Imparare dalle amministrative 2017
Avanti con il maggioritario!
Oggi
i principali giornali, per non dire dei Social, celebrano più che la vittoria del centrodestra la sconfitta di Renzi. E tutti, ma proprio tutti, sembrano dare per buona, pur con sfumature diverse, l’autodifesa di
Grillo che parla dell' inarrestabile crescita del M5S.
Ammesso che sia così, va notato che perfino i commentatori più intuitivi come Stefano Folli non scorgono due cose
fondamentali: la prima che il risultato più importante è quello del primo
turno: l’isolamento dei pentastellati; la seconda, è che l'emarginazione elettorale dei Cinque Stelle dipende dall'introduzione di un legge maggioritaria a doppio turno. Che come ogni
politologo serio riconosce, penalizza le forze antisistemiche, sempre che non
abbiano superato il 35 per cento dei voti (Fisichella).
In
Italia saremmo ancora tempo per approvare una legge di questo tipo. In Parlamento si potrebbe trovare un accordo per opporsi all'inarrestabile crescita dei grillini. E
invece questa mattina, da Renzi a Berlusconi,
si ragiona intorno al come spendere il successo o l’insuccesso; sulle trattative legate al varo di una legge proporzionale, sulle possibili alleanze post-elezioni politiche, e via così "politicando". Non
si vuole comprendere l'unica cosa veramente importante: che il nemico, da sconfiggere, è il pericoloso populismo grillino. E
lo strumento adeguato è rappresentato dal maggioritario a doppio turno (quindi con ballottaggio). Sistema unico
per Camera e Senato: lo strappo o si fa bene, oppure non si fa...
Si dirà: per vincere, Berlusconi sarebbe
costretto ad allearsi con Salvini e Meloni, mentre Renzi, ad allargare lo
schieramento aprendo alla sua
sinistra. Dal momento che, da
soli, il PD e FI, non potranno mai farcela. E
che, per giunta, come è già accaduto, le
due coalizioni, dopo la vittoria, non riuscirebbero a governare, proprio a causa della composizione troppo “allargata”,
inclusiva di forze populiste (leghisti e neo-fascisti, da un lato, e sinistra-sinistra dall’altro).
Giusto. Il
rischio esiste, ma la scelta italiana, purtroppo, è tra il populismo puro e semplice di Grillo e il populismo annacquato di Renzi e
Berlusconi (chissà, emendabile nel tempo...). Però ecco il punto: con il maggioritario, per così dire di
coalizione, un governo caratterizzato a destra o sinistra, "quasi" stabile, si potrebbe varare. Mentre con il proporzionale, quorum o
meno, Cinque Stelle potrebbe conservare i suoi voti (o comunque in buona parte) spingendo così le forze moderate a un’ammucchiata (si pensi a un
governo PD, appoggiato da FI), in grado di favorire - ecco l'arma letale delle forze antisistemiche - il gioco al tanto peggio tanto
meglio degli onorevoli grillini, contro il berluscon-renzismo.
Quanto al calo
della partecipazione, si continua a
considerarlo, un fatto negativo. In realtà,
la politologia più avvertita (Huntington e Sartori), ci spiega che
un eccesso di domanda politica, può determinare
un vero e proprio cortocircuito politico, perché la partecipazione,
inevitabilmente, tende a privilegiare la
redistribuzione sulla produzione, il welfare sul mercato. Mentre le nostre società, di mercato vivono. Il consenso serve. Ma se non si produce, che cosa si redistribuisce?
Concludendo,
altro che chiacchiere su chi ha vinto o perso, il nemico è uno: il M5S. Qui occorre una legge elettorale maggioritaria che, al massimo, riservi al grillismo politico il diritto di tribuna. Come per il
Front National in Francia, dove,
per l’appunto, si vota con il
maggioritario.
Carlo Gambescia