigonna era di moda anche a Teheran...


Francamente le masse fanatizzate, come  quelle presenti ai funerali del generale iraniano tolto di mezzo da Trump,  non ci hanno mai entusiasmato. 
Di regola, soprattutto negli stati totalitari, sono attivate e guidate dall’alto: se non si va alla manifestazione si finisce nel libro nero del regime.   
Ma lo spettacolo più avvilente dell’Iran, da quarant’anni precipitato nell’oscurantismo fondamentalista, è quello della condizione della donna. La stessa sinistra che in Italia celebra giustamente le conquiste civili, chiude un occhio, se non tutti e due, sulle iraniane che girano  nascoste dietro il velo. 
Con lo Scià la Persia si stava modernizzando rapidamente,  anche puntando  - perché no? -  sulla minigonna (*).  Ma lo Scià era un amico degli americani e al tempo stesso  poco  socievole verso i sovietici,  quindi non poteva piacere a una sinistra che nell’ordine  odiava   - e in fondo odia -  il capitalismo, gli Stati Uniti,  la reale  libertà di scelta e  di costumi.  
Chi scrive ricorda gli entusiastici articoli  su “Relazioni Internazionali” - anno di grazia 1979 -   del generale Nino Pasti, senatore della sinistra indipendente, ma non dal Pci, sulla rivoluzione islamica non violenta  in Iran…  La rivoluzione dei fiori...  Pasti, dimenticavamo, era  suocero di Corrado Augias.
Tutta la sinistra internazionale, intelligenza in testa (con rare eccezioni),  era contro Reza Pahlavi, il corrotto,  e favorevole a Khomeyni, il sant'uomo.
Bianco e nero insomma.  Buoni contro cattivi. Questi i parametri di una sinistra  ignara, o meglio fintamente ignara,  che la caduta dello Scià, avrebbe favorito l’ascesa del fondamentalismo nelle due versione sciita, e per reazione, sunnita.
A dire il vero  la responsabilità  della caduta di Reza Pahlavi, al quale gli Stati Uniti di Carter avevano girato le spalle,  va anche  estesa all'ex oppositore liberale, per pochi mesi Primo Ministro, Shapur Baktiar, lasciato solo dall'intero Occidente, a contrastare l'epidemia fondamentalista. Baktiar commise l'errore di acconsentìre  al  rientro in patria di Khomeyni, che subito prese le redini  della rivoluzione, colpendo chiunque si proponesse di sfidare la Sharia.      
E così le  ragazze  di Teheran, last but not least, oggi girano in gramaglie. E  in Europa  e negli Stati Uniti c'è ancora  chi  difende  l'Iran oscurantista.
Prima o poi l’Occidente dovrà liberarle. O comunque dare una mano.  Prima o poi...   

Carlo Gambescia