lunedì 6 gennaio 2020

Crisi iraniana,  il silenzio dell’Unione Europea
I profeti disarmati di Bruxelles

Il   Presidente  della Commissione  Europea, Ursula von der Leyen, un mese fa  ha proposto la creazione di una "Commissione Geopolitica"… Chiacchiere, invece di fatti…   Roba da ridere a fronte di quel che sta accadendo nel mondo.
L’Europa è disunita  e prigioniera di due fantasmi:  una irreale logica statuale, centripeta, cui non corrisponde alcuna reale  logica centrifuga.  Sicché,  viste le dimensioni dei singoli paesi e il nullismo politico  delle istituzioni Ue,  politicamente parlando, non si ha nell’uno né l’altro: né il processo centripeto, né il processo centrifugo.   
Insomma, di fatto, al netto della retorica politica, di destra e sinistra,  l’Europa non riesce a prendere alcuna posizione, se non quella di raccomandare, ogni volta che volano le pallottole,  calma e sangue freddo e "non violenza",  of course.  E così è accaduto, anche  dopo i razzi di Trump.
Lo spettacolo è penoso, perché l’Europa avrebbe bisogno assoluto  di una politica estera  e militare comune. Attenzione: non ne facciamo una questione ideale alla Spinelli, di federalismo come esito storico, eccetera, eccetera,   ma  dell’ utilità pratica,  quindi alla Bentham,  di  presentarsi  come un blocco geopolitico capace  di confrontarsi alla pari con  gli altri blocchi:  gli  Stati Uniti, con i quali comunque, una volta tolto di mezzo Trump,  restano interessi e ideali comuni, la  Federazione Russa,  la  Cina,  l’India, i  paesi islamici ed emergenti, con i quali possono esservi interessi comuni, ma non ideali condivisi.  Anche perché la pace,  non è un ideale in sé,  dal momento  che ogni stato  o blocco geopolitico la intende in base ai propri interessi. Sicché si perviene  alla pace,  peraltro sempre temporanea (perché gli interessi cambiano rapidamente) solo se  gli interessi sono reciproci.  
Inoltre, difesa e politica estera comuni, non imporrebbero di per sé  nessuno stato federale europeo, ma più semplicemente accordi tra gli stati europei in vista della difesa di interessi comuni. Difesa pratica, reale, quindi utile, di  ciò che può  essere definito lo stile, ormai consolidato, di vita europeo, stile che poi è quello dell’ intero Occidente euro-americano.
Qui però si apre una questione complicata:  quella, purtroppo, del romanticismo politico della sinistra e della destra europee.
La prima,  ferma a certo anticapitalismo d’antan, non vuole sentir parlare di stile di vita liberale, legato  a scelte e consumi  liberi: purtroppo nei cattolici e nei socialisti, sussiste tuttora un fondo collettivista.  E la Leyen in qualche misura, come democristiana di sinistra, sembra tuttora prigioniera dell' imprinting welfarista universalista.   
La seconda, ferma a un nazionalismo altrettanto superato come l’anticapitalismo,  non vede  oltre il palmo del naso, illudendo la gente sulla possibilità, ad esempio,  che uno stato-nazione di modeste dimensioni, come l’Italia, la Polonia, l’Ungheria, possa farcela da solo. E qui si pensi  al welfarismo nazionalista dei Salvini,  dei  Kaczyñski, degli Orbán, eccetera.
Destra e  sinistra, come ogni buon collettivista, ritengono insomma di sapere cosa sia bene per i singoli cittadini europei.  Peccato che entrambe  abbiano  la vista corta: sognano il welfare universale  o nazionale a costo zero. E soprattutto senza spade che lo difendano.  Se ci si passa la battuta, ci si culla nel sogno di  un' Europa Villa Arzilla...  Un "buen retiro"  per popoli pensionati della storia.   
Il punto è che  sinistra e destra sono pacifiste: cattolici e socialisti, per principio, la destra, soprattutto quella sovranista, lo è per puro e semplice opportunismo. Del resto l’overdose di bellicismo nazionalista che ha sconvolto il Novecento ha lasciato il segno: i popoli  europei, ieri stanchi oggi viziati,  non vogliono più battersi neppure in favore della propria libertà. Di conseguenza anche la destra -  parliamo della dirigenza -  si è adeguata. Per ora.

D’altra parte, come si può intuire,  élite e popolo europei, al di là della propaganda populista, sembrano essere d’accordo su un punto fondamentale:  quello di non compromettersi politicamente con nessuno pur di  evitare conflitti militari.  Di qui il "bla bla bla" sulle "Commissioni Geopolitiche"... 
Inutile indagare sulle simpatie ideologiche:  l’Europa, l’Europa di Bruxelles, non è pro Islam, né pro Stati Uniti, né pro nessuno,  è   pacifista, punto e basta.   E lo è  perché crede che restando ai margini geopolitici  riuscirà difendere quello  stile vita, che invece destra e sinistra contraddittoriamente, come in un gioco delle parti, attaccano  o salvaguardano sempre a  parole.  Sì,  difenderlo,  anche a costo di ricevere schiaffi, restando impassibili, dall’avversario di turno.  Insomma, timore, finto autocontrollo e  confusione politica regnano sovrani a Bruxelles.
Machiavelli,  da buon realista,  ride delle piccole potenze, inghiottite regolarmente dai vincitori,   che, credendosi furbe,  tentano di  tenersi fuori dalla mischia. E quindi ride delle classi dirigenti dalla vista corta.
Piaccia o meno,  la verità metapolitica si vendica sempre dei deboli. E in particolare dei “profeti disarmati” che parlano di pace.  O di "Commissioni Geopolitiche"...

Carlo Gambescia