giovedì 1 giugno 2017

A proposito delle “lacrime di Totti”
Un rito di sepoltura



L’ottimo articolo di Fabrizio Borni sulle “lacrime di Totti”  spinge a riflettere, più a fondo,  su come il carisma, variamente motivato, sia una forza operante nelle nostre società, di regola  giudicate secolari e  nichiliste.  
Che l’uomo, per dirla con Pareto,  tenda  a associare, in termini residuali (quindi a prescindere dal contesto storico),  certi poteri di salvezza alle virtù  magiche possedute solo da alcuni uomini  è un dato di fatto. Si può parlare di un "bisogno" trans-storico.  Tradotto:   cambiano i tempi,  ma  esiste un filo conduttore,  una  necessità   insopprimibile, rimanente, restante (residua per l'appunto), di sacro e magico mescolati insieme,  che  va  dal re pontefice massimo  al piccolo principe Totti, passando per le virtù taumaturgiche di capi tribù,  re-sciamani, faraoni, imperatori,  monarchi e dittatori.  
Gli scienziati politici, preferiscono parlare di preferenza per il governo degli uomini rispetto al governo delle leggi.  Come osserva Max Weber,  il potere carismatico è una delle forme più pervicaci e longeve di potere. Benché il campione, il cantante, l’attore, appartengano, per citare Alberoni, alle élites senza potere, nel senso di figure pubbliche, molto popolari, che appagano il bisogno collettivo di carisma, senza alcuna implicazione politica diretta:  politicamente innocue, se si vuole. Insomma, a Totti, si chiede la salvifica vittoria della Roma,  una squadra di calcio. Tutto qui.
Il che però rinvia, a un’altra forma residuale, il bisogno collettivo di appartenenza:  a quel  sentirsi parte di qualcosa, dalla tribù al partito fino alla squadra sportiva, seguendo oscillazioni legate alla natura  più o meno secolarizzata della società e alla sua capacità di sublimare un bisogno collettivo, anche nei termini del combattere insieme. Un bisogno, quest'ultimo, che sul piano della continuità antropologica, ci riporta all’orda primitiva. Mai dimenticarlo.
Concludendo,  i bisogni (o residui comportamentali)  di carisma e appartenenza spiegano il fenomeno Totti.  E, di rimbalzo, le lacrime collettive, del campione e dei suoi ammiratori.  
In fondo,  all'  Olimpico,  domenica,  si è celebrato   un antichissimo rito di sepoltura, altro che un semplice andare in pensione... Il recinto dello stadio rinviava al sacro corpo di Totti, al suo carisma e al senso di appartenenza collettiva alla tribù dei romanisti. Si è onorato, piangendo, come antiche prefiche (paganti però, non pagate), il passaggio nell’al di là, "nell’oltre calcio giocato", dell’Ottavo Re di Roma.  
Che la terra ( del post-calcio) gli sia lieve.
Carlo Gambescia