Comunali, pentastellati sconfitti
Maggioritario alla
francese, che si aspetta a introdurlo anche per le politiche?
Come
sempre l’Istituto Cattaneo svolge bene il suo lavoro di studio dei flussi elettorali.
E a tempo di record. Leggiamone le conclusioni sulla dispersione del voto
pentastellato alle comunali di domenica scorsa:
Per
quel che riguarda, infine, il bacino dei candidati M5s si osserva una
dispersione in tante direzioni diverse". E' quanto sottolinea l'istituto
Cattaneo alla luce dell'analisi dei flussi di voto a Alessandria, Pistoia,
Piacenza, Padova e La Spezia.
"Ad Alessandria la candidata del centrosinistra Maria Rita Rossa,
ripresentandosi al voto, mantiene la gran parte del suo elettorato del 2012 con
lievi perdite verso il candidato di centrodestra, verso il candidato
"grillino" e verso i candidati "civici" ma non, a dispetto
di quanto accade nelle altre 4 città analizzate, verso l'astensione. "Il
bacino del candidato 2012 del M5s (Malerba) in prevalenza si riversa sul nuovo
candidato M5s (Serra) cedendo qualcosa al centrodestra. Allo stesso tempo, Serra
rosicchia qualcosa al centrosinistra", spiega l'Istituto Cattaneo che
aggiunge: "Gli elettori che nel 2013 votarono per il M5s si sono oggi
dispersi in tante direzioni diverse: astensione, candidato grillino, candidato
di centrodestra e candidato di centrosinistra"
Perfetto.
Finalmente una buona notizia. Però il
vero punto della questione, al di là della disaffezione dell'elettore pentastellato, è un altro: mettere in sicurezza il sistema politico, favorendo la non trasformazione dei voti anti-sistemici in seggi parlamentari. Come? Introducendo il maggioritario con il doppio turno alla francese. Per quale ragione? Intanto, perché, come è evidente, il sistema
elettorale maggioritario simil-gallico che regola il voto nei comuni italiani, penalizza sistematicamente il terzo partito: non ne trasforma, per l'appunto, i voti in seggi. In
Francia, dove è in vigore il maggioritario, il Front National, forza eversiva, con
consensi a due cifre, alle ultime legislative, ne è uscito a prezzi, cancellato dalla geografia politico-parlamentare. Certo, i francesi hanno goduto dell’effetto Macron. Ma, in realtà, il Front National, anche in passato, non è mai
riuscito a tradurre i voti in seggi. Come del resto è accaduto, in
Italia, domenica scorsa, dove Cinque Stelle, confermando tra l'altro di essere in debito di ossigeno elettorale (il
che non è male), è uscito a pezzi dalle elezioni comunali.
Ovviamente,
il maggioritario alla francese, per funzionare bene, necessita di quell’unità
repubblicana, di ferro, capace di unire eletti ed elettori attraverso patti di desistenza, a livello di collegio, tra centro-destra e centro-sinistra, contro le forze estremiste. Serve maturità politica.
Pertanto Renzi, Berlusconi e ciò che resta di una destra e una sinistra responsabili (in Parlamento), dovrebbero subito impegnarsi per
l’approvazione di una legge elettorale maggioritaria in grado di mettere a tappeto il M5s. Senza pastrocchi all'italiana: maggioritario "secco" e via (nel senso di evitare qualsiasi venefica miscela di maggioritario e proporzionale). Certo,
l’Italia non è la
Francia: Oltralpe il Presidente della Repubblica conta. E si vede. Insomma, per usare una brutta metafora, il sistema elettorale è il braccio, l'uomo politico la mente. Se è vero che il maggioritario penalizza le forze eversive, è altrettanto vero e soprattutto auspicabile che le forze riformiste e moderate, a loro volta, diano prova di saper governare sulle basi di un forte esecutivo e di una sana alternanza tra partiti di sicura fede repubblicana.
Invece da noi, in questi giorni, di tutto si parla, anche " di ritorno del bipolarismo", ma, come dire, per caso, quasi in chiave di flussi astrologici, senza alcun riferimento alla necessità politica di introdurre una legge maggioritaria “gallica”. Che si aspetta, ancora? Si vuole proprio consegnare l’Italia a Grillo?
Invece da noi, in questi giorni, di tutto si parla, anche " di ritorno del bipolarismo", ma, come dire, per caso, quasi in chiave di flussi astrologici, senza alcun riferimento alla necessità politica di introdurre una legge maggioritaria “gallica”. Che si aspetta, ancora? Si vuole proprio consegnare l’Italia a Grillo?
Carlo Gambescia