Come non celebrare i 120 anni della
Lazio
"Tutto
il calcio minuto per minuto" compie sessant’anni… Quante cose sono cambiate dal
1960… E non solo nella comunicazione e nel
calcio. Ma non per tutti.
A
questo pensavo ieri, mente mi aggiravo, poco dopo l’ora di pranzo, per i “giardinetti”
di Piazza della Libertà, una microscopica piazzetta romana, devastata dai tornanti dei sottovia di
lungotevere, dove centoventi anni fa, secondo la tradizione orale, nacque la Lazio, in principio come società podistica.
Chi
scrive è biancazzurro. E come ogni vero laziale, vero sociologicamente, lo è con fair play e moderazione: segue da lontano, ma segue con costanza.
Dicevo
dei giardinetti di Piazza della Libertà. Ieri ero lì, strappato ai libri, una specie di botta di
vita, per celebrare nel mio
piccolo i "120" con una visita agli “allestimenti celebrativi”.
Parola
grossa. Trovo un microscopico stand, dove si entra “contingentati” in dieci,
dodici alla volta, per assistere, mi dice svogliatamente una specie di usciere,
a un cortometraggio celebrativo. Dopo di che si esce. Avanti gli
altri.
Dall’esterno,
buttando l’occhio, si scorgono foto d’epoca messe alla rinfusa, come usavano i barbieri un
tempo, su una delle quattro pareti che limita il corridoio
lillipuziano, che conduce, come intuisco (viste le ridotte dimensioni dello stand), alla "saletta" di proiezione. Che dovrebbe ospitare pure alcuni cimeli: maglie, palloni, gagliardetti, eccetera, eccetera.
Fuori
in attesa, fortificata su tre o quattro panchine assai contese, la stessa gente che si può trovare davanti a un cinema. Aspetta l'apertura parlando di altro. Del resto oggi è così: il tifo o è violento o
è gadget.
Attenzione,
da parte mia, non c’è alcun rimpianto
verso il calcio di sessant’anni fa. Anche perché, come accennato, alla Lazio,
non sembra essere cambiato nulla. Si respira un’aria di dilettantismo organizzativo,
che se un tempo era nelle cose, oggi non dovrebbe essere più.
Una
squadra storica britannica avrebbe organizzato una megamanifestazione. Affittando una intera area fieristica per la durata di almeno qualche mese. Facendo, ovviamente pagare il biglietto. Insomma, gli inventori del calcio e del capitalismo avrebbero costruito un evento
sul quale addirittura guadagnare. E
invece la Lazio
che fa? Gioca furbamente sulle tradizioni, sul mito fondativo di Piazza
della Libertà, per fare entrare dieci alla volta… Insomma, per risparmiare. Le
famigerate nozze con i fichi secchi. Tutto
gratis, ma qualità zero.
E
così me ne sono tornato a casa.
Che
dire? Come non celebrare i 120 anni
della Lazio.
Carlo Gambescia