martedì 13 giugno 2017

Comunali,  pentastellati sconfitti
Maggioritario alla francese,  che si aspetta a introdurlo anche per le politiche?



Come sempre l’Istituto  Cattaneo  svolge  bene  il suo lavoro  di studio dei flussi elettorali. E a tempo di record.  Leggiamone  le  conclusioni sulla  dispersione del voto pentastellato alle comunali di domenica scorsa:

Per quel che riguarda, infine, il bacino dei candidati M5s si osserva una dispersione in tante direzioni diverse". E' quanto sottolinea l'istituto Cattaneo alla luce dell'analisi dei flussi di voto a Alessandria, Pistoia, Piacenza, Padova e La Spezia. "Ad Alessandria la candidata del centrosinistra Maria Rita Rossa, ripresentandosi al voto, mantiene la gran parte del suo elettorato del 2012 con lievi perdite verso il candidato di centrodestra, verso il candidato "grillino" e verso i candidati "civici" ma non, a dispetto di quanto accade nelle altre 4 città analizzate, verso l'astensione. "Il bacino del candidato 2012 del M5s (Malerba) in prevalenza si riversa sul nuovo candidato M5s (Serra) cedendo qualcosa al centrodestra. Allo stesso tempo, Serra rosicchia qualcosa al centrosinistra", spiega l'Istituto Cattaneo che aggiunge: "Gli elettori che nel 2013 votarono per il M5s si sono oggi dispersi in tante direzioni diverse: astensione, candidato grillino, candidato di centrodestra e candidato di centrosinistra"


Perfetto. Finalmente una buona notizia.  Però il vero punto della questione, al di là della disaffezione dell'elettore pentastellato, è un altro: mettere in sicurezza il sistema politico, favorendo la  non trasformazione dei voti anti-sistemici in seggi parlamentari.  Come? Introducendo il maggioritario con il doppio turno alla  francese.  Per quale ragione?  Intanto, perché, come è evidente,   il sistema elettorale maggioritario simil-gallico che regola il voto nei comuni italiani,  penalizza sistematicamente il terzo partito:  non ne trasforma, per l'appunto,  i voti in seggi.  In Francia, dove è in vigore il maggioritario, il Front National, forza eversiva, con consensi a due cifre, alle ultime legislative, ne è uscito a prezzi, cancellato dalla geografia politico-parlamentare. Certo, i francesi  hanno goduto dell’effetto Macron. Ma,  in realtà,  il Front  National, anche in passato, non è mai riuscito a tradurre i voti in seggi. Come del resto è accaduto,  in Italia,  domenica scorsa,  dove Cinque Stelle,  confermando tra l'altro  di essere in debito di ossigeno elettorale (il che non è male), è uscito a pezzi dalle elezioni comunali.
Ovviamente, il maggioritario alla francese, per funzionare bene,  necessita di quell’unità repubblicana, di ferro,  capace di unire  eletti ed  elettori  attraverso patti di desistenza, a livello di collegio, tra centro-destra  e centro-sinistra,  contro le forze estremiste.  Serve maturità politica.
Pertanto Renzi, Berlusconi e ciò che resta di una destra e una sinistra responsabili  (in Parlamento), dovrebbero subito impegnarsi per l’approvazione di una legge elettorale maggioritaria in grado di mettere a tappeto il M5s.   Senza pastrocchi all'italiana: maggioritario  "secco" e via (nel senso di evitare qualsiasi venefica miscela di maggioritario e proporzionale).  Certo, l’Italia  non è la Francia: Oltralpe il Presidente della Repubblica conta.  E si vede.  Insomma, per usare una brutta metafora,  il sistema elettorale è il braccio, l'uomo politico la mente.  Se è vero  che  il maggioritario penalizza le forze eversive, è altrettanto  vero  e soprattutto auspicabile  che  le forze riformiste e moderate, a loro volta,  diano  prova di saper governare sulle basi di un forte esecutivo e di una sana alternanza tra  partiti di sicura fede repubblicana.
Invece da noi, in questi giorni, di tutto si  parla, anche  " di ritorno del bipolarismo", ma, come dire, per caso, quasi in chiave di flussi astrologici,  senza alcun riferimento alla necessità  politica di introdurre una legge maggioritaria “gallica”.  Che si aspetta, ancora?   Si vuole  proprio  consegnare l’Italia a Grillo?          

Carlo Gambescia