venerdì 3 gennaio 2020

L’espulsione di Gianluigi Paragone e i mass media
Coerenza partitica e coerenza sistemica

Se effettivamente il pensiero fosse unico,  diciamo in senso buono di  difesa di un sistema capace di funzionare, i mass media avrebbero conferito all’espulsione di Gianluigi Paragone  rilievo positivo. Dal momento che nell’ottica di una normalizzazione sistemica la fuoriuscita di un  populista  è sempre un’ottima notizia (*).  
E invece   si fa della dietrologia, anche da parte dei commentatori più avveduti.  Perdendo di vista ciò  che a nostro avviso dovrebbe essere lo scopo di fondo dell’attuale governo giallo-rosso, e in particolare del Partito democratico. Quale?  La trasformazione del Movimento Cinque Stelle da forza populista  in  forza di sinistra ma liberal-democratica. Insomma,  riformista.
Purtroppo in Italia sembra invece  si faccia a gara a spararla politicamente più grossa, accrescendo così  le impolitiche aspettative di un elettore che non ha mai pienamente accettato  - e qui pesa ancora l’eredità del Ventennio fascista  - le regole della democrazia liberale e dell’economia di mercato.
Altro che pensiero unico, i mass media,  per non parlare dei Social, ormai accettano, a parte rare eccezioni,   ciò che si può definire l’essenza della filosofia populista.  Un mantra  ben  rappresentato  da tre sospetti presuntivi e incolonnati: 1) verso l’Europa; 2) verso i partiti; 3) verso il mercato.

Il populismo istituzionalizzato (o quasi), ossia l’adesione di politici e giornalisti all’ agenda politica populista,  annebbia i cervelli, perfino degli opinionisti più bravi,   e rende sempre più difficile la distinzione tra finalità politico-sistemiche  e impolitica “lotta alla casta”, per parafrasare il titolo dello sciagurato  volume  alle radici ideologiche dell’ondata populista.
Sicché l’espulsione di Paragone, tra l’altro difeso da Luigi Di Battista, altro estremista antisistema, diventa occasione per piangere sulla scarsa democrazia interna a Cinque Stelle. Si confonde insomma l’imprescrittibile lotta oligarchica in seno ai partiti, tutti i partiti, anche i più apparentemente democratici, con l’utopia della democrazia diretta e dei magniloquenti imperativi morali.
Certo, il Movimento Cinque Stelle in particolare ha fatto dell’idea di democrazia diretta una bandiera. Sicché può apparire giusto rinfacciare a  Di Maio l’assenza di coerenza politica. Accusa che però  alla prima occasione, i grillini  rovesciano sui partiti avversari.  E così via, lungo la scivolosa strada  del farsi del male a vicenda. In fondo  alla quale  si staglia sempre la figura del castigamatti…
La  scienza politica  che è  scienza  metapolitica dei fini e dei mezzi, come delle cause particolari e generali, rimanda fin da Aristotele a  due forme di coerenza: la coerenza occasionale e la coerenza funzionale. La prima rinvia alla lotta politica in senso particolare.  La seconda alla coerenza sistemica in senso generale.
Ora i mass media, che brillano per la  vista corta (altro che pensiero unico...), criticano l’espulsione di Paragone dal punto di vista della coerenza occasionale, ossia rispetto agli ideali partitici professati, particolari.
In realtà, l’espulsione andrebbe indagata solo dal punto di vista della coerenza funzionale, ossia del contributo dei vari partiti al funzionamento  del  sistema  generale.  
Certo, un estremista di meno, non sempre significa un moderato di più. Ma è già qualcosa. Ovviamente, ripetiamo, dal punto di vista sistemico...

Carlo Gambescia           

   

(*) Qui la rassegna delle prime pagine di oggi: https://giornali.it/quotidiani-nazionali/prime-pagine/