Bimba muore in auto, dimenticata dalla
madre
La colpa è sempre dello stato
Storia
esemplare, sociologicamente esemplare, merita un approfondimento.
Va subito detto che non è la prima volta che accade un fatto
del genere. Non si può però ancora parlare di
“serialità”, di rilevanza sociale
acuta. Allora dov’è l’esemplarità, di un non fenomeno? Nelle reazioni sociali, soprattutto a livello mediatico e politico, che sembrano
comprovare, non tanto il decadimento dei costumi, evocato dai soliti custodi
della morale, quanto il grave
declino del senso di responsabilità individuale. Ci spieghiamo meglio.
Intanto,
si tende a giustificare il genitore-lavoratore, quindi, come da manuale, stressato, a causa - ecco il primo step della deresponsabilizzazione - della mancanza di strutture, ovviamente pubbliche,
in grado di affiancare madri e padri nell’allevamento dei piccoli, per buttarla sull'antropologico. Sulla scia di Hayek, potremmo definirla la scusa o attenuante welfarista.
Dopo
di che -
secondo step - si introduce il
concetto di “vuoto temporaneo di memoria”, che proviene dal ricco arsenale della psicologia contemporanea, sempre pronta a difendere l’individuo-narciso a colpi di tranquillanti e patologie di nuovo conio. Potremmo definirla,
richiamando i lavori di Furedi, l'attenuante terapeutica.
Infine
- terzo e ultimo step - si invoca l’ intervento pubblico
diretto. Tradotto: l’obbligatorietà di avere in automobile, un marchingegno - già ne
esistono in commercio - che una volta spento il motore avvisi i genitori della
presenza del piccolo all’interno della vettura. Perché - ecco la tesi - se ci fosse stato un obbligo di legge a
montare la sirena, “quella mamma” non
avrebbe dimenticato la figlioletta. La tecnica, insomma che sostituisce il
senso di responsabilità Potremmo
definirla, per citare Gehlen, l'attenuante dell’ esonero.
È
evidente che su questi basi di complicità sociale, il senso di responsabilità dell’individuo non
può che progressivamente scemare. Ed è
quel che sta accadendo, pur con modalità diverse, all’interno di una cultura occidentale che ha edificato la sua fortuna, e
giustamente, sull’idea di individuo libero ma responsabile (tradotto: “chi
rompe paga”).
Insomma, l’individualismo responsabile rischia di cedere il passo all’individualismo assistito, dal momento che persiste un diffuso immaginario welfarista che solleva l’individuo da ogni responsabilità. Un mare di autocommiserazione nel quale è dolce naufragare. Sicché, se si dimenticano i figli in automobile, la colpa è dello stato che dovrebbe allevarli, fornire sostegno psicologico, montare sirene nelle autovetture...
Insomma, l’individualismo responsabile rischia di cedere il passo all’individualismo assistito, dal momento che persiste un diffuso immaginario welfarista che solleva l’individuo da ogni responsabilità. Un mare di autocommiserazione nel quale è dolce naufragare. Sicché, se si dimenticano i figli in automobile, la colpa è dello stato che dovrebbe allevarli, fornire sostegno psicologico, montare sirene nelle autovetture...
Carlo Gambescia