sabato 3 gennaio 2015

Un  editoriale  di Luca  Ricolfi sul “Sole24 ore” di oggi
Qualcuno deve perdere...



Buongiorno a tutti!  Oggi  rilanciamo e discutiamo  l’ interessante editoriale  di Luca Ricolfi  apparso  sulle pagine del   "Sole24ore" (*).  Infatti,   la  sua  ipotesi  su una specie  di partito degli esclusi,  merita una riflessione più ampia. Prima però ascoltiamolo: 

«Una sorta di Terzo Stato in versione moderna. Essa è formata innanzitutto di donne e di giovani, ma più in generale è costituita da quanti aspirano a un lavoro regolare (non importa se a tempo determinato o indeterminato), e invece si trovano in una di queste tre condizioni: occupato in nero, disoccupato, inattivo ma disponibile al lavoro. Si tratta di ben 10 milioni di persone, più o meno quanti sono i membri della società delle garanzie  così come i membri della società del rischio».

Secondo Ricolfi,  la società delle garanzie, composta,   «di dipendenti pubblici e occupati a tempo indeterminato delle imprese maggiori, protetti dall'articolo 18 ma anche dalle dimensioni aziendali (secondo il principio “too big to fail»  voterebbe a sinistra, mentre la  «seconda società, ovvero il mondo del rischio, fatto di piccole imprese, lavoratori autonomi, operai e impiegati, tutti esposti alle turbolenze del mercato e sostanzialmente privi di reti di protezione»  voterebbe a destra. La terza, sarebbe invece in attesa di  rappresentanza...

Alcune riflessioni:
a)      Si tratta  - in quest’ultimo caso  -  di un elettore non motivato ideologicamente a sinistra, quindi interessante anche per la destra. E, comunque sia,  se di potenziale  forza politica si tratta, la "società degli esclusi" non ha assolutamente la  consapevolezza socio-economica del "Terzo Stato" pre-Rivoluzione francese. Il parallelo proposto da  Ricolfi  non ha alcuna consistenza storica. 
b)    Non è certo che l' "escluso" sia un elettore potenzialmente politicizzabile: sono  persone,  non sempre a bassa qualificazione,   che desiderano solo inserirsi nel “sistema”,  non cambiarlo radicalmente. Tutto qui.
c)      Come favorirne l’inserimento sociale?  Qui la sinistra - è la tesi di Ricolfi -,  da sempre partito del lavoro e degli esclusi,   in teoria  avrebbe gioco  più facile della destra. Però - ecco il punto -  in pratica, una  sinistra, che  pur di  restare ancorata ai suoi valori,  si rivolgesse   solo ( o in larga parte)  agli esclusi  perderebbe inevitabilmente  consensi  nel “ mondo del rischio”,  tramortito dalla crescita della pressione fiscale e/ o  nella  “società delle garanzie”  ferita da ulteriori  tagli  di bilancio e “sforbiciate” alle regole.
d)    Sono “perdite”,  che Ricolfi sembra sottovalutare. Possibile che uno studioso così preparato non  riesca a comprendere che comunque la si metta, si è  davanti a  un gioco politologico  a somma zero? Dove c’è un vincitore, c’è anche un perdente. Non è possibile mettere d'accordo tutti.   E tanto più le misure sono radicali quanto   più  alto è il prezzo da pagare per gli sconfitti.  Per ora, con Renzi,  stanno pagando gli esclusi.  Anche perché, come il  Presidente del Consiglio sa  fin troppo bene, una  “virata”  a sinistra  rischia di compromettere il governo  e,  una volta  alle urne,   di perdere il voto dei moderati di centrosinistra. Cosa temutissima, dall'ex Sindaco di Firenze.  Ma, come pare,   non da Ricolfi,  che nella sua analisi sembra privilegiare l'etica  rispetto alla politica reale.  Ciò non significa che, in termini politici,  l' "escluso" - o  il gruppo sociale  di volta in volta perdente -   debba essere ignorato.  Ma può esserlo fino a quando non rappresenti un pericolo per la stabilità.  Il che dipende, anche ( se non soprattutto) dalla forza e dalla solidità (sotto il profilo del consenso, che però non può mai essere "totalitario")  della coalizione  politica e sociale vincente.
e)   Qui  però potrebbe inserirsi la destra.  Come?  Lavorando intorno a una proposta di governo  fondata su due punti fondamentali,  snellire  il pubblico,  tagliare le tasse (non solo alle imprese): due misure, secondo alcuni economisti,  in grado di   favorire la ripartenza dell’economia  e di  riassorbire  gradualmente gli esclusi.  A rimetterci in questo caso   sarebbero i  garantiti (nel pubblico).
f)       Ora, il punto è  questo:  la destra ha coraggio sufficiente per  attaccare statali  e sindacati ? 

Carlo Gambescia



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