Un editoriale di Luca Ricolfi sul “Sole24 ore” di oggi”
Qualcuno deve perdere...
Buongiorno a tutti! Oggi rilanciamo
e discutiamo l’ interessante editoriale di
Luca Ricolfi apparso sulle pagine del "Sole24ore" (*). Infatti, la sua ipotesi su una specie di partito degli esclusi, merita una riflessione più ampia. Prima però ascoltiamolo:
«Una sorta di Terzo Stato in versione moderna. Essa è
formata innanzitutto di donne e di giovani, ma più in generale è costituita da
quanti aspirano a un lavoro regolare (non importa se a tempo determinato o
indeterminato), e invece si trovano in una di queste tre condizioni: occupato
in nero, disoccupato, inattivo ma disponibile al lavoro. Si tratta di ben 10
milioni di persone, più o meno quanti sono i membri della società delle
garanzie così come i membri della
società del rischio».
Secondo Ricolfi, la
società delle garanzie, composta, «di dipendenti pubblici e occupati a tempo
indeterminato delle imprese maggiori, protetti dall'articolo 18 ma anche dalle
dimensioni aziendali (secondo il principio “too big to fail» voterebbe a sinistra, mentre la «seconda società, ovvero il mondo del
rischio, fatto di piccole imprese, lavoratori autonomi, operai e impiegati,
tutti esposti alle turbolenze del mercato e sostanzialmente privi di reti di
protezione» voterebbe a destra. La
terza, sarebbe invece in attesa di
rappresentanza...
Alcune riflessioni:
a) Si
tratta - in quest’ultimo caso - di un elettore non motivato ideologicamente a sinistra, quindi
interessante anche per la destra. E, comunque sia, se di potenziale forza politica si tratta, la "società degli esclusi" non ha assolutamente la consapevolezza socio-economica del "Terzo Stato" pre-Rivoluzione francese. Il parallelo proposto da Ricolfi non ha alcuna consistenza storica.
b) Non
è certo che l' "escluso" sia un elettore potenzialmente politicizzabile: sono persone,
non sempre a bassa qualificazione,
che desiderano solo inserirsi nel “sistema”, non cambiarlo radicalmente. Tutto qui.
c) Come
favorirne l’inserimento sociale? Qui la sinistra - è la tesi di Ricolfi -, da sempre partito del lavoro e degli esclusi, in
teoria avrebbe gioco più facile
della destra. Però - ecco il punto - in pratica, una sinistra, che pur di restare ancorata ai suoi valori, si rivolgesse solo ( o in larga parte) agli esclusi perderebbe inevitabilmente consensi nel “ mondo del rischio”, tramortito dalla crescita della pressione fiscale
e/ o nella “società delle garanzie” ferita da ulteriori tagli di bilancio e “sforbiciate” alle regole.
d) Sono
“perdite”, che Ricolfi sembra
sottovalutare. Possibile che uno studioso così preparato non riesca a comprendere che comunque la si metta, si è davanti a un gioco politologico a somma zero? Dove c’è un vincitore, c’è anche un perdente. Non è possibile mettere d'accordo tutti. E tanto più le misure sono radicali quanto più alto è il prezzo da pagare per gli
sconfitti. Per ora, con Renzi, stanno pagando gli esclusi. Anche perché, come il Presidente del Consiglio sa fin troppo bene, una “virata” a sinistra rischia di compromettere il governo e, una volta alle urne, di perdere il voto dei moderati di centrosinistra. Cosa temutissima, dall'ex Sindaco di Firenze. Ma, come pare, non da Ricolfi, che nella sua analisi sembra privilegiare l'etica rispetto alla politica reale. Ciò non significa che, in termini politici, l' "escluso" - o il gruppo sociale di volta in volta perdente - debba essere ignorato. Ma può esserlo fino a quando non rappresenti un pericolo per la stabilità. Il che dipende, anche ( se non soprattutto) dalla forza e dalla solidità (sotto il profilo del consenso, che però non può mai essere "totalitario") della coalizione politica e sociale vincente.
e) Qui
però potrebbe inserirsi la destra. Come? Lavorando
intorno a una proposta di governo
fondata su due punti fondamentali, snellire
il pubblico, tagliare le tasse (non solo alle imprese):
due misure, secondo alcuni economisti, in grado di favorire la ripartenza dell’economia e di riassorbire
gradualmente gli esclusi. A
rimetterci in questo caso sarebbero i garantiti (nel pubblico).
f) Ora, il punto è
questo: la destra ha coraggio
sufficiente per attaccare statali e sindacati ?
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento