Elezioni in Grecia
Il vero problema
non è la
vittoria di Tsipras...
Tsipras, vince ma non stravince.
Perciò sarà costretto a trovarsi un alleato. E quindi a moderare le pretese.
Forse. Ma il vero problema non è la vittoria del leader di Syriza... Ci spieghiamo subito.
Gli osservatori
- basta sfogliare i giornali di oggi - si concentrano sulla vittoria della sinistra: ad esempio, il Giornale titola
"occhio ai comunisti" mentre il Manifesto inneggia
alla "sinistra vera". In realtà, politicamente, non stiamo assistendo a un
conflitto tra destra e sinistra, bensì a uno scontro tra sinistra moderata ( o centrosinistra) e sinistra radicale, oppure se si
preferisce, includendo certa destra tassatrice ( si pensi alla varie destre
populiste e non), tra statalisti moderati e
statalisti sregolati. Il che, e veniamo al punto, spiega la
somiglianza in tutta Europa delle politiche economiche pro o contro l'Euro. Politiche che finiscono per divergere solo
sulla questione dell’austerità. Infatti,
concettualmente, le prese di posizione a livello europeo e nazionale non riguardano mai il taglio delle tasse bensì l’ austerità. Destra e sinistra, ambedue stataliste, pur con
sfumature diverse, si accapigliano
sui livelli di austerità sostenibili (in
relazione alla moneta unica, allo sviluppo, eccetera), non su quello, molto più importante, della
pressione tributaria insostenibile.
Si tratta di un pensiero unico -
questo sì - tipicamente europeo (continentale) che
attribuisce allo stato i poteri di un dio mortale e che accomuna le
classi dirigenti cattoliche e socialiste al potere da settant’anni. La burocrazia di Bruxelles (come quelle
nazionali) è il sottoprodotto di questa
visione. Come del resto lo è anche il dibattito sulla moneta unica o meno, dove
sulla testa dello stato - sempre
“lui” - si cerca di calcare alla bisogna il cappello culturale nazionalista o europeista.
Ora, Tsipras,
propone più stato. Il che inevitabilmente
significa più tasse. Gli avversari di Tsipras, altrettanto statalisti, parlano
di tagli ma non alle tasse. Di conseguenza, rispetto a realtà geopolitiche più
dinamiche, l’Europa, mostra tutti i segni
di una economia stagnante, ripiegata su se stessa e incapace di crescere
perché prigioniera di una visione
paternalistica che scorge nello stato il buon padre che redistribuisce e restituisce in servizi sociali quel che riceve in
imposte e tasse. Favole. Di qui, anche il mito del recupero dell’evasione fiscale; un mantra populista che, in realtà, serve solo a far fuggire i capitali all’estero e distruggere qualsiasi volontà di produrre e intraprendere
Insomma, altro che “rivoluzione
Tsipras”… O moneta unica o meno… I
due nodi da sciogliere sono quello fiscale (in
particolare) e quello del paternalismo statale (in generale): rivoluzioni
- queste sì, vere - che nessuna forza politica europea, neppure i
liberali (molto divisi al riguardo), si propongono di scatenare.
Carlo Gambescia
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