Riletture
José Maria Gironella,
un Ernest Hemingway cattolico?
Abbiamo
trascorso la domenica immersi nella rilettura de I cipressi credono in dio (1953)
di José Maria Gironella (1917-2003), primo volume di una tetralogia dedicata alla Spagna prima,
durante e dopo la Guerra Civile. Sui profili ( e contrasti) culturali di quella tragedia, si
impara più dal suo equilibrato romanzo che dalla lettura di qualsiasi saggio storico (*).
Chi
era Gironella? Culturalmente parlando, un esistenzialista cattolico, sospeso
tra fede, realtà e apocalisse, dalla penna spessa, corposa, capace di scolpire un carattere, una situazione, uno stato d’animo
in poche ficcanti righe, trafiggendo il lettore (**). Un Ernest Hemingway, ma equidistante - se proprio si
vuole tirare in ballo l’egocentrico scrittore americano - che
crede in Dio, che ama
il prossimo più di se stesso, che scorge
il nulla ma non vi si perde. Gironella porta la croce non la carabina. E comunque
sia, quel nichilismo, scorto da alcuni critici, si arresta e si sublima davanti ai Portali del Paradiso.
Il
romanzo che abbiamo tra le mani uscì in
Italia nel 1959 per i tipi di Longanesi: due volumi nella
bella rilegatura della "Gaja Scienza",
racchiusi in cofanetto, le cui illustrazioni, però, rinviavano (come si può vedere) alla Spagna delle corride e dei turisti. Un libro sulla "guerra civile"... Stupidità? Mascheramento? Esotismi alla Hemingway per vendere? Timore
di critiche a sinistra? Difficile dire… Anche perché l’Editrice Longanesi, non nascondeva il suo spirito anticonformista…
Tuttavia, all’epoca, il suo fondatore, Leo, padre de “Il Borghese” era scomparso da due anni…
Los cipreses creen en Dios, bestseller
degli anni Cinquanta, e non solo in Spagna, in Italia non andò bene: ancora negli anni Settanta,
ingombrava interi scaffali delle librerie remainders.
Probabilmente, giocarono un ruolo determinante i timori della cultura cattolica e liberale ( e stampa
collegata) verso quella marxista,
abilissima nell’assegnare patenti di democrazia agli altri ma non a se stessa. Parliamo
di una cultura italiana troppo friendly (a voler essere buoni) verso la
sinistra… Ad esempio, qualche anno prima Vittorio De Sica, si era rifiutato di dirigere la versione cinematografica del Don
Camillo di Guareschi, scrittore di
destra inviso al Pci (da lui ricambiato, ovviamente). Si
pensi anche, solo per fare un altro esempio, alla tortuosa vicenda editoriale,
costellata di rifiuti, della trilogia Il
cavallo rosso di Eugenio Corti, bellissima saga italiana, che va dalla Campagna di Russia al Referendum
sul divorzio. L’
affondamento del romanzo di Gironella potrebbe
essere materia per una bellissima tesi di laurea in sociologia della
letteratura/scienze della comunicazione. Talvolta indagare la "sfortuna" di un libro, ovviamente senza remore ideologiche, può essere altrettanto istruttivo quanto lo studio della sua "fortuna".
Al di là del nostro "appello" finale, se in qualche mercatino dell’usato, amici lettori, vi capiterà di trovare il romanzo di Gironella,
compratelo subito. E, soprattutto, leggetelo. Anche perché, per quanto ne quanto sappiamo, è l’unica
sua opera tradotta in italiano.
Carlo Gambescia
La ringrazio Carlo,
RispondiEliminalo metto fra i libri da leggere, il Cavallo Rosso era già stata una grande e inaspettata scoperta.
Al sito Comprovendolibri si trova per un prezzo modicissimo un libro dello stesso autore che si chiama "Le croci non si muovono".
http://www.comprovendolibri.it/ordina.asp?id=24058332&db=
Un saluto
Samuele
Grazie a te per la preziosa integrazione. Sarebbe però interessante capire di quale libro si tratti. Perché i volumi due,tre, quattro del grande "ciclo", sono usciti dopo... Il titolo, così all'impronta, non mi dice niente. Forse una pubblicazione antologica? Fammi sapere... E ancora grazie!
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