Nuovo punto a favore di Grillo: "affossata" la legge elettorale.
Camera
senza vista, a pezzi...
Si tratta di una questione ben evidenziata da Angelo Panebianco e Giuliano Ferrara. Si nota, giustamente, che il
proporzionale, in condizioni storiche assai diverse rispetto alla Prima
Repubblica (guerra fredda e bipartismo imperfetto o pluralismo polarizzato), rischia di produrre frammentazione e crescita dei partiti
estremisti. Osservazioni del resto in larga parte confermate dalle analisi
politologiche e storiche sugli effetti di ricaduta, non sempre politicamente ben gestibili, del proporzionale, anche quando hard con le formazioni minori. Sicché, il fatto che la legge elettorale proporzionale sia stata “affossata” potrebbe essere considerato positivo. Oppure no? Difficile rispondere.
Innanzitutto,
non è escluso che il flop di ieri sia una semplice battuta d’arresto. E che, pur allontanandosi il voto autunnale, non si
possa non approvarla prima della scadenza naturale della legislatura nel 2018. Naturalmente, la “voglia” di elezioni a breve
(dei partiti sopra il 5 per cento) - e di riflesso
dell’accordo o meno sul proporzionale
- dipenderà molto dai risultati delle elezioni amministrative di domenica.
In
realtà, il vero punto è un altro. Secondo
Alessandro Campi, il Movimento Cinque
Stelle potrebbe invece trasformarsi in credibile forza di governo. Per quale ragione? Perché sociologicamente sospinto,
come tutte le forze politiche, da una
più che naturale “volontà di potere” che può limarne, se non addirittura rendere inoffensivi, gli aculei anti-sistemici. Di qui, a suo avviso, un surplus prossimo venturo di credibilità, se non autorevolezza.
Springtime for Grillo in Italy? Non
siamo d’accordo. La vera questione è che la fame di potere, comune a tutte le
forze politiche, nel Movimento
Cinque Stelle, si nutre di robuste dosi di estremismo programmatico.
Tradotto: più le “spara grosse”, distinguendosi da tutti gli altri partiti, più
cresce nei consensi. Quindi, per così
dire, perché dovrebbe evirarsi elettoralmente?
Altra
cosa invece sono le scelte tattiche,
come quella di dire prima sì alla legge
proporzionale, per poi contribuire al
suo affondamento. E, ovviamente, godersi lo spettacolo.
Dal
punto di vista strategico, non tattico, il
movimento pentastellato, vive di una durissima “critica al sistema” e ha
tutto da guadagnare, giocando al
rialzo, dallo “sfascio” dello stesso. Il dialogo, apprezzato da
Campi, ammesso e non concesso che
esista, ha puro valore tattico.
Lo scopo strategico dei Cinque Stelle, non cambia: conquistare il potere, con le proprie forze, screditando l’avversario, fino a
distruggerlo, a cominciare dal sistema rappresentativo, il suo
nemico principale. Dopo di che una volta in cima, non dividerlo con le altre forze politiche: Après nous, le déluge... Espressione che ben coglie una regolarità metapolitica, quella dell'autodistruzione per vizio di potere assoluto, di regola catastrofica, per i popoli che la subiscono, diciamo pure, dopo essere andati stupidamente a cercarsela...
Sicché,
al punto in cui siamo, i veri problemi non sono tanto (o comunque non solo) il tipo di legge elettorale e la mission politologica, trasparente o meno, di dover scorgere il bicchiere mezzo pieno del perbenismo pentastellato, bensì ritrovare
la capacità di opporsi al progetto egemonico, per alcuni addirittura
totalitario, del Movimento Cinque Stelle. Il che però imporrebbe una sorta di "a priori
repubblicano": l’unità delle forze riformiste e moderate nel
contrastare e isolare una forza dall'agenda politica chiaramente eversiva.
Purtroppo,
il senso autentico della caotica giornata di ieri è ben colto e rappresentato dalla triste
immagine di una Camera litigiosa,
senza alcuna vista (sul futuro),
completamente a pezzi. Altro che "a priori repubblicano"... Insomma, un nuovo punto a favore di Grillo.
Carlo Gambescia