mercoledì 28 giugno 2017

Inchiesta Consip, indagati  il  pm Woodcock e la giornalista Sciarelli.
Come a Scampia



Inutile farsi illusioni, il giudice Woodcock e la giornalista Sciarelli, dopo i primi  titoli, simili ai  fuochi  d’artificio (che per l’appunto si esauriscono subito, tra scie di luce  che per un attimo illuminano il cielo), torneranno indisturbati a fare il loro lavoro. Secondo alcuni, a fare danni.
Nessun complotto, per carità. Si chiama “familismo amorale”. Ed è un fenomeno tipicamente italiano: sociologicamente strutturale. Si mette in moto da solo.   Il  familismo rinvia alla logica del clan e alla società prestatale, dove vige il principio dell’occhio per occhio, dente per dente.  Della faida insomma. E quindi  della fedeltà al clan:  fedeltà, al di là del bene e del male, dunque amorale. Hobbes ne godrebbe, scorgendovi la riprova delle basi della sua teoria politica. 
Un sociologo americano, che evidentemente aveva letto il filosofo  inglese, impiegò il concetto  per studiare l' arretrata  società meridionale degli anni Cinquanta, nei suoi vari aspetti, anche criminali.  Ignorando però che tutti -  tutti gli italiani -  estendevano ed estendono  la logica del clan,  ben oltre le figure parentali tradizionali e il puro e semplice spirito di corpo. Dicesi, anche, modernità come optional... Tradotto: "Del moderno,  mi cucco quello che più mi conviene".  
Sicché,  per tornare al giudice Woodcock e alla conduttrice Sciarelli,  presto insorgeranno  i rispettivi clan, dei  magistrati e dei giornalisti, brandendo lance e spade in difesa dei "diritti" tribali.  Evocando però,  due  conquiste della modernità:  libertà di stampa e   divisione dei poteri.  
Parliamo, insomma, di due clan fortissimi, che hanno stretto un temporaneo  patto di alleanza fra di loro,  e che quindi  controllano l’intero territorio nazionale, facendo il bello e il cattivo tempo.
Il lettore si chiederà, se le cose stanno così, perché  allora  indagare due "intoccabili"? Probabilmente, siamo davanti a un tentativo di  scalata interna. Come a Scampia.


Carlo Gambescia

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