martedì 20 giugno 2017

L’attentato anti-islamico  di Londra  e la teoria degli opposti estremismi

Civiltà erbivore



La teoria degli opposti estremismi è sicuramente l’approccio sbagliato  per spiegare l’attentato londinese, dove un gallese (pare)  si è lanciato con un furgone contro alcuni musulmani, uccidendone uno.
Per quale ragione ?  Perché,  si tratta di una  retorica politica - oggi si chiamano narrazioni -  a sfondo pacifista che privilegia un riduttivo approccio  antropologico al terrorismo come  fenomeno psichiatrico-criminale. Ci spieghiamo meglio. 
In questo modo il terrorista,  come chiunque altro  che osi ricorrere alla violenza, viene posto immediatamente fuori dalla comunità della ragionevolezza, composta da coloro che alle pallottole hanno sostituito le parole, addirittura per sempre, ovviamente secondo la vulgata pacifista.  
Sicché  il terrorismo, islamico o cristiano (i due opposti estremismi),  viene rappresentato come  un fenomeno  che riguarda medici, assistenti sociali, poliziotti. Una forma di devianza, dal canone di una civiltà pacifica, se ci si passa la battuta, costruita su misura per animali erbivori, non carnivori. Semplificando, si ragiona in termini  di welfare non di warfare. 
Di conseguenza,  più i mass media insistono su questa teoria più si favorisce una visione normalizzante, erbivora del terrorismo. Che però non aiuta a capire né contrastare un fenomeno carnivoro.  
Il ragionamento erbivoro è questo: sono cose che possono capitare, fortunatamente non tutti sono così, si tratta di una sparuta minoranza di pazzi criminali,  e, comunque sia,  possiamo contare su bravi poliziotti e psichiatri, sicché  il “fenomeno” terrorismo, può essere tenuto sotto controllo, come tanti altri fenomeni a sfondo delinquenziale.
Inutile insistere sulla pericolosità di un approccio psico-culturale, contrario a qualsiasi seria analisi politica, geopolitica e militare, del terrorismo,  approccio  che mette sullo stesso piano,  la mafia, il terrorista religioso e il serial killer. E che soprattutto ignora la questione dell’autodifesa sociale, paurosamente collegata al diffondersi di un senso di insicurezza collettiva, contro il quale la retorica “normalizzante”,   a fronte di una escalation del terrorismo islamista,  rischia di ottenere l’effetto contrario, come ieri a Londra, dove, per semplificare,  alla codardia pubblica si è sostituita la bellicosità privata: questi sì, due estremi(smi) opposti.  Purtroppo, piaccia o meno, i riflessi carnivori, dell'uomo, come ogni verità, finiscono sempre vendicarsi. La guerra "civile", si evita solo con la guerra "militare", intrapresa per tempo.
Il perché della “scelta erbivora”  risale proprio  all’età della guerra civile europea, per dirla con Nolte:  a quei  milioni di morti tra le macerie e nei campi di battaglia. Parliamo di  una tragedia che per reazione sospinse la classe politica europea  post-bellica,  credesse o meno nella cosa,  a mettere la guerra fuori dalla storia, perfino nelle Costituzioni.  E a imporsi di andare d’accordo con tutti, a qualunque costo, riponendo  Clausewitz nel cassetto.  Come se da Hitler ci si fosse liberati a "colpi" di parole...
La fine ingloriosa del colonialismo, l'idea fissa del multiculturalismo,  l’ossessione per la pace e la sicurezza sociale,   nonché,   ora,  la pseudo-teoria degli opposti estremismi, ne sono il risultato. Di cui stiamo pagando le conseguenze.  
Carlo Gambescia