Quando la minigonna era di moda anche a
Teheran...
Francamente le masse fanatizzate, come quelle presenti ai
funerali del generale iraniano tolto di mezzo da Trump, non ci hanno mai
entusiasmato.
Di regola, soprattutto negli stati totalitari, sono attivate e guidate dall’alto: se non si va alla manifestazione si finisce nel libro nero del
regime.
Ma
lo spettacolo più avvilente dell’Iran, da quarant’anni precipitato
nell’oscurantismo fondamentalista, è quello della condizione della donna. La
stessa sinistra che in Italia celebra giustamente le conquiste civili,
chiude un occhio, se non tutti e due, sulle iraniane che girano nascoste dietro il velo.
Con
lo Scià la Persia si stava modernizzando rapidamente,
anche puntando - perché no? - sulla minigonna (*). Ma lo Scià era un amico
degli americani e al tempo stesso poco socievole verso i sovietici, quindi non poteva piacere a una
sinistra che nell’ordine odiava - e in fondo odia - il capitalismo, gli Stati Uniti, la reale libertà di scelta e di costumi.
Chi
scrive ricorda gli entusiastici articoli su “Relazioni Internazionali” - anno di grazia 1979 - del generale Nino Pasti, senatore della sinistra
indipendente, ma non dal Pci, sulla rivoluzione islamica non violenta in Iran… La rivoluzione dei fiori... Pasti, dimenticavamo, era suocero di Corrado Augias.
Tutta
la sinistra internazionale, intelligenza in testa (con rare eccezioni), era contro Reza Pahlavi, il corrotto, e favorevole a Khomeyni, il sant'uomo.
Bianco e nero insomma. Buoni contro cattivi. Questi i parametri di una sinistra ignara, o meglio
fintamente ignara, che la caduta dello
Scià, avrebbe favorito l’ascesa del fondamentalismo nelle due versione sciita, e per reazione, sunnita.
A dire il vero la responsabilità della caduta di Reza Pahlavi, al quale gli Stati Uniti di Carter avevano girato le spalle, va anche estesa all'ex oppositore liberale, per pochi mesi Primo Ministro, Shapur Baktiar, lasciato solo dall'intero Occidente, a contrastare l'epidemia fondamentalista. Baktiar commise l'errore di acconsentìre al rientro in patria di Khomeyni, che subito prese le redini della rivoluzione, colpendo chiunque si proponesse di sfidare la Sharia.
E così le ragazze di Teheran, last but not least, oggi girano in gramaglie. E in Europa e negli Stati Uniti c'è ancora chi difende l'Iran oscurantista.
A dire il vero la responsabilità della caduta di Reza Pahlavi, al quale gli Stati Uniti di Carter avevano girato le spalle, va anche estesa all'ex oppositore liberale, per pochi mesi Primo Ministro, Shapur Baktiar, lasciato solo dall'intero Occidente, a contrastare l'epidemia fondamentalista. Baktiar commise l'errore di acconsentìre al rientro in patria di Khomeyni, che subito prese le redini della rivoluzione, colpendo chiunque si proponesse di sfidare la Sharia.
E così le ragazze di Teheran, last but not least, oggi girano in gramaglie. E in Europa e negli Stati Uniti c'è ancora chi difende l'Iran oscurantista.
Prima o poi l’Occidente dovrà liberarle. O comunque dare una mano. Prima o poi...
Carlo Gambescia
(*) Qui una preziosa e interessante testimonianza fotografica: https://www.curioctopus.guru/read/13792/16-scatti-per-capire-come-vivevano-le-donne-iraniane-prima-della-rivoluzione-islamica .