lunedì 26 giugno 2017

Imparare  dalle amministrative 2017
Avanti con il maggioritario!



Oggi i  principali  giornali, per non dire dei Social, celebrano più che la vittoria del centrodestra  la sconfitta di Renzi.  E tutti, ma proprio tutti, sembrano dare per  buona, pur con sfumature diverse, l’autodifesa di Grillo che parla dell' inarrestabile crescita del M5S.  
Ammesso che sia così,  va notato  che perfino  i  commentatori più  intuitivi come  Stefano Folli   non scorgono  due cose fondamentali:  la prima che il risultato più importante è quello del primo turno: l’isolamento  dei pentastellati;  la seconda,  è che l'emarginazione elettorale dei Cinque Stelle dipende dall'introduzione di un  legge maggioritaria a doppio turno.  Che come ogni politologo serio riconosce,  penalizza le forze antisistemiche,  sempre che non abbiano superato il 35 per cento dei voti (Fisichella). 
In Italia  saremmo  ancora tempo per approvare una legge di questo tipo. In Parlamento si potrebbe trovare un accordo per opporsi all'inarrestabile crescita dei grillini.  E invece questa mattina, da Renzi a Berlusconi,  si ragiona  intorno al come spendere il successo o l’insuccesso;  sulle trattative legate al varo di una legge proporzionale, sulle possibili alleanze post-elezioni politiche, e via così "politicando".  Non si vuole comprendere l'unica cosa veramente importante: che il nemico, da sconfiggere, è il pericoloso populismo grillino. E lo strumento adeguato è rappresentato dal  maggioritario a doppio turno (quindi con ballottaggio). Sistema unico per  Camera e Senato: lo strappo o si fa bene, oppure non si fa...   
Si dirà:  per vincere,  Berlusconi sarebbe costretto ad allearsi con Salvini e Meloni, mentre Renzi, ad allargare lo schieramento aprendo alla sua  sinistra.  Dal momento che, da soli, il PD e FI,  non potranno mai farcela.  E che, per giunta,  come è già accaduto,  le due coalizioni,  dopo la  vittoria, non riuscirebbero a governare,  proprio a causa della  composizione troppo “allargata”, inclusiva di forze populiste (leghisti e neo-fascisti, da un lato, e  sinistra-sinistra dall’altro).
Giusto. Il rischio esiste,  ma  la scelta italiana, purtroppo,  è tra il populismo puro e semplice di  Grillo e il populismo annacquato di Renzi e Berlusconi (chissà, emendabile nel tempo...).  Però ecco il punto:  con il maggioritario, per così dire di coalizione,  un governo caratterizzato a  destra o sinistra,  "quasi" stabile,  si   potrebbe varare.  Mentre con il proporzionale,  quorum o meno,  Cinque Stelle potrebbe conservare i suoi voti (o comunque in buona parte) spingendo così  le forze moderate a un’ammucchiata (si pensi a un governo PD, appoggiato da FI), in grado di  favorire  - ecco l'arma letale delle forze antisistemiche -   il  gioco al tanto peggio tanto meglio degli onorevoli grillini, contro il  berluscon-renzismo.    
Quanto al calo della partecipazione,  si continua a considerarlo,  un fatto negativo. In realtà,  la politologia più avvertita (Huntington e Sartori), ci spiega che un eccesso di domanda politica, può determinare  un vero e proprio cortocircuito politico, perché la partecipazione, inevitabilmente, tende a privilegiare  la redistribuzione sulla produzione,  il welfare sul mercato.  Mentre  le nostre società, di mercato vivono. Il consenso serve. Ma se non si produce, che cosa si redistribuisce?  
Concludendo, altro che chiacchiere su chi ha vinto o perso, il nemico è uno: il M5S.  Qui occorre una legge elettorale maggioritaria che, al massimo,  riservi al grillismo politico il  diritto di tribuna. Come per il  Front National in Francia, dove, per l’appunto,  si vota con il maggioritario.   

Carlo Gambescia