Occidente e Islam
Due decadenze
che "si abbracciano"?
Angelo Panebianco, a proposito
del rapporto tra Islam e Occidente, parla di “contaminati”
(dalle nostre libertà) e "incontaminati”. E usa questa terminologia per spiegare il conflitto interno alla comunità islamiche europee. Conflitto a dire il vero, per ora, solo annunciato e neppure compreso bene nella sua vera portata,
altro punto capitale, dagli stessi
europei. Osserva Panebianco:
Un segno di questa incomprensione è
il fatto che tanti europei mostrano di condividere una falsità, ossia che chi
uccide in nome di Dio non sia un «vero credente». Dimenticando che gli uomini
si sono sempre ammazzati fra loro in omaggio a un Dio o a un pugno di Dei. È
vero che gli europei non sono più disposti a farlo. Ma ciò dipende anche dal
fatto che sono tanti gli europei che non credono più in Dio: l’Europa è infatti
il più secolarizzato continente del mondo. Chi non crede in Dio fatica a capire
gli assassini in nome di Dio, gli sembrano marziani, alieni. Sulla durata ed
esiti di un conflitto che tutti temiamo lungo e sanguinoso (quante cellule
pronte a colpire esistono già in Europa?) inciderà l’andamento delle guerre in
atto fra l’estremismo islamico e i suoi nemici - musulmani e occidentali - in
tanti scacchieri del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia: eventuali dure
sconfitte militari dell’estremismo islamico nei diversi scacchieri potrebbero
gradualmente indebolire la sfida jihadista qui in Europa mentre, per contro, i
successi militari potrebbero ulteriormente aggravarla. Ma durata ed esiti del
conflitto saranno anche influenzati da quanto accadrà dentro le comunità
musulmane europee. Si tratta di capire se il finto unanimismo di cui quelle
comunità si servono oggi come un paravento verrà messo da parte ed emergeranno
le divisioni: fra quelli che potremmo definire i «contaminati» (da noi, dalle
nostre libertà) da una parte e gli «incontaminati» (i puri), dall’altra. La
condanna generica dei jihadisti di Parigi, il mantra secondo cui essi avrebbero
danneggiato prima di tutto l’islam, le posizioni, insomma, su cui si sono ora
attestati i rappresentanti delle comunità islamiche europee, nascondono anziché
chiarire, tentano di occultare contiguità e continuità culturali. Così facendo,
alimentano ancora una volta l’ambiguità e costringono persone accumunate dalla
fede musulmana ma con atteggiamenti, presumibilmente, fra loro diversi, sotto
una stessa etichetta.
Arnold Toynbee, per descrivere lo
stesso fenomeno, usò i termini di “erodiani”
(modernisti e "contaminati") e “zeloti” (tradizionalisti e "incontaminati"),
rifacendosi alla vicenda dell’antico Medio Oriente, in particolare quello di
religione ebraica, venuto a contatto (si
fa per dire) con l’Occidente Romano. Come andò a finire lo sappiamo tutti.
Semplificando al massimo: la forza
militare, il politeismo, il fascino dell’idea
imperiale romana vennero travolti da una rivoluzione religiosa a sfondo monoteistico, simbolicamente partita
da Gerusalemme. Che però, mettendo insieme le ragioni degli zeloti e degli
erodiani - come osservano gli storici - seppe accogliere pragmaticamente le preziose eredità di
Atene e Roma, creando qualcosa di
completamente nuovo.
Cosa vogliamo dire? Che, ad esempio, la contaminazione potrebbe funzionare nei due sensi… Non tanto nei termini di un’ Europa islamizzata o di un Islam europeizzato, quanto di qualcosa di completamento nuovo, per ora, difficile da prefigurare. Anche se va osservato, che sul piano culturale, l’Islam a differenza del cristianesimo primitivo è una religione già istituzionalizzata, quindi, dal punto di vista organizzativo prevedibile e ripetitiva… Così come l’Occidente moderno, con l’Europa in prima linea, sembra prigioniero di uno stanco, a altrettanto ripetitivo, politeismo post-cristiano a carattere sentimentale… Sullo sfondo, ovviamente, si stagliano le gigantesche strutture dell’economia e della geopolitica che rinviano alla rispettiva forza militare - sempre decisive in ultima istanza - dei contendenti, cui fa cenno anche Panebianco.
Cosa vogliamo dire? Che, ad esempio, la contaminazione potrebbe funzionare nei due sensi… Non tanto nei termini di un’ Europa islamizzata o di un Islam europeizzato, quanto di qualcosa di completamento nuovo, per ora, difficile da prefigurare. Anche se va osservato, che sul piano culturale, l’Islam a differenza del cristianesimo primitivo è una religione già istituzionalizzata, quindi, dal punto di vista organizzativo prevedibile e ripetitiva… Così come l’Occidente moderno, con l’Europa in prima linea, sembra prigioniero di uno stanco, a altrettanto ripetitivo, politeismo post-cristiano a carattere sentimentale… Sullo sfondo, ovviamente, si stagliano le gigantesche strutture dell’economia e della geopolitica che rinviano alla rispettiva forza militare - sempre decisive in ultima istanza - dei contendenti, cui fa cenno anche Panebianco.
Però, ecco, sul piano culturale
(della sociologia della cultura), sarebbe interessante, approfondire la
questione. Siamo davanti a due decadenze
che “si abbracciano”, per dirla con un
grande filosofo italiano? O può venire fuori qualcosa di completamente
nuovo, come duemila anni fa? Oppure no? O ancora: una delle due culture fagociterà l’altra?
Carlo Gambescia
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