lunedì 26 gennaio 2015

Elezioni  in Grecia
Il vero  problema 
non è la vittoria di Tsipras...




Tsipras, vince ma non stravince. Perciò sarà costretto a trovarsi un alleato. E quindi a moderare le pretese. Forse.  Ma il  vero  problema  non è la vittoria del  leader di Syriza...  Ci spieghiamo subito.
Gli osservatori -  basta sfogliare i giornali  di oggi -  si concentrano   sulla vittoria della sinistra: ad esempio, il Giornale titola "occhio ai comunisti"  mentre il Manifesto  inneggia alla "sinistra vera".  In realtà, politicamente,  non stiamo assistendo   a   un conflitto  tra  destra e sinistra, bensì a  uno scontro  tra sinistra moderata ( o centrosinistra) e sinistra radicale, oppure se si preferisce, includendo certa destra tassatrice ( si pensi alla varie destre populiste e non),  tra statalisti moderati e statalisti sregolati.  Il che,  e veniamo al punto,  spiega la somiglianza in tutta Europa delle politiche economiche pro o contro l'Euro.  Politiche che  finiscono per  divergere solo sulla questione dell’austerità.  Infatti,  concettualmente, le prese di posizione  a livello europeo e nazionale  non riguardano mai  il taglio delle tasse  bensì  l’ austerità.  Destra e sinistra, ambedue stataliste, pur con sfumature diverse,  si accapigliano sui  livelli di austerità sostenibili (in relazione alla moneta unica, allo sviluppo, eccetera),  non su quello, molto più importante, della pressione tributaria  insostenibile.
Si  tratta di un pensiero  unico -  questo sì -   tipicamente europeo (continentale) che attribuisce  allo stato i poteri di un  dio mortale e  che accomuna le classi dirigenti cattoliche e socialiste al potere da settant’anni.  La burocrazia di Bruxelles (come quelle nazionali)  è il sottoprodotto di questa visione. Come del resto lo è  anche il dibattito  sulla moneta unica o meno,  dove sulla testa dello stato  - sempre “lui”  -  si cerca di calcare  alla bisogna  il cappello culturale nazionalista o europeista.      
Ora,  Tsipras,  propone più stato.  Il che inevitabilmente significa più tasse. Gli avversari di Tsipras, altrettanto statalisti, parlano di tagli ma non alle tasse. Di conseguenza, rispetto a realtà geopolitiche più dinamiche, l’Europa,  mostra  tutti i segni  di una economia stagnante, ripiegata su se stessa e incapace di crescere perché  prigioniera di una visione paternalistica che scorge nello stato il buon padre che redistribuisce e  restituisce in servizi sociali  quel che riceve in imposte e tasse. Favole. Di qui, anche il mito del recupero dell’evasione fiscale;  un mantra populista che, in realtà, serve solo a far fuggire i capitali all’estero e distruggere qualsiasi volontà di produrre e intraprendere    
Insomma, altro che “rivoluzione Tsipras”… O moneta unica o meno…  I due  nodi da sciogliere  sono quello fiscale (in particolare) e quello del paternalismo statale (in generale):  rivoluzioni  -  queste sì, vere -  che nessuna forza politica europea,  neppure i liberali (molto divisi al riguardo), si propongono di  scatenare.  

Carlo Gambescia
                              

Nessun commento:

Posta un commento