Trump, Iran
e dintorni
Elogio di
Roma ( e della Guerra Fredda)
Se invece dell’Occidente euro-americano ci fosse Roma, la Roma del fulgore sotto i
Flavi e gli Antonini, al posto dell’Iran, raddrizzato militarmente, ora vi sarebbe un stato vassallo, oppure comunque una frontiera sicura, per quanto riottosa, presidiata però militarmente da ingenti legioni.
Ma gli Stati Uniti
non sono Roma, perché privi di
volontà di potenza, l’Europa invece ricorda la disunita Grecia delle Leghe prima della definitiva conquista romana. Pertanto oggi si procede in ordine sparso, e nel rispetto,
quanto meno formale, di una pace, che a differenza di quella romana, come si dichiara ai quattro venti, non deve essere
fondata sulle armi (sulla conquista militare)
ma solo sul dialogo e sul libero convincimento (sulla conquista dei cuori).
Diciamo pure che tra la Roma dei Flavi e degli Antonini,
e l’Occidente euro-americano dei Donald Trump, dei Boris Johnson, dei Giuseppe Conte, ci sono di mezzo il
cristianesimo e l’illuminismo, due nobilissime correnti di pensiero che hanno temperato anime e dottrine, riuscendo persino a ingentilirle. Ma non sempre e non tutte.
Il che significa
che oggi la politica ha le mani legate. Dal momento che in un contesto dove nessuno è nemico, perché si ritiene di poter trasformare pacificamente e culturalmente il nemico in amico, usare l’opzione romana diventa impossibile. Perché, innanzitutto, ci si deve vergognare programmaticamente della propria potenza. Sicché il liberalismo, che pure ha le
sue tradizioni archiche, ma che al tempo stesso è scaturito dalla libera fusione tra
cristianesimo e illuminismo, viene ridotto
a puro metodo per evitare le
guerre. Anche quelle inevitabili con chi vuole distruggerci e che per il momento desiste solo perché non ha i mezzi. Un suicidio.
Sotto questo aspetto, ogni dibattito politico, come quello
in corso sul gesto di Trump, è viziato, perché esclude a priori l’opzione
militare romana, che oggi includerebbe la possibilità dell’uso del nucleare anche a
scopi tattici. Del resto lo stesso
presidente americano ha escluso pubblicamente perfino la guerra convenzionale. Quindi che deterrenza
politica può avere l’uccisione di un generale iraniano? Zero. Può solo far inferocire un nemico, che non si vuole cancellare ( o forse non si può a causa del clima terapeutico dominante), contribuendo così a renderlo ancora più pericoloso.
Il che determina lo svantaggio dell’Occidente nei
riguardi di nemici che invece non avrebbero alcun problema a usare contro di
noi, se le avessero, armi nucleari.
Il rimprovero che va fatto a Trump, come del resto ai
leader europei, è quello non solo di non avere un strategia precisa sul
Medio Oriente, ma di rifiutare a priori l’opzione romana: mostrando palesemente, in occasione di ogni crisi, di non essere disposti ad andare fino in fondo.
Ma è un rimprovero che va esteso alle altre grandi
potenze mondiali, come Russia e Cina, che per un verso rifiutano, anch’esse, l’opzione romana, mentre per l’altro, sperano nell’indebolimento degli Stati Uniti e
dell’Occidente ad opera di micro-stati che vogliono dotarsi di armi nucleari.
Si ignora, intenzionalmente o meno, che il principale fattore di
crisi internazionale è invece rappresentato dalla mancanza di un “equilibrio
del terrore”, o in termini neutralmente affettivi "di potenza": un equilibrio di tipo romano ma aggiornato al nucleare, tra poche grandi potenze. Tra giganti che invece avrebbero tutto
l’interesse a evitare l'estensione degli armamenti non convenzionale ai nani politici.
Un accordo o equilibrio di questo tipo, legato dove necessario a forme di intervento militare comune o di dissuasione interne ai rispettivi sistemi di alleanze, garantirebbe la pace non per sempre, ma per un certo numero di anni. Purtroppo, l'idea di pace eterna, oggi così propagandata, fa a pugni con la natura umana, che è quel che è. Innanzitutto imprevedibile. Quindi pericolosa.
Un accordo o equilibrio di questo tipo, legato dove necessario a forme di intervento militare comune o di dissuasione interne ai rispettivi sistemi di alleanze, garantirebbe la pace non per sempre, ma per un certo numero di anni. Purtroppo, l'idea di pace eterna, oggi così propagandata, fa a pugni con la natura umana, che è quel che è. Innanzitutto imprevedibile. Quindi pericolosa.
Il fatto invece, che nessuna delle grandi potenze abbia
il coraggio “romano” delle proprie
azioni, o peggio ancora si sobillino, senza preoccuparsi del quadro generale, le
potenze minori a dotarsi nuclearmente, rende
la situazione politica internazionale ancora più instabile, dunque imprevedibile, mettendo sul
serio a rischio la pace.
Insomma, si stava meglio quando si stava
peggio. Il nostro scritto, per chi non abbia ancora capito, è un elogio
degli anni della Guerra Fredda. Ai quali
si dovrebbe tornare. Sempre che si aspiri alla pace.
Carlo Gambescia