venerdì 9 giugno 2017

Nuovo punto a favore di Grillo: "affossata" la legge elettorale. 
Camera  senza vista, a pezzi...



Si tratta di una questione  ben  evidenziata  da Angelo Panebianco  e  Giuliano Ferrara.  Si nota, giustamente, che il proporzionale, in condizioni storiche assai diverse rispetto alla  Prima Repubblica (guerra fredda e bipartismo imperfetto o pluralismo polarizzato), rischia di produrre  frammentazione  e crescita dei partiti estremisti.  Osservazioni del  resto in larga parte confermate dalle analisi politologiche  e storiche sugli effetti di ricaduta,  non sempre politicamente  ben gestibili, del proporzionale, anche  quando  hard  con  le formazioni minori.  Sicché, il fatto che la legge elettorale proporzionale sia stata “affossata” potrebbe essere considerato positivo. Oppure no?  Difficile rispondere.
Innanzitutto, non è escluso che il flop di ieri sia una semplice battuta d’arresto.  E che, pur allontanandosi il voto autunnale,   non si possa  non approvarla  prima della scadenza naturale della legislatura nel 2018. Naturalmente, la “voglia” di elezioni a breve (dei partiti  sopra il 5 per cento)  - e di riflesso dell’accordo o meno  sul proporzionale -  dipenderà  molto dai risultati delle  elezioni amministrative di domenica. 
In realtà, il vero punto è un altro.  Secondo Alessandro Campi,  il Movimento Cinque Stelle potrebbe invece  trasformarsi  in credibile  forza di governo. Per quale ragione?  Perché sociologicamente sospinto, come tutte le forze politiche,  da una più che naturale “volontà di potere” che  può limarne, se non addirittura rendere inoffensivi,  gli aculei anti-sistemici. Di qui, a suo avviso, un surplus prossimo venturo  di credibilità, se non  autorevolezza.            
Springtime for Grillo in Italy? Non siamo d’accordo.  La vera questione  è che la fame di potere, comune a tutte le forze politiche, nel Movimento Cinque Stelle, si nutre di robuste dosi di estremismo  programmatico. Tradotto: più le “spara grosse”, distinguendosi da tutti gli altri partiti, più cresce nei consensi.  Quindi, per così dire,  perché dovrebbe evirarsi elettoralmente? 
Altra cosa  invece sono le scelte tattiche, come quella di dire prima  sì alla legge proporzionale, per poi contribuire   al suo affondamento. E, ovviamente,  godersi lo spettacolo.
Dal punto di vista strategico,  non tattico,  il  movimento pentastellato, vive di una durissima   “critica al sistema”  e  ha tutto da guadagnare,  giocando al rialzo,  dallo “sfascio” dello stesso.  Il dialogo, apprezzato da  Campi,  ammesso e non concesso che esista,  ha puro valore tattico. Lo scopo strategico  dei  Cinque Stelle, non cambia:  conquistare il potere, con le proprie forze, screditando  l’avversario, fino a distruggerlo, a cominciare  dal sistema rappresentativo,  il suo  nemico principale. Dopo di che una volta in cima,  non dividerlo con le altre forze politiche:  Après nous, le déluge...  Espressione che ben coglie  una regolarità metapolitica, quella dell'autodistruzione per vizio di potere assoluto, di regola catastrofica, per i popoli che la  subiscono,  diciamo pure,  dopo essere andati stupidamente a cercarsela...  
Sicché, al punto in cui siamo,  i veri problemi non sono  tanto (o comunque non solo) il tipo di legge elettorale e la mission politologica, trasparente o meno, di dover scorgere il bicchiere mezzo pieno del perbenismo pentastellato, bensì ritrovare la capacità di opporsi al progetto egemonico, per alcuni addirittura totalitario, del Movimento Cinque Stelle.  Il che però imporrebbe una sorta di "a priori repubblicano":  l’unità delle forze riformiste e moderate  nel contrastare e isolare una forza  dall'agenda politica chiaramente eversiva.
Purtroppo, il senso autentico della caotica giornata di ieri è ben colto e  rappresentato  dalla triste  immagine di una  Camera litigiosa, senza alcuna vista (sul futuro),  completamente a pezzi.  Altro che "a priori repubblicano"...  Insomma,  un  nuovo  punto a favore  di Grillo.        

 Carlo Gambescia