giovedì 29 giugno 2017

Il Papa, l'udienza alla  Cisl e l’economia. 
 Ecco perché Francesco è così popolare


Nella vita normale non c’è niente di più stupido che parlare di cose che non si conoscono. Eppure è così, proprio perché si tratta  di vita normale:  normale perché infarcita di normali stupidità.  Basta fare un giretto sui Social per scoprirlo: l’uomo ama giudicare, perché giudicare significa gerarchizzare, quindi elevarsi sugli altri, e nella vita normale si giudica, sulla base di quel che si sa o si crede di sapere orecchiando qui e là.  Per farla breve, il micro-giudizio nasconde una micro-volontà di potenza. L’uomo è fatto così.  Altro che democrazia… L’uomo è psicologicamente antidemocratico. Ma questa è un’altra storia…
Ora che c’entra Papa Francesco con le “stupidità normali”?  Dispiace dirlo, ma nel suo discorso di ieri ai sindacati, ha battuto ogni record in materia di stupidità pseudo-economiche, provando definitivamente di non sapere nulla di economia.  E tuttavia di essere popolare proprio per questa ragione.  
Un esempio. Francesco parla di  "giusto prezzo", dal punto di vista morale, introducendo criteri extraeconomici, che però se applicati conducono inevitabilmente all’economia di comando, ossia all’impossibilità del calcolo economico, invece fondato sui prezzi.  E, finora,  dove si è tentato di far leva  sul  criterio morale (o politico-morale), come in Unione Sovietica,  il tentativo si  è risolto in catastrofe economica.
Però, ecco il punto,  tra le stupidità della vita normale, c’è quella di continuare a credere  che il prezzo non abbia fondamento economico, ma morale. Ovviamente quando  tocca agli altri, non a se stessi: l’uomo è moralista se deve comprare, spietato economista, invece quando deve vendere.  Per dirla con  un  vecchio adagio, l’uomo comune vuole botte piena, moglie ubriaca.  Il che però spiega l’importanza del meccanismo impersonale dei prezzi costituito dal  mercato: da tanti “cartellini dei prezzi”, che traducono le preferenze dei consumatori in termini monetari. Insomma,  grazie al mercato, regolato dalle leggi delle domanda e dell'offerta, comprare e vendere pari sono. Il prezzo sincronizza venditori e compratori, sulle loro valutazioni economiche soggettive espresse in moneta, espungendo qualsiasi considerazione di tipo morale. Non esiste un "giusto prezzo", calato dall'alto,  ma un "prezzo giusto", stabilito, dal basso per così dire, espresso dal mercato in valori monetari.  A rigore -  e la cosa può apparire tremenda dal punto vista del romanticismo politico-morale -  la povertà non è un problema economico, ma morale. Non riguarda il calcolo economico. Il mercato però, come mostra lo sviluppo economico degli ultimi, secoli, se non intralciato, pensiamo in particolare al meccanismo del calcolo economico,  per effetto di ricaduta, migliora il tenore di vita di tutti.  
Di conseguenza,  più si cerca  di  estendere  il  ragionamento moralistico all'ambito economico, non esistendo tra l'altro, concretamente,  un qualsiasi punto di trade- off,  tra morale ed economia, più si allontana la possibilità, di beneficiare - tutti - degli effetti di ricaduta del  meccanismo del calcolo economico.  Insomma,  è sempre la vecchia storia, si vuole il bene per legge, e si ottiene, nei fatti, il male. Chiamasi, dottamente, eterogenesi dei fini.
Di qui, il grande valore del "lasciar passare, lasciare fare". Che però sono in pochi a capire. Purtroppo, ripetiamo, nella gente comune continua a persistere la credenza che il calcolo economico sia cattivo (ovviamente quanto tocca da vicino...), e che dietro l’impersonalità del mercato  si nascondano invece  gli imbroglioni. In realtà,  i veri furfanti  sono coloro che al calcolo economico, opera di ogni singolo consumatore e produttore, pretendono di sostituire  una scala di prezzi  stabilita a priori, frutto di un diktat morale  su ciò che deve essere bene per ogni singolo consumatore e produttore. Una scemenza, tra l’altro a sfondo totalitario,  molto pericolosa.
Ora, il Papa, parlando di determinazione  morale dei prezzi, disquisisce  di cose che non conosce, come la maggior parte delle persone. Che di economia sanno poco o punto. Insomma, Francesco,  sia detto con tutto il rispetto,  professa ex cathedra,  normali stupidità, pseudo-economiche.  
Il che però spiega, ripetiamo,  perché il Papa sia così popolare…

Carlo Gambescia