“Se il dottor Gasbarri, mio amico caro, dice
una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno”. Così il Santo
Padre
Etologia di Papa Francesco
"Ognuno ha non solo la
libertà o il diritto ma anche l’obbligo di dire quello che pensa se
ritiene che aiuti il bene comune, un deputato, un senatore, se non dice qual è
la buona strada non fa bene. Avere questa libertà, ma senza offendere,
perché è vero che non si può reagire violentemente ma se il dottor Gasbarri,
mio amico caro, dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un
pugno. Perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare, la fede degli
altri".
Cosa dire? Innanzitutto che non si tratta di un' Enciclica né di una dichiarazione formale urbi et orbi. Però il giudizio sembra rivelare una "predisposizione culturale" quantomeno alla indocilità... Perché - nessuno si offenda - dal
pugno al proiettile non c’è differenza di specie ma solo di grado.
In realtà, la questione è un’altra e ben più profonda: per quale ragione, semplificando, tale "predisposizione al pugno", nonostante i processi di secolarizzazione, non è ancora scomparsa? Particolare resistenza della religione? E in particolare del monoteismo? Il vero punto della questione non concerne la forma religiosa di fondo (monoteismo o politeismo), ma il contenuto, ossia le motivazioni collettive: tanto più alto è il grado di identificazione in un credo quanto più elevato è il livello di autocentrismo e di chiusura ad ogni forma di giudizio esocentrico. Tradotto: più credo in una certa cosa, meno sono disposto a sopportare le critiche. Perciò, da questo punto di vista, le parole del Papa rappresentano la punta di un iceberg.
In realtà, la questione è un’altra e ben più profonda: per quale ragione, semplificando, tale "predisposizione al pugno", nonostante i processi di secolarizzazione, non è ancora scomparsa? Particolare resistenza della religione? E in particolare del monoteismo? Il vero punto della questione non concerne la forma religiosa di fondo (monoteismo o politeismo), ma il contenuto, ossia le motivazioni collettive: tanto più alto è il grado di identificazione in un credo quanto più elevato è il livello di autocentrismo e di chiusura ad ogni forma di giudizio esocentrico. Tradotto: più credo in una certa cosa, meno sono disposto a sopportare le critiche. Perciò, da questo punto di vista, le parole del Papa rappresentano la punta di un iceberg.
Ciò significa che la soluzione non può essere rappresentata
dalla soppressione della religione, dalla sostituzione del monoteismo con il
politeismo, dalla diffusione capillare del relativismo e del laicismo. Siamo
davanti a qualcosa di profondo, di "pre-culturale", che riguarda i fondamenti etologici della
convivenza umana: l’uomo, per dirla con
Hobbes, è un essere pericoloso, soprattutto
quando vede minacciato il proprio
territorio. E la minaccia (come del resto l’offesa) è sempre qualcosa di soggettivo, soprattutto nel mondo
umano, dove il fattore simbolico è predominante. Ciò implica che la cultura (la pre-disposizione, eccetera), può senz'altro agire come elemento di rinforzo sotto il profilo della motivazione, ma attenzione: sempre dopo, mai prima.
Pertanto,
quando il Papa asserisce chi tocca la mia mamma,
eccetera, difende il suo territorio… Insomma, quel che dichiara Francesco, se ci si passa l’espressione,
non fa una piega: ovviamente non dal punto di vista religioso ma da quello
etologico, dei fondamenti del comportamento umano. E lo stesso vale per i suoi avversari. E perfino per i seguaci del relativismo, i quali - altra riprova
di quanto abbiamo fin qui detto - non riescono a spiegarsi perché la tanto celebrata società multiculturale non sia poi così pacifica come si vuole credere…
Come
uscirne? Difficile fornire soluzioni definitive. Andrebbe cambiata la natura degli uomini…
Pertanto - parliamo del cose umane in generale - si può solo limitare e addolcire (culturalmente) fin dove possibile, e spegnere (con la forza) quando necessario. Perché,
purtroppo, la violenza è sempre in agguato.
Carlo Gambescia
.
Nessun commento:
Posta un commento