giovedì 8 giugno 2017

Bimba muore in auto, dimenticata dalla madre
La colpa è sempre dello stato



Storia esemplare, sociologicamente esemplare, merita un approfondimento.
Va subito detto che  non è la prima volta che accade un fatto del genere.  Non si  può però ancora  parlare di  “serialità”,  di rilevanza sociale acuta.   Allora dov’è  l’esemplarità, di un non fenomeno?  Nelle reazioni sociali, soprattutto a livello mediatico e politico,  che sembrano comprovare, non tanto il decadimento dei costumi, evocato dai soliti custodi della morale, quanto   il  grave  declino del senso di responsabilità individuale. Ci spieghiamo meglio.    
Intanto,  si tende a giustificare il genitore-lavoratore, quindi, come da manuale,  stressato,  a causa  - ecco il primo step  della deresponsabilizzazione -  della mancanza di strutture, ovviamente pubbliche,  in grado di affiancare madri e padri  nell’allevamento dei piccoli, per buttarla sull'antropologico. Sulla scia di Hayek,  potremmo definirla  la scusa o attenuante welfarista.
Dopo di che  -  secondo step -   si introduce il concetto di “vuoto temporaneo  di  memoria”,  che proviene dal ricco  arsenale della psicologia contemporanea,  sempre pronta a difendere l’individuo-narciso  a colpi di tranquillanti  e  patologie  di  nuovo conio. Potremmo definirla, richiamando i lavori di Furedi, l'attenuante terapeutica.
Infine -  terzo e ultimo step -  si invoca l’ intervento pubblico diretto.  Tradotto: l’obbligatorietà  di avere in  automobile,    un marchingegno  - già ne esistono in commercio - che una volta spento il motore avvisi i genitori della presenza del piccolo  all’interno della vettura.  Perché  - ecco la tesi -  se ci fosse stato un obbligo di legge a montare la sirena, “quella mamma”  non avrebbe dimenticato  la figlioletta. La tecnica, insomma che sostituisce il senso di responsabilità  Potremmo definirla, per citare Gehlen,  l'attenuante dell’ esonero.
È evidente che su questi basi di complicità sociale,  il senso di responsabilità dell’individuo non può che progressivamente scemare.  Ed è quel  che sta accadendo, pur con modalità diverse,  all’interno di una  cultura occidentale che ha edificato la sua fortuna, e giustamente, sull’idea di individuo libero ma responsabile (tradotto: “chi rompe paga”).
Insomma, l’individualismo responsabile rischia di cedere il passo all’individualismo assistito, dal momento che persiste un diffuso immaginario welfarista che solleva l’individuo da ogni responsabilità. Un mare di autocommiserazione nel quale è dolce naufragare. Sicché,  se si dimenticano i  figli in automobile,  la colpa è  dello stato che dovrebbe allevarli, fornire sostegno psicologico, montare sirene nelle autovetture...  


Carlo Gambescia