venerdì 10 gennaio 2020

Come non celebrare i 120 anni della Lazio


"Tutto il calcio minuto per minuto"  compie sessant’anni… Quante cose sono cambiate dal 1960… E non solo nella comunicazione e  nel calcio. Ma non per tutti. 
A questo pensavo ieri, mente mi aggiravo, poco dopo l’ora di pranzo,   per i “giardinetti” di Piazza della Libertà, una microscopica piazzetta romana,  devastata dai tornanti dei sottovia di lungotevere, dove centoventi anni fa, secondo la tradizione orale,  nacque la   Lazio, in principio come società podistica.

Chi scrive è  biancazzurro. E come ogni vero laziale, vero sociologicamente, lo è  con  fair play e moderazione: segue da lontano, ma segue con costanza. 
La Lazio è una promessa che ogni tanto si avvera, forse per congiunzione astrale più che gestionale. E il 2020, potrebbe essere un anno favorevole, come il 1974 e il 2000…  Potrebbe.
Dicevo dei giardinetti di Piazza della Libertà. Ieri ero lì, strappato ai libri,  una specie di botta di vita,  per celebrare nel mio piccolo  i "120" con una visita  agli “allestimenti celebrativi”.  
Parola grossa. Trovo un microscopico stand, dove si entra “contingentati” in dieci, dodici alla volta, per assistere, mi dice svogliatamente una specie di usciere, a un cortometraggio celebrativo. Dopo di che si esce. Avanti gli altri.
Dall’esterno, buttando l’occhio,  si scorgono  foto  d’epoca   messe  alla rinfusa, come usavano i barbieri un tempo, su una delle quattro  pareti  che limita  il  corridoio lillipuziano, che conduce, come intuisco (viste le ridotte dimensioni dello stand),  alla "saletta" di proiezione.  Che dovrebbe ospitare pure alcuni cimeli: maglie, palloni, gagliardetti, eccetera, eccetera. 

Fuori in attesa, fortificata su tre o quattro panchine assai contese, la stessa gente che si può trovare davanti a un cinema.  Aspetta l'apertura parlando di altro. Del resto oggi è così: il tifo o è violento o è gadget.    
Attenzione, da parte mia,  non c’è alcun rimpianto verso il calcio  di sessant’anni fa.  Anche perché, come accennato, alla Lazio, non sembra essere cambiato nulla. Si respira un’aria di dilettantismo organizzativo, che se un tempo era nelle cose, oggi non dovrebbe essere  più.     
Una squadra storica britannica avrebbe organizzato una megamanifestazione.  Affittando una intera area fieristica per la durata di almeno qualche mese.   Facendo, ovviamente pagare il biglietto.  Insomma, gli inventori del calcio e del capitalismo  avrebbero costruito un evento sul quale addirittura guadagnare. E invece la Lazio che fa? Gioca furbamente  sulle tradizioni, sul mito fondativo di Piazza della Libertà, per fare entrare dieci alla volta… Insomma, per risparmiare.   Le famigerate nozze con i fichi secchi.  Tutto gratis,  ma qualità zero.   
E così me ne sono tornato a casa.
Che dire?  Come non celebrare i 120 anni della Lazio.  

Carlo Gambescia